50- ANNA

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Mentre i bambini facevano colazione, mi chiesi dove fosse andato David. 

Istintivamente mi affacciai alla finestra e lo vidi con Claire. Si stavano scambiando un sorriso e le loro mani erano unite. Ciò mi procurò una fitta di gelosia. Sapevo che quella ragazza era disposta a tutto pur di tenersi David e mi chiesi se sarebbe riuscita a dividerci.

Poco dopo lui rientrò. Venne alle mie spalle, mi abbracciò cingendomi la vita e posò il mento sulla mia spalla.

«Claire non si arrenderà mai, vero?»

David capì che li avevo visti dalla finestra. «Ho messo in chiaro il nostro rapporto sottolineando che, se vuole, possiamo essere amici. L'ho pregata di chiederti scusa.»

«Pensi davvero che si abbassi a tanto?»

«Lo penso.» Le sue labbra mi lasciarono un bacio sul collo. «Le ho anche chiesto di provare a mettere da parte il rancore e diventare tua amica.»

«Lo farà?» chiesi dubbiosa.

«Spero di sì.» Mi diede un altro bacio nello stesso punto di poco prima.

Non ero affatto convinta che Claire si sarebbe accontentata della sola amicizia di David. La conoscevo da poco, ma quel breve tempo era stato sufficiente a convincermi che Claire non era una persona che avrebbe rinunciato facilmente a qualcosa che le interessava. E ancor meno ritenevo possibile che fosse capace di diventare amica di una come me. Non mi reputava certo degna della sua attenzione né abbastanza importante da perdere con me il suo prezioso tempo. Comunque, non mi andava di demolire le speranze di David e non volevo neppure lasciarmi rovinare la giornata dal pensiero di quella ragazza.

Mi voltai, ritrovandomi di fronte a lui, le sue mani ancora sui miei fianchi, i suoi occhi nei miei.

«Vai al lavoro?» domandai, nonostante lo sapessi già. Aveva indossato pantaloni e camicia, il suo abbigliamento da ufficio che non gli andava a genio.

Avrei voluto che restasse a casa. Nonostante adesso fosse tranquillo, sapevo che l'incubo lo aveva sconvolto e sapevo anche che sarebbe stato sicuramente meglio con me. Temevo che nel ritrovarsi da solo, in un luogo che non gli piaceva, avesse finito per lasciarsi di nuovo turbare dal ricordo di ciò che aveva sognato e non volevo.

Come al solito sembrò intuire i miei pensieri. «Se vuoi che resti a casa devi solo dirlo.»

Fui tentata di confidargli il mio desiderio, ma non volevo certo essere quella che gli impediva di andare al lavoro pur di averlo vicino, perciò dissi: «Mi piacerebbe, non lo nego, ma è giusto che tu vada. Avremo altro tempo per stare insieme.»

«D'accordo.»

Prima di uscire, David mi baciò. «Ci vediamo questa sera.»

Salii in camera e, dopo aver mandato un messaggio a Teresa per darci appuntamento nel pomeriggio, passai il resto della mattinata al computer appuntandomi varie idee per la storia che stavo scrivendo.

                                 ***

Il mio cellulare vibrò, avvisandomi di un nuovo messaggio.

«Scommetto che è il tuo David.» Al mio fianco, Teresa fece gli occhi dolci e sbatté forte le palpebre.

Le lanciai un'occhiata in tralice, poi controllai il messaggio. Era proprio David. Mi avvisava di passare dal suo ufficio per tornare a casa insieme. Il mio cuore fece un salto al pensiero di tornare alla villa con lui.

«Allora?» fece Teresa.

«Sì, è David. Questa sera rientriamo insieme.»

«La storia si sta facendo seria» commentò con un gridolino eccitato.

The Mind Owner - 1 La tua mente è miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora