Quando mi sveglio sono magicamente nell'auto della mia nonna materna. Non so bene come abbiano fatto lei e la mamma a portarmi qui dentro dato che avevano tutti i bagagli da scaricare e le mie sorelle da far sedere in macchina. Decido di fare finta di dormire perché non voglio parlare con la nonna. È una signora strana. L'ho vista poche volte, so che ha una campagna con molti animali, un figlio poco più grande di me e tanti cavalli. Sono il mio animale preferito, i cavalli. Nonostante questo lei mi fa un po' paura. I suoi occhi a volte sono come quelli della mamma: iniettati di cattiveria. E non mi piace. Mi concentro quindi sul rumore della radio e chiudo gli occhi sperando che non mi abbiano vista. Arriviamo nella casa dove abita mia zia Teresa con il figlio Marco. Da oggi questa sarà la mia nuova abitazione. Noto tristemente che qui siamo in campagna aperta, dunque l'acqua calda scarseggia e l'unica fonte per riscaldarsi è il caminetto a legna, rigorosamente spento. Questa casa è vecchia. È tutta bianca, di un bianco sporco. Il giardino è per la maggior parte incolto. C'è un vecchio capannone sul retro che contiene attrezzi di vario tipo, biciclette vecchie, e qualche sedia rotta. Attorno ci sono solo campi e ghiaia tempestata da impronte di pecore affiancate dall'immancabile pastore che sta passando proprio ora assieme al suo gregge. Sembra di essere nel deserto. L'unica cosa che mi rasserena è la vecchia stalla a pochi metri dalla casa. Tempo fa sono stati abbattuti i muri quasi completamente. Al suo interno ora ci sono le balle di fieno a forma di cerchio e rettangolo. Ricordo che quando ero piccola mi ci arrampicavo per cogliere le more selvatiche dalla pianta che cresce tutt'intorno. Mi promettevo di metterle nella vaschetta di plastica che avevo rubato dalla mensola per poi farci la marmellata, ma alla fine le mangiavo tutte. Ora però l'atmosfera è diversa. C'è un clima teso, quasi rabbioso. Non mi sento più felice come al tempo delle more, qualche anno prima. Sento di essere stata strappata a un paese dove le cose andavano circa nel modo giusto. Avendo iniziato la prima media mi ero fatta dei nuovi amici, avevo consolidato amicizie, rotto i ponti con altre persone, ma avevo iniziato a trovare un mio equilibrio. Penso a cosa stia facendo ora l'uomo che per tanto tempo è stato mio padre. Ci starà cercando? Magari, dato che non mi voleva bene ora, sarà felice di sapere che non sono più a casa. Torno alla realtà quando sento la voce della zia Teresa che mi dice di andare in giardino con Beatrice, mentre lei e la mamma terranno Elena in casa perché ha ancora i residui della febbre. ‹‹Dài Bea, andiamo da Marco. Te lo ricordi? Non so se lo hai mai visto. Beh lui è il figlio di zia Teresa, ha un anno in più di te. A cosa vuoi giocare?›› chiedo a mia sorella. ‹‹Uhm.. giochiamo a palla, poi però devo chiedere a questo Marco se mi fa accarezzare il cane che c'è nel capannone. L'hai visto per caso? È enorme!››.
STAI LEGGENDO
IL SOLE ESISTE PER TUTTI
RandomQuesta è la mia prima storia, e spero vi piaccia. È stato faticoso scriverla trattandosi di fatti reali e personali che avevo bisogno di esternare e condividere. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, e sono disposta a confrontarmi con chi v...