Capitolo 1

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❝ ℐ'𝐥𝐥 𝐬𝐩𝐞𝐧𝐝 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫
𝐰𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐟 𝐲𝐨𝐮 𝐤𝐧𝐞𝐰
𝐈 𝐰𝐚𝐬 𝐞𝐧𝐜𝐡𝐚𝐧𝐭𝐞𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞𝐞𝐭 𝐲𝐨𝐮. ❞

▹ Enchanted - Taylor Swift.

Quando si è adolescenti si commette spesso l'errore di dare il tempo per scontato.
Si scambia la giovinezza per l'immortalità e ci si comporta come se dovesse essere il mondo ad adattarsi ai nostri tempi e non il contrario.

Dopotutto, tutti i teenager del mondo hanno come unica certezza quella di essere speciali e diversi dal resto degli esseri umani. Forse non si rendono conto che in realtà il loro è un pensiero comune che sfiora la mente di ogni liceale con manie di protagonismo.

In realtà le lancette girano, gli orologi ticchettano, le pagine dei calendari vengono strappate continuamente anche quando siamo impegnati a poltrire sul divano con il telecomando in una mano, mentre nella nostra testa la bugia più palese e falsa di tutte risuona ininterrottamente: "tanto c'è tempo".

C'è sempre tempo, c'è sempre il domani a disposizione... ma tutti i domani sono predestinati a diventare dei "ieri" e ci si ritrova sulla soglia dei trent'anni ad elemosinare lavoro nella libreria di una scuola superiore della Grande Mela.

Magari questa non è esattamente un'esperienza universale, ma è il motivo per cui Magnus Bane si trovava in mezzo a quegli scaffali polverosi quel Venerdì mattina.

Lui, il maestro della posticipazione, specializzato soprattutto nella ricercata arte di sdraiarsi per ore intere sulla morbida superficie del suo letto a contare i secondi che passano. Se poi si sentiva più produttivo del solito, a quella posizione elegante e degna di un pascià ci si aggiungeva anche un movimento della mano destra che, adornata dai suoi preziosi anelli e lo smalto lucente nero, gli permetteva di accarezzare il suo gatto contro la sua volontà.

Forse in questo modo vi farete un'idea errata di Magnus, che non coincide affatto con il suo spirito intraprendente e coraggioso. Infatti, dire che quest'uomo non ha mai lavorato in vita sua non è propriamente la verità; più volte si era proposto di lavorare in qualche bar o gelateria del posto -con la speranza di non venire successivamente licenziato per aver svuotato l'intero catalogo- eppure non riusciva proprio a capire perché durante i colloqui si sentiva dire almeno una volta che non lo ritenevano abbastanza affidabile per quel lavoro, prima di essere rispedito a casa.

Forse era per via del suo abbigliamento sempre poco consono, o per il suo atteggiamento da dongiovanni, per il suo pungente sarcasmo, per la sua inesperienza nel campo lavorativo... sì, c'erano parecchi motivi per reputarlo inaffidabile; non aveva esattamente un'aria responsabile.

Ma tutte queste cose sembravano insignificanti agli occhi del personale scolastico, perché tra le spesse mura di un edificio frequentato da ragazzini eccentrici e pomposi, lui era l'individuo che spiccava di meno.

Non sapeva nemmeno cosa gli aveva fatto credere che quello fosse il posto adatto a lui; non era mai stato bravo a scuola e non era un intellettuale, ma l'influenza di una persona fidata lo aveva spinto ad accettare quell'incarico.

Ora si spostava qua e là, picchiettando sulla moquette con i suoi stivaletti neri di pelle, la chioma ribelle e glitterata che si poteva scorgere perfino da tre reparti di distanza per via della sua notevole altezza.
Le dita inanellate si muovevano con cura sopra quei vecchi libri che narravano storie indirizzate a menti più giovani della sua.

Magnus li riponeva negli scaffali con una precisione che aveva stupito chiunque lì dentro, forse pensavano che quella dedizione non combaciasse con la sua stravagante figura. Ma era sempre stato un uomo che puntava alla perfezione, molto attento all'ordine... così prudente che riusciva perfino ad agire in modo tale da evitare di posare le mani sugli strati di legno delle librerie impolverate.

Waiting For Dawn | MALECDove le storie prendono vita. Scoprilo ora