16 - Deepest Desire

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I corridoi del castello erano deserti a quell'ora della notte, uno spiffero di aria fredda riusciva ad entrare dalle crepe del muro ed Harry si dovette stringere ancora più di nel suo mantello per non sentire il gelo pungente.
Voltò a destra, il passo svelto e regolare, il cuore che gli batteva frenetico nel petto. Sapeva che stava per fare una cavolata, sapeva che si sarebbe messo nei guai e che probabilmente si sarebbe fatto espellere, ma non gli importava. La voglia di vederlo era troppa, la voglia di osservare ancora una volta l'azzurro dei suoi occhi lo spingeva a fare cosa azzardate e folli.
Tutto quello era folle.

Il fatto che gli avesse chiesto di andare fuori dall'entrata secondaria del castello, il fatto che volesse vederlo a mezzanotte passata.
Ora che ci pensava bene soltanto averglielo chiesto per lui era stato assurdo, perché non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Sentì uno scricchiolio poco lontano da lui e velocemente si infilò in una rientranza del muro, schiacciandosi il più possibile.
Sentiva la spada del cavaliere di pietra conficcata a metà schiena per quanto era stretto quel buco, ma si costrinse lo stesso a non muoversi.

Il muro davanti a lui oscillò per qualche secondo, lo vide sfuocato, ma non ci fece più di tanto caso. L'unica cosa che gli interessava era arrivare al punto di ritrovo il prima possibile, era impaziente.
Aguzzò l'orecchio per sentire se riusciva captare altri rumori, ma nel Castello tutto taceva, così lentamente uscì di nuovo allo scoperto e con passi veloci ma silenziosi si avviò di nuovo in direzione delle grandi scale.

Quando arrivò infondo, vicino all'entrata secondaria, se possibile il vento si fece ancora più forte e più freddo. Il ricciolo uscì alla luce della luna, che pallidamente illuminava il grande giardino davanti a lui.
Il lago nero si confondeva con la notte, non riusciva a vederne la fine e gli alberi si piegavano alle folate di novembre.
Si appoggiò al muro, esausto per quella piccola corsa, il cuore ancora non si azzardava a rallentare, ma adesso non era più per la paura di essere scoperto ma per l'ansia di vederlo.
Cosa gli avrebbe detto? Di cosa avrebbero parlato? Lì, lontani da tutto e da tutti, da soli, soltanto loro due.

Sentì dei passi rimbombare dal fondo al corridoio e per riflesso si spostò verso una zona d'ombra, nascondendosi appena.
Inspirò una generosa boccata d'aria, prima di prendere il coraggio per guardare chi stava arrivando.
Quando si sporse oltre il muro, la sua vista si rabbuiò per un momento e le pietre fredde iniziarono a tremare lentamente.
Tutto si fece sfuocato.
Harry vide una figura avvicinarsi, sentiva dentro di se che era lui, lo percepiva in ogni fibra del suo corpo.
Aveva voglia di vedere quegli occhi, di sentire il calore del suo corpo e di stringerlo a se ancora una volta.
Ma ciò non successe.

Si svegliò quella mattina con i brividi su tutto il corpo e una strana sensazione nel petto.
Si tirò il piumone rosso fin sopra i capelli, mugolando qualcosa di incomprensibile.
Sentiva un vento gelido scompigliargli i ricci e delle risate, seguite da esclamazioni colorite provenire da dietro le tende.
Sbuffò spazientito, tirando fuori il naso che subito gli divenne ghiaccio. "Si può sapere che avete da blaterare di prima mattina?" Gridò in direzione dei suoi compagni di stanza, la voce ancora roca, impastata dal sonno.

Sentì dopo pochi attimi la tenda del suo letto venire spostata e una nuova ventata gelida infilarsi sotto al piumone.
"Buongiorno pasticcino! -Lo salutò Liam, buttandosi poco delicatamente sopra di lui.- A parte che è l'ora di pranzo, e poi sta nevicando!" Urlò, perforando il timpano del ricciolo che ringhiò dalla frustrazione.
"E questo è un buon motivo per farmi congelare?" Mugugnò, la bocca schiacciata contro la spalla dell'altro.
"Alzati, con questa nevicata ci vorrà una vita per arrivare ad Hogsmeade."

Two points of view || Larry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora