Capitolo 11

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❝ 𝒞𝐚𝐧'𝐭 𝐧𝐨𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐠𝐞𝐭 𝐢𝐧 𝐛𝐞𝐭𝐰𝐞𝐞𝐧 𝐮𝐬, 𝐛𝐚𝐛𝐲
𝐖𝐞'𝐯𝐞 𝐛𝐞𝐞𝐧 𝐰𝐚𝐢𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐢𝐬 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭 𝐟𝐨𝐫 𝐬𝐨 𝐥𝐨𝐧𝐠
𝐘𝐨𝐮 𝐰𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐛𝐞 𝐫𝐞𝐜𝐤𝐥𝐞𝐬𝐬, 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐥𝐞𝐬𝐬,
𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭 𝐮𝐧𝐭𝐢𝐥 𝐭𝐨𝐦𝐨𝐫𝐫𝐨𝐰. ❞

▹ Lips On You - Maroon 5.

Magnus contò le luci veglianti sulla metropoli dagli spazi tra le dita di Alexander, deliziosamente pallide a contatto con il finestrino appannato dal lato del passeggero.

Con una dolcezza voracemente scandita dai rintocchi della sua lingua sulla cartilagine sensibile del ragazzo, ritrasse le labbra gonfie dal lobo consumato e prese a seviziare la carne sottostante.
Tracciò una, due volte la linea ardente dell'arteria, sentendosi un cieco viandante la cui unica indicazione erano i sospiri dell'altro.

Ad ogni soffio d'aria che esalava, Alec sembrava dirgli: È 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢, 𝘴ì, è 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘢. 𝘔𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭 è 𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦?

Gli intrappolò il pomo d'Adamo tra la bocca, succhiandone avidamente il rivestimento perlaceo.
Il corvino splendeva di pioggia, di sudore, e di un nuovo bagliore universale che aveva imparato a farsi calzare.

Aveva una capacità d'adattamento meravigliosa, il suo Alexander; era timido finché non lo era più, avveduto finché non dimenticava di doverlo essere, puro finché capiva che non gli sarebbe servito esserlo.

Sentì la mano dello studente indugiare sul suo petto, riaffiorare tra le sue clavicole, e infine il suo tocco sbocciare come pianta famelica sul terreno della sua gola. Col sapore della felicità e del frutto proibito di ogni religione sulla punta dell'organo gustativo, il moro ci mise un po' a realizzare che non stava semplicemente tracciando linee tormentosamente lievi sul suo corpo.

Su da un lato. Giù dall'altro. Pausa. Di nuovo.

Mentre scriveva senza servirsi d'inchiostro tra i brividi di Magnus, mimava con la bocca le lettere, al cospetto del suo rapimento. A-L-E-C.

Non avrebbe saputo raccontare come arrivarono all'ingresso del suo appartamento, gocciolanti e affamati di baci, né come riuscirono a lasciarsi alle spalle le scale senza inciampare negli strascichi della loro impaziente bramosia.
La serratura scattò e in qualche modo il corridoio fu attraversato, passando per il soggiorno o per la cucina, fermandosi occasionalmente per un assaggio di quel nuovo piacere. Pareti e porte venivano chiamate a supportare la schiena del corvino quando Magnus spingeva le mani sotto le sue cosce e queste gli stringevano così amabilmente i fianchi.

Nessuno dei due ricordava di aver camminato scalzo sul tappeto ai piedi del letto del maggiore - o di essersi tolto le scarpe, in realtà - ma entrambi avevano sorriso alla delicatezza con cui Alec aveva sfiorato il materasso per primo, per poi trascinare il compagno, in maniera molto meno gentile, con sé.
Dita salde indugiarono su bottoni dorati.

«Posso...»

«Sì»

«Ne sei sicuro?»

«Per favore!»

Magnus sussultò quando il minore lo tirò a sé e dimenticò ogni discrezione mentre lo spogliava, lento e inesorabile come la notte.
Si morse l'interno della guancia, sfiorando col palmo aperto la causa dei suoi desideri.

Fu con epicureo sollievo che i suoi polpastrelli si ritrovarono a tracciare i contorni delle vertebre e a danzare al centro della gabbia toracica, mossi dal petto ansante del proprietario.
Alec gli scostò i capelli dalla fronte e sfiorò la depressione tra le sue scapole mentre si lasciava distrarre dai baci che atterravano sul torace, sui fianchi, sull'interno coscia.

Waiting For Dawn | MALECDove le storie prendono vita. Scoprilo ora