QUATTRO ANNI PRIMA cp. 1

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‹‹Svegliati›› sento ad un tratto. ‹‹Svegliati Sere, è andato.›› Chi? Dove? Mamma perché mi stai svegliando? E che ore sono? ‹‹Dai, lui è andato via, sbrigati che partiamo. Prendi Ele e vestila, veloce. Io finisco di preparare la borsa.›› mi dice, come se avesse visto che non capivo bene la situazione. Ho sonno. Guardo l'orologio, e poi lo guardo ancora. Ho imparato a leggerlo quattro anni fa, ma ancora adesso, a 11 anni, faccio fatica a riconoscere le lancette dell'orologio grigio appeso al muro della cucina. Niente, non ci riesco, i miei occhi si chiudono dal sonno. Decido di alzarmi dal divano sul quale mi sono addormentata e vado davanti al forno elettrico. Lì c'è lo schermo con l'orario. Sono le tre di notte. Istintivamente mi giro verso la finestra. È tutto buio fuori. Cerco di capire perché mi abbia svegliata nel bel mezzo della notte, e ad un certo punto ricordo tutto. Come potevo essermene dimenticata? I miei genitori da un po' di tempo non vanno più d'accordo. Lei è spesso fuori casa, e dice di dover lavorare.

I litigi sono sempre più frequenti tra lei e papà. Lui spesso fa il turno di notte al lavoro, e si deve alzare alle undici di sera per tornare alle sei del mattino. "Io non ci riuscirei mai" penso sempre. "Papà assomiglia a un pipistrello, vive di notte". Questa è una di quelle volte in cui lui non c'è. Mamma mi ha detto di aver progettato questa fuga qualche settimana fa. Un giorno ha deciso di stendersi sul lettone con me mentre Beatrice ed Elena, le mie sorelline di sette anni e otto mesi, dormivano. Ricorderò sempre quel giorno. Quel momento. Pioveva, e anche adesso piove. La pioggia è una caratteristica dei brutti momenti della mia vita.

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