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La sua voce mi riscuote dagli innumerevoli pensieri che ho in testa. ‹‹Sì, arrivo mamma.›› Devo fare quello che mi ha chiesto. Mi metto velocemente la mia felpa nera preferita e un paio di pantaloni che ho trovato in camera. Prendo in braccio Elena e la porto al piano di sotto della nostra casa. Dopo averle messo il giubbotto, la siedo nel taxi che ci aspetta appena fuori dal cancello. Intanto la mamma è andata a svegliare Beatrice, che non vuole partire e quindi piange cercando di aggrapparsi alla porta. La fa entrare in mette in macchina accanto a me e inizia a caricare i bagagli nel baule posteriore dell'auto. Chiude la porta, spegne la luce del sottoportico, e in un momento è in taxi con noi. ‹‹Non si preoccupi, signore, sono solo i vicini che ci guardano. Da queste parti sono un po' guardoni, si sa. Vada pure all'aeroporto di Treviso››. Dopo aver ordinato, partiamo. A Beatrice è salita la febbre, mentre Elena piange ancora perché non vuole lasciare casa. Vuole andare da papà. Lei è molto più affezionata a lui di quanto non lo sia io nell'ultimo periodo. Infatti, da quando la mamma mi ha fatto quella rivelazione sono stata un po' restia nel dargli il bacio della buonanotte, del buongiorno, e anche del chiamarlo "papà". Come se non bastasse la mamma continua a dirmi cattiverie sul suo conto, ed io non posso che pensare quello che pensa lei, altrimenti sarebbero guai per me se avessi un'idea diversa. In ogni caso sono arrabbiata con lui per non avermi detto nulla di questa cosa. Insomma, credo di aver diritto di sapere di chi sono figlia. 

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