56- ANNA

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Il giorno della festa, salii in auto con Douglas e raggiungemmo la villa dei Foster.

Appena arrivata, rimasi a bocca aperta, mentre osservavo tutta quella gente elegante che ostentava il proprio status sociale.

La villa assomigliava un po' a quella degli Anderson, sebbene più piccola.

Mentre mi guardavo intorno, mi domandavo se avessi fatto bene ad accettare di prendere parte alla festa. Avevo indossato il vestito acquistato con Teresa e dovevo ammettere che mi stava bene e mi piaceva molto, tuttavia continuavo a sentirmi fuori luogo. Adesso che ero lì, sull'entrata di un enorme salone stracolmo di gente rumorosa, mi convinsi che non era stata una buona decisione. Non ero certo abituata a feste del genere e tutta quella gente che non conoscevo mi metteva a disagio. Da un lato, però, ero felice di essere stata invitata. Mi sarebbe piaciuto farmi qualche amicizia. Teresa era una persona eccezionale, certo, ma avrei voluto conoscere anche qualcuno dell'entourage di David per non sentirmi completamente tagliata fuori dalla cerchia di persone che frequentava.

Ancora non riuscivo a credere che Claire avesse deciso di mettere da parte la propria antipatia nei miei confronti. Se volevo fare qualche conoscenza, avrei fatto bene ad approfittare e mostrare un po' più di sicurezza.

Il salone era luminoso ed elegante. Lungo un'intera parete era stato allestito un buffet che offriva di tutto, mentre sul lato opposto si trovavano poltroncine e divanetti in colori chiari.

Avanzai incerta tra quegli sconosciuti, con l'impressione che gli occhi di tutti si stessero posando su di me a ogni mio passo. Di sicuro, in molti si stavano chiedendo chi fossi, dal momento che non mi avevano mai vista prima. Molti altri, invece, erano troppo occupati a conversare per notare una ragazza anonima che si aggirava da sola per il salone.

Non sarebbe stato facile instaurare una conversazione con qualcuno. Mi sentivo troppo diversa e a disagio per trovare il coraggio di farmi avanti e i presenti sembravano tutti piuttosto distaccati per abbassarsi a conversare con una come me.

Cominciai a sentirmi esposta. Il mio vestito, colpito dalle luci, brillava, forse troppo, gli strass sembravano davvero tante minuscole stelle che richiamavano su di me le occhiate dei presenti. Forse avrei fatto meglio a optare per qualcosa di diverso, di meno vistoso.

Sperai che David arrivasse presto. Mi aveva chiamata poco prima, dicendomi che avrebbe dovuto trattenersi al lavoro e che sarebbe arrivato più tardi. Così, avevo pensato di andare alla festa e aspettarlo lì ma, in quel momento, mi pentii di averlo fatto. Sarebbe stato meglio se lo avessi aspettato alla villa per poter andare insieme. Non mi sarei sentita così esposta e sola se ci fosse stato lui al mio fianco.

Mentre me ne stavo lì, spaesata e intimorita, captai una conversazione in corso tra due uomini che mi colpì.

«Quel mezzo squilibrato non è ancora arrivato?» stava chiedendo un tipo all'incirca dell'età di Douglas. Aveva una folta barba, capelli chiari e portava gli occhiali.

«Pare di no. Si sarà dimenticato della festa. È risaputo che non ci sta con la testa. Forse sarà da qualche parte ad amoreggiare con la baby-sitter dei nipoti» rispose un altro più giovane.

«Certo che è proprio la vergogna degli Anderson. Chissà come si sentirà Douglas...» aggiunse il primo.

Quella conversazione mi fece capire che il tipo dell'età di Douglas doveva essere William Foster, il padre di Claire, e che entrambi stavano parlando di David. Perché avevano pronunciato quelle orribili parole su di lui? Sapevo che William era amico di Douglas, allora perché parlare con tanto astio?

Ciò che avevano appena asserito non poteva essere vero. Anche se a volte David si estraniava facendosi pensieroso o reiterava alcuni gesti, non potevo credere alle parole di quei due.

The Mind Owner - 1 La tua mente è miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora