𝟏𝟓. 𝐏𝐚𝐫𝐚𝐧𝐨𝐢𝐝

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All day long I think of things
But nothing seems to satisfy
Think I'll lose my mind
If I don't find something to pacify

Can you help me
Occupy my brain?

1

Superato lo stupore iniziale, Diletta piombò in uno stato di serena accettazione. Era come se Francesco fosse un tassello che una parte di lei sapeva si sarebbe aggiunto al gruppo, prima o poi. A volte la realtà era in grado di fare giri più strani dell'immaginazione; se n'era accorta a febbraio, quando Andrea Zavatta era ricomparsa davanti ai suoi occhi come se tra quella serata e l'ultimo loro incontro non fosse passata un'intera età della vita, con relativi traumi. Rivederla, comunque, gliene aveva fatti dimenticare un po'. E rivedere Poli, quello sì che era stato assurdo.

Ma Franceschino? In un anno di convivenza lei e Grace non l'avevano mai visto fuori dalle quattro mura dell'appartamento, tanto che avevano iniziato a sospettare che fosse lo spirito di uno studente morto prima di riuscire a laurearsi o qualcosa del genere. Quella era stata l'ultima congettura dopo la mafia, gli alieni e un odio per le donne così invalidante che non gli permetteva di conversare con loro per più di un minuto di fila. Eppure era bastato un nulla per scovarlo e portarlo al circolo. Più nello specifico, era bastato Poli. Forse, come in tutte le storie che si rispettino, era lui l'elemento magico del gruppo. Forse era per quello che piaceva a Emilia.

"Oi, sveglia" Grace schioccò le dita davanti al suo naso e Diletta ritornò alla realtà.

"Sì, scusate. Stavo riflettendo sulle coincidenze della vita."

"Per essere strano è strano" Andrea si raddrizzò per guardarli in faccia. Lei e Davide stavano mangiando seduti sul divano: il tavolo maestro, era stato decretato dopo diverse prove di incastri, non era più in grado di ospitarli tutti in una volta.

"Mica tanto" Emilia, arrivata insieme alla cena, posò il bicchiere davanti al cartone della pizza. "Le carte parlavano di un uomo affascinante che sarebbe entrato nella mia vita."

"Di sicuro non io", commentò Francesco. Diletta prese un sorso d'acqua per evitare di soffocarsi.

"'Ologna è piccola", mugugnò Poli. Mandò giù il boccone. "E poi a Ingegneria ci si conosce un po' tutti."

"Io non lo conoscevo mica", ribatté Davide.

"Va be', ma tu appartieni a tutt'altra categoria" disse Poli. "E poi te l'avevo detto che in biblioteca si fanno conoscenze interessanti."

Franceschino si lasciò scappare una mezza risata che li fece voltare. Tossicchiò, rosso in volto. "Stavo solo lavorando sulla mia ricerca di Elettrotecnica."

"Per Fedeli?", chiese Davide, sull'attenti.

"Sì, ma niente di che. Non è proprio il mio campo. L'argomento era a piacere, io sto approfondendo il passaggio dalla media alla bassa tensione e la diramazione sul territorio..."

Diletta contò fino a dieci. Quando si fu sincerata che Francesco non aveva intenzione di tacere si voltò a guardare Grace, che ricambiò con tanto d'occhi. Non l'avevano mai sentito fare un discorso così lungo.

"Vado a tirare fuori il gelato", disse a mezza voce Andrea. Appoggiò il cartone vuoto della pizza sopra quello di Poli e gli si avvicinò per sussurrargli: "Vieni ad aiutarmi."

"A scongelare il gelato?"

"Sì."

L'invito non era indirizzato a Diletta e forse neanche avrebbe dovuto sentirlo, ma la discussione ingegneristica si stava animando in modi che non riusciva e non voleva comprendere e le diede un pretesto per alzarsi. Trovò Andrea appoggiata alla parete del cucinotto, le braccia strette contro il petto. Stava parlando con tanta foga che neppure la guardò.

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