42- ANNA

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Mi svegliai presto, feci una doccia e mi vestii, quindi lasciai la stanza.

David era già alzato ed era seduto a tavola per la colazione.

Quando entrai, si alzò, mi si avvicinò e mi abbracciò. Le sue labbra mi sfiorarono la fronte. «Vieni, sediamoci. Facciamo colazione, poi ho una proposta da farti.»

«Che proposta?» chiesi, mentre versavo del latte freddo in una tazza.

«Presto lo saprai.»

Aggiunsi dei cereali al latte e cominciai a mangiare. «Mi hai incuriosita» affermai.

«Mi fa piacere.»

Mentre mangiavo, David mi osservava con un sorrisetto compiaciuto. Sapevo che non stava più nella pelle dalla voglia di mettermi al corrente di ciò che aveva in mente, infatti, quando portai alla bocca l'ultima cucchiaiata di cereali, mi disse: «Bene, ecco la proposta: ti andrebbe di venire con me in un posto?»

La mia curiosità crebbe. «Dove?»

«In un luogo incantevole che nemmeno immagini. Domani mattina partiamo, ti va bene?»

Non avevo neppure accettato, ma il suo entusiasmo era contagioso e, sinceramente, con lui sarei andata ovunque.

«Ma domani non è il mio giorno libero, devo occuparmi dei bambini» dissi.

«Parlerò con Dorothy, ti concederà un giorno libero in più» mi assicurò. In quello stesso momento, Dorothy entrò nella sala e David si rivolse subito a lei: «Cercavo proprio te. Ascolta, voglio portare Anna in un posto speciale, ti dispiace se domani non si occuperà di Paul e Tommy?»

Avvampai. Chissà cosa avrebbe pensato Dorothy a quelle parole.

Lei sorrise. «Ma no, certo che no. Andate pure. Penserà Kate ai bambini.»

«Perfetto» disse David con gli occhi che gli brillavano. Non avevo mai visto una persona più felice.

«Grazie, Dorothy» aggiunsi io.

Lei mi rivolse un ampio sorriso, come se fosse contenta nel vedere l'entusiasmo di David, poi sedette a tavola e cominciò a sorseggiare il suo tè.

Lui mi prese per mano e lasciammo la sala. «Sarà fantastico, te lo prometto.»

«Sei incredibile» mormorai con un sorriso.

«No, sono innamorato di te.»

Innamorato. Una parola dall'importanza immensa ma che spesso si tende a sminuire, un termine che troppe volte viene dato per scontato. David, però, l'aveva pronunciato con una spontaneità e una sincerità tali che non lasciavano spazio a dubbi. Mi faceva capire che non c'erano soltanto uomini superficiali e vigliacchi come Antonio, ma anche uomini capaci di sentimenti veri, capaci di amare seriamente.

Anch'io ero innamorata di lui. Con David, i miei problemi sembravano soltanto incubi che se ne sarebbero andati con le prime luci di un'alba foriera di cose belle.

Probabilmente il ricordo delle mie esperienze passate avrebbe continuato ad accompagnarmi, tuttavia non potevo rinunciare al presente.

Quasi senza accorgermene mi ero incupita e David lo notò. Mi guardò in modo strano e la sua espressione euforica si attenuò all'istante, lasciando il posto a un cipiglio preoccupato. «Che succede? Non vuoi venire?»

Sbattei le palpebre per scacciare i ricordi dolorosi. «Certo che voglio venire» lo rassicurai.

Il suo viso si distese di nuovo. «Però non mi sembri molto entusiasta.»

«No, non è così.» Mi sforzai di ricacciare indietro l'amarezza e sorrisi. «Sono felice.» Lo abbracciai.

                                 ***

The Mind Owner - 1 La tua mente è miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora