|| CAPITOLO 6 ||

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«Che cosa?!» gridò Draco alzandosi dalla sedia. «Se parte mia moglie Potter, vado anche io!» ordinò camminando in marcia verso il Vice.

«Veramente-» tentò di dire Harry.

«Non ho bisogno della tua protezione Malfoy.» rispose Hermione per lui facendo bloccare tutti dallo stupore. Da quanto tempo era che aveva smesso di rivolgersi a lui con il suo cognome? Precisamente dal loro ultimo anno di scuola, quindi da tre anni.

«Com-come mi hai chiamato?» balbettò forse per la prima volta davanti ad altre persone, le stesse persone che erano rimaste mute ad osservare l'insolita lite dei due.

«Malfoy. Sbaglio o è il tuo cognome?» chiese lei sarcastica.

«Si, ma...ma ero "Draco"...sono tre anni che mi chiami solo Draco.» disse lui con un leggero tremolio, sedendosi di nuovo.

«Posso chiamarti come mi pare o hai problemi?!» urlò zittendolo per poi alzarsi, così velocemente, da far cadere la sedia. «Vado a preparare le mie cose Harry.» disse uscendo per dirigersi nel suo ufficio.

I loro compagni vedendo la brutta aria che tirava, non osarono fare commenti sarcastici, limitandosi solo ad acconsentire a ciò che avesse ordinato il Vice andandosi di loro volta a preparare. Blaise e Theo, non dovendo partire, si limitarono a dare una pacca leggere sulla spalla dell'amico come a dirgli "passerà". Harry era un po' stupito dalla reazione di Hermione, si rivolse quindi al suo vecchio rivale, che per la prima volta, costatò il Bambino Sopravvissuto, sembrava distrutto e triste. Aveva il capo chino sulle sue mani che si torcevano nervose l'une con l'altre, doveva essere successo qualcosa di serio per stare in quelle condizioni, si segnò mentalmente di scoprire come poterli aiutare.

«Vai a parlare con lei.» consigliò piano rimettendo a posto i fogli. «Dovranno partire a momenti e staranno via due giorni, dubito tu voglia rimanere così.» propose vedendolo annuire un po' sconsolato.

«Provo a vedere se mi parla...» disse alzandosi e uscendo, lasciandolo solo a sistemare.

Giunto nell'ufficio della ragazza Draco la vide di spalle mentre si sistemava la sua divisa e prendeva il necessario per la missione, bussò leggermente. «Posso entrare?» chiese rimanendo sull'uscio.

«Sono occupata.» rispose lei senza neppure girarsi per guardarlo.

«Hermione...» sospirò Draco chiudendo la porta. «Mi puoi spiegare cosa ho fatto? Davvero io non so più come comportarmi con te.» si sentiva piuttosto ridicolo per le condizioni in cui si era ridotto, ma non riusciva più a tollerare quel rumoroso silenzio creatosi tra di loro.

«Mi sembra di averti già dato una risposta.» ribatté pronta.

«No! Merlino, no! Rispondermi di rifletterci non è un modo per farmi capire!» le gridò.

«Problemi tuoi-»

«No! Non sono problemi miei!» la interruppe bruscamente cominciandosi ad arrabbiare, la prese per un braccio per farla voltare così da guardarla in faccia. «Con te ho sempre ammesso i miei errori, non ho mai avuto problemi nel darti ragione quando sapevo di aver fatto una cazzata! Se per una volta ho fatto qualcosa che non hai gradito, ti basta dirmelo! Ma almeno fammi capire, non riesco più a gestirla questa situazione!» le disse sfinito da tutto.

Hermione parve esitare davanti a quelle parole, forse bastava realmente chiedergli spiegazioni di quello che aveva visto qualche venerdì fa. Lui rimase immobile a fissarla negli occhi, occhi nella quale lèsse tanta, tanta insicurezza ed esitazione. In quel momento aveva avuto la sua conferma, sua moglie era stata turbata da qualcosa e se solo lei gli avesse parlato, lui le avrebbe chiarito qualunque suo dubbio e tutto sarebbe tornato normale. O perlomeno lo sperava.

Ubi tu, ibi ego - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora