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«Signorina, suo padre le vuole parlare, nel suo ufficio» mi disse il nostro maggiordomo aprendo delicatamente la porta.

«Vabene Adam, puoi andare» gli risposi solamente posando il telefono sul letto e scendendo le scalinate della mia villa neoclassica nei parioli.

Scesi lentamente le scale, pensando a cosa mio padre volesse dirmi di tanto urgente. Quando si trattava di convocarmi nel suo ufficio, sicuramente ci sarebbe stata tutta la famiglia.
E una riunione di famiglia, significava solamente che papà era stato chiamato a girare qualche film in giro per il mondo, quindi sarebbe partito per chissà quanto tempo.
Il mio incubo era passare tutto quel tempo con mia madre, una vera arpia, per convincerla a frequentare l'accademia di recitazione ci volle un miracolo. Litigó con mio padre così bruscamente che non si parlarono per quasi una settimana.

Scesa la scalinata mi avviai verso l'ufficio di mio padre.

Aprii la porta lentamente e l'immagine che mi si paró davanti fu come avevo immaginato tutta la famiglia.

« Alessia finalmente sei arrivata! Ti vado a prendere acqua e zucchero cazzo! Potresti svenire!» sentii mio fratello, stranamente parlava con tono serio, ma oggi era un giorno di quelli.

«Aiden le parole» lo rimproverò mio padre sbattendo leggermente la mano sulla sua scrivania in legno d'ebano.

«Le parole un cazzo! Papà mi hai rovinato la vita!» gli urlò contro alzandosi dalla sedia con uno scatto secco.

«Vattene in camera tua insolente che non sei altro!» gli urló mia madre autoritaria.

«Non decidi un cazzo tu! Io resto con mia sorella mentre gli viene detta questa merda di cosa e poi deciderò se andarmene o meno!»

I loro battibecchi in casa erano ordinari, mia madre che gli diceva cosa fare e mio fratello che le rispondeva male, perché lei non decideva niente e i discorsi degeneravano sempre lasciando me e il mio adorato papà da soli, a parlare di recitazione e film.

«Cara, Aiden smettetela, piccola siediti vicino a tuo fratello» mi disse mio padre dolcemente guardandomi con tristezza.

«Che sta succedendo papi?» gli chiesi accomodandomi sulla sedia e sentendo subito dopo la presa salda di mio fratello alla mia mano destra.

«Come te lo dico...» disse volgendo lo sguardo verso l'alto come se sperasse che da un momento all'altro arrivasse un miracolo divino.

«Diglielo diretto che io devo andare» disse mia madre freddamente meritandosi un'occhiataccia da parte di mio padre.

«Allora... sono stato chiamato per delle riprese per il film nuovo della Marvel.»

«Ma è fantastico!»

«Anche io ho reagito così all'inizio» mi disse mio fratello smontando ogni singolo pezzettino di felicità.

Alzai il sopracciglio come per far continuare mio padre a parlare.

«Mi hanno convocato a New York, ed oltre a quello della Marvel, anche ad altri tre»

«Ma starai via per moltissimo tempo così...» sussurrai tristemente guardandolo negli occhi.

«Non io, andiamo tutti, ho deciso che ci trasferiamo a New York» disse tutto d'un tratto facendomi crollare il mondo addosso.

«Spero di aver capito male» dissi come una nevrotica in preda a una crisi.

«No tesoro, tra 22 giorni abbiamo il biglietto, così hai il tempo di fare richiesta alla Juilliard school, e ovviamente di salutare tutti i tuoi amici»

«È un pesce d'aprile?»

«Siamo ad agosto deficiente» sentii il sarcasmo di mio fratello nella frase, ovviamente anche lui c'era rimasto malissimo.

«Di certo se avessi scelto un lavoro normale e decente non saresti dovuto andare in giro per il mondo, portandoci come dei dannati cani» sibilò velenosamente la mamma.

«Non penso siano affari tuoi che lavoro faccio» rispose papà con tutta la calma di questo mondo.

«Oh Brad ma per favore! Pensi di passare tutta la vita a presso a degli imbecilli con una telecamera?!»

«Senti! Non è che perché tu sei una donna fallita e non hai saputo riscattarti vai a dire a nostro padre che il suo non è un lavoro!» gli urlai in preda a un attacco di rabbia.

La donna si avvicinò pericolosamente a me assettandomi  uno schiaffo sulla guancia.

«Sei un'impertinente!»

Mio fratello mi si paró davanti guardando la mamma con sguardo omicida.

«Non osare toccarla! Tu stai con papà solo per i soldi! Quando ti da i soldi per fare shopping sei contenta! Ti piace atteggiarti da ricca! Se non fossi con lui vivresti un una stupida casetta! Non hai neanche un millesimo di quello che guadagna lui!» gli urló a sua volta mio fratello con le mani che tremavano.

Lui soffriva di attacchi di rabbia, per colpa della mamma, sarebbe stato in grado di rovesciare una macchina. Alzare 60 kg per poi buttarli dal balcone, per lui era come sollevare una piuma.

Mio padre durante le nostre litigate con la mamma restava al suo posto, in fondo anche lui era consapevole del fatto che avessimo ragione.

«Ma come diavolo osate! Se voi siete nati è grazie a me!»

«Grazie al cazzo di nostro padre vorrai dire» sputó  mio fratello con odio.

«Basta me ne vado»

«Rose» prese parola mio padre alzandosi e raggiungendola.
«Cosa stai dicendo?»

«Andatevene voi in America o dove diavolo vi pare. Non è affar mio, ricorda che gli attori e i modelli diventano come tuo padre molto raramente, la fallita sei tu cara Alessia, io il mio lavoro lo possiedo, tu stai solo cercando di seguire il percorso diretto alla tua rovina» disse rivolgendosi a me e uscendo dall'ufficio sbattendo malamente la porta.

«Che diavolo vi salta in mente?! Eh?!» urló nostro padre diretto a noi.

Le volte in cui papà urlava erano veramente poche, non volevamo deluderlo, io soprattutto, deludere lui era come deludere me stessa.

«Lei non ti ama» gli disse mio fratello stringendo i pugni.

«Cosa cazzo ne sai tu dell'amore Aiden?! Niente! Ti porti una ragazza diversa ogni giorno e pretendi di parlare a tuo padre dell'amore?!» gli strilló.

«Esatto non so niente, ma sono in grado di capire se una persona abbia secondi fini o meno.» gli rispose mio fratello, uscendo dall'ufficio subito dopo.

«Al...» in un secondo mi ritrovai nelle braccia di mio padre, le lacrime scendevano come cascate. Lasciare tutto ciò che difficilmente ero riuscita a crearmi era straziante.

«Ti farai una vita nuova, in America ci sono molte più opportunità, diventerai come me se non meglio.» mi disse cercando di consolandomi.

Mi accarezzava i capelli dolcemente, come di solito lo faceva quando ero piccola dopo una pesante litigata con quella sottospecie di madre che avevo.

«Ora che so che non ci sarà più la mamma, sono più motivata» gli dissi ridacchiando, alzando il viso, facendogli intravedere il mascara colato e gli occhi rossi e gonfi.

«Non dire così sweetie»
«Sarà molto dura, ma ti prometto che avrai una bellissima vita»

«Oh lo spero per te sennò ti mando a puttane il film.»

«Come osi piccola Pitt!» urló scherzosamente continuando ad accarezzarmi i capelli.
«Fatti un bagno caldo, stasera andiamo a cena fuori solo io e te»

Ci ritrovammo abbracciati nel suo ufficio, anche per lui era dura lasciare la casa, e tutti gli amici che si era creato, ma almeno in america aveva altri amici, che si fece durante la sua adolescenza.
Almeno lui li aveva...
Continua...

I copioni della nostra vita - Leonardo Di CaprioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora