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«Abbiamo avuto solo una grande botta di culo! Non abbiamo rispettato neanche uno schema non si sa a cosa pensava Zayn.» sentii il lamento di Johnny, emisi un leggero sorrisino dato che sapevo bene cosa aveva Zayn, quel qualcosa portava il nome della mia amica.

«Mah, non lo so Johnny, qualche patatina volante...» disse Leonardo, ridacchiai silenziosamente ma mi bloccai quando notai lo sguardo fisso di Johnny sullo specchietto retrovisore, mi avrebbe voluto leggere l'anima.

«Sai qualcosa non è vero Pitt?» mi domandò con il solito fare da investigatore improvvisato, si credeva lo Sherlock Holmes dei poveri.

«Nulla, sono incuriosita come ognuno di voi.» pronunciai, lui continuò a guardarmi, ma dopo qualche secondo spezzò il contatto visivo per concentrarsi sulla strada.

«E di Justin? Che mi dici? Vuoi farlo impazzire?»

«No. Per una volta ho voluto ascoltare Aiden, non andiamo d'accordo gli ultimi tempi, non mi va di infilare il coltello nella piaga.»

Mi guardai le dita e nervosamente rigirai i pollici tra loro, perchè avevo scelto di andare da Leonardo? Era ovvio che ora la relazione sarebbe andata alla deriva, stavo bene con Justin, mi dava le giuste attenzioni al momento giusto, mi lodava e passavamo tantissimo tempo insieme che oramai mi sembrava strano non stare con lui anche solo per un giorno. Ma nella mia testa c'era una persona che non voleva uscire, continuava a ronzare come una zanzara fastidiosa e cosa avrei dovuto fare? Dopotutto ho diciassette anni e tanto esperienze da fare, Justin non me lo sarei portato all'altare quello poco ma sicuro, ma perchè mi dava angoscia il fatto di averlo trattato così?

Mi persi talmente tanto nei miei pensieri che quasi non mi accorsi che sia Di Caprio che Johnny stavano continuando a ripetere il mio nome come un giradischi impallato. Salutai il mio caro amico e con il biondino scesi dalla macchina, conoscevo fin troppo bene il suo grattacielo, devo ammettere che da quando mi ero fidanzata con Justin ero riuscita a creare un bel rapporto con Leonardo, certo le sue battutine sulla nostra relazione non mancavano ma dopo tutto era evidente che fossimo solamente amici. No?

Tenni il telefono stretto a me come se stessi aspettando il messaggio di qualcuno ma quel messaggio non arrivò e quando finalmente la voce di Leonardo mi chiese cosa avessi, dato che camminavo roboticamente e non avevo spiccicato ancora parola, mi svegliai dal mio stato di trance.

«Niente Leo, sono solo un po' stanca.»

E di stanchezza non ne avevo minimamente, anzi l'improvviso arrivo di mia madre mi aveva immesso un senso di adrenalina che toccava le stelle.

«Non ti credo.» disse, si avvicinò a me e notò che guardavo insistentemente il telefono, così senza preavviso decise di toglierlo dalle mie mani.

«Sequestrato Pitt, le annuncio che da questo momento è iniziata la serata con me, il telefono è bandito e le verrà consegnato domani mattina.»

«Dai Leo...»

«Non accetto obiezioni.» disse fermamente, mi prese per la mano e ci avviammo verso l'ascensore, dentro di me c'era ancora un leggero senso di disagio quando stavamo da soli, mentre per lui sembrava assolutamente normale come se ormai fossi parte integrante della sua vita e lo fossi sempre stata.

Quando arrivammo davanti alla porta d'ingresso infilò le chiavi nella serratura e tirò la maniglia. Entrammo nel suo attico favoloso stile barocco, ormai mi ero abituata a quell'arredamento, se all'inizio non mi fece una buona  impressione, in quel momento mi sarei rimangiata tutto, c'era un qualcosa, non so bene come spiegarlo, ma ogni singola parte della casa, ogni singolo arredo e ogni minuscolo particolare richiamavano il suo nome.

I copioni della nostra vita - Leonardo Di CaprioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora