We're only making plans for Nigel
We only want what's best for him
We're only making plans for Nigel
Nigel just needs that helping handAnd if young Nigel says he's happy
He must be happy
He must be happy
He must be happy in his world
1
Quando arrivò ad Ancona, non trovò nessuno ad aspettarla. L'orologio della stazione aveva da poco segnato l'una e la città era immersa nel silenzio carico di aspettative che segue la fine della scuola. Nessuna orda di studenti urlanti, neanche un autobus strapieno: giusto il brusio dei passeggeri del suo treno e lo sfrigolio dell'asfalto sotto il Sole. Piano piano la stazione si svuotò e gli altri viaggiatori la superarono velocemente, senza far caso a lei e al borsone che si trascinava dietro, ai suoi occhi gonfi di pianto.
Diletta ne fu contenta, si permise perfino di rilassarsi; in quel luogo liminale si rispecchiava perfettamente. E se fosse rimasta lì? Non voleva tornare a casa sua, dove sarebbe stata di nuovo Diletta Masi. Perché invece non scegliere una vita priva di ogni rischio, sotto il nome di nessuno?
Ma alla fine suo padre arrivò. Era in ritardo di quasi mezz'ora, come succedeva spesso, e non le chiese nulla del viaggio, come succedeva sempre. Diletta poté quindi illudersi che quel ritorno a casa fosse uguale a tutti gli altri, almeno fino a quando i suoi bagagli non furono caricati sull'auto e lui le disse in tono categorico – non una domanda, ma un'affermazione – di sedersi dietro.
"Perché?", chiese lei, ma suo padre strinse le labbra e rispose solamente: "Sali, ché fa caldo."
L'unico suono che accompagnò il viaggio fu la voce del giornale radio. Presto Diletta si stancò di studiare il profilo di suo padre e si girò verso il finestrino, domandandosi se uno sguardo diverso potesse cambiare un panorama sempre uguale a se stesso. Spostò di nuovo lo sguardo su suo padre, più gobbo e ingrigito della volta prima, le mani serrate sul volante. Era sempre lui l'uomo che l'aveva portata a cavalluccio fino a quando era diventata troppo alta per salire? Quello che le leggeva i miti greci quando era malata, con tanto trasporto che lei si rifiutava di dormire fino a quando Paride non avesse compiuto la sua scelta? Sì, era lui.
Ma lei? Cosa poteva dire su di lei? Quel cambiamento che aveva intuito sei mesi prima, ora appariva lampante ai suoi occhi. I vent'anni l'avevano trasformata più velocemente di quanto non avesse fatto la vecchiaia con i suoi genitori, e da qualche parte in questa crescita discordante si erano persi di vista.
È normale, si disse quindi mentre suo padre portava dentro le sue valigie senza dire una parola, e poi quando sua madre, smunta nel viso e nei gesti, la salutò con un abbraccio, senza far cenno al motivo per cui sua figlia si trovava a casa nel bel mezzo della sessione estiva.
Ma non riuscì a consolarsi; semmai, quelle due paroline la resero solo più depressa. Sarebbe stato bello, sì, se davvero avesse potuto decidere di essere nessuno, una persona liminale. Ma nelle prime ventiquattr'ore di mutismo da parte di suo padre, Diletta si accorse che di cose da dire ne aveva ancora tante, troppe per sperare di non farsi male pronunciandole ad alta voce. Quindi tirò fuori dalla borsa il suo quadernino, cominciò a scrivere e non smise mai.
2
"Cosa scrivi?"
"Niente."
Era una giornata splendida, ma la finestra della sua cameretta era chiusa e lei era distesa sotto la trapunta della mezza stagione. L'ultima volta che aveva provato la temperatura aveva appena qualche linea di febbre, ma sapeva che con l'arrivo della sera si sarebbe alzata di nuovo.

STAI LEGGENDO
Big Hard Sun
Tiểu Thuyết Chung1989. Una tempesta geomagnetica di proporzioni colossali fa crollare il mondo capitalista nell'oscurità. Niente più luce elettrica, niente più linea telefonica, niente più riscaldamento, nessun contatto con il resto del globo. Così, mentre si fondon...