𝟔. 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬 𝐈𝐧 𝐓𝐡𝐞 𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭

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Strangers in the night exchanging glances
Wondering in the night, what were the chances?
We'd be sharing love before the night was through

1

Dall'altro lato del tavolo, la notte di Andrea proseguì in una serie di scossoni e sobbalzi.

C'era stato un momento piuttosto imbarazzante in cui Veronica aveva voluto sapere come si fossero conosciute lei e Diletta e, dopo alcune mezze frasi che dicevano poco e niente, aveva decretato con solennità che le probabilità dietro un incontro del genere fossero di una su un milione, forse di meno.

Andrea non era una persona sensibile ai giochi del destino, ma non riusciva a resistere alla curiosità e c'erano alcune domande che avrebbe voluto fare a Diletta. Innanzitutto, come stava? E poi, che aveva fatto in quegli anni? Studiava a Bologna? Le piaceva la città? Normalmente non si sarebbe fatta prendere da quel tipo di smania, ma il fatto che Diletta fosse tornata a sedersi a due posti di distanza, in silenzio, aveva lo stesso effetto dell'antica tortura della goccia su di lei. L'arrivo della birra aveva sbloccato nella ragazza una specie di chiacchiera di circostanza dentro la quale Andrea non era riuscita a inserirsi. Così per i primi tre quarti del suo boccale di birra aveva conversato con Grace, che sembrava a suo agio anche in mezzo a dei perfetti sconosciuti. L'aveva ascoltata con interesse mentre raccontava del trasferimento dei suoi dal Perù a Bologna nel '98, e poi a Crevalcore quando gli affitti in città si erano fatto troppo alto, dei suoi fratelli minori, dell'impiego come commessa in un negozio di abiti nuziali. Andrea le aveva domandato se non fosse snervante avere a che fare ogni giorno con sposini e sposine sull'orlo dell'esaurimento. Lei aveva alzato le spalle.

"Snervante no, solo strano. Non l'ho mai capita questa ossessione per il matrimonio."

La conversazione era andata esaurendosi insieme alla birra e Andrea era tornata a voler parlare con Diletta. Ma tutto ciò che le veniva in mente dirle suonava troppo. Troppo invadente, troppo casuale, troppo specifico, considerato che non si vedevano da undici anni.

Sei come ti ricordo?

Come sempre quando si trovava con le spalle al muro, Andrea cominciò a pensare per schemi. Durante un dibattito con Davide sulla bevanda alcolica suprema, cominciò a riflettere sul perché si trovasse tanto in difficoltà. Alla fine della fiera Diletta era una persona come un'altra. Una persona per la quale aveva provato dei sentimenti in passato, ma non era stata la prima né l'ultima. E in ogni caso poteva anche darsi che non fosse più quella persona, magari Emilia si era sbagliata sul suo conto: la bambina che aveva conosciuto era diventata una stronza. Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco - Emilia poteva non cogliere certi segnali, ma era diventata molto brava a capire le persone -, ma era già un buon pensiero a cui aggrapparsi.

Quindi Andrea buttò giù l'ultimo sorso della sua birra, posò il boccale e chiese: "Allora, da quant'è che vivete insieme?"

Fu Grace, più vicina a lei, a risponderle. Diletta si voltò con un millesimo di secondo di ritardo, ma ad Andrea non sfuggì il fatto che tornò subito a guardare il suo boccale mezzo pieno di birra. Si maledisse. Si odiava quando iniziava ad analizzare dettagli inutili.

"Quanto tempo è passato, ormai? Due anni e qualcosa?"

"Due anni e mezzo", disse Diletta.

"Ah, però. Siete solo voi?"

"No, la casa è per tre persone. Ma con il terzo coinquilino non è sempre andata bene."

"Non è mai andata bene", rettificò Diletta. "Diciamo che abbiamo avuto dei problemi di compatibilità", aggiunse a beneficio di tutti.

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