And I know it's over, still I cling
I don't know where else I can go
Over and over and over and over
Over and overI know it's over, and it never really began
But in my heart it was so real
And you even spoke to me
1Diletta trascorse la prima mattinata dell'anno a letto.
Quando mi alzo la chiamo, si disse, perciò non si alzò.
L'ora del pranzo era già passata da un pezzo quando si mise in piedi, e solo per sgranchirsi le gambe: non sarebbe riuscita a mangiare nemmeno sforzandosi. Ma nel pomeriggio la prese una fame nervosa tale che nel giro di cinque minuti finì la tavoletta di cioccolato comprata apposta per le voglie da ciclo – solo che lei il ciclo non ce l'aveva. Poi cominciarono a pruderle le braccia e le si congelarono i piedi, al punto che fu costretta a indossare tre paia di calzini per trovare conforto. Quella notte dormì poco e male e la mattina dopo si svegliò con un dolore acuto alle tempie.
Normalmente avrebbe tirato fuori una battuta mezza ironica sulla sua morte imminente, ma in quell'occasione non le veniva proprio da ridere. Era consapevole che nel suo corpo non c'era alcuna infezione da debellare, lo sapeva lei, lo sapeva Grace e il termometro con il quale misurò la temperatura pregando con tutta se stessa che si fosse davvero beccata qualche virus strano, il vaiolo, la rosolia, il fuoco di Sant'Antonio. Nessun commento su quei trentasei gradi e mezzo segnati sulla lineetta del mercurio; il termometro tornò sul fondo del cassetto.
"Ora le telefono", disse Diletta, guardando fisso davanti a sé.
"Sì, come no. Questa l'ho già sentita."
"Lo faccio."
Non lo fece.
Per cena si unì Franceschino, che da Capodanno aveva fatto dentro e fuori casa, più del solito. Diletta non riusciva a incrociare il suo sguardo: aveva il terrore di leggervi la risposta a tutte le sue domande. Ma lui le salutò come se nulla fosse e procedette a portare in tavola due fettine di pollo e dell'insalata. La sola vista del cibo solido fece rivoltare lo stomaco a Diletta, che spinse via il piatto di lenticchie preparato da Grace. Lei glielo riavvicinò con espressione minacciosa.
"Come va?", chiese allegramente Francesco, ignaro dello scambio appena avvenuto.
"Come va?", Diletta ripeté con una nota d'isteria. "Eh, come va... Sto male, forse ho la mononucleosi."
"Per un bacetto a stampo? La vedo dura."
Grace tossì e voltò la testa per non far vedere che stava ridendo.
"Non c'entra niente", insistette Diletta, rossa in viso. "La saliva..."
Cercò di razionalizzare il delirio in un caso patologico, ma non ne compilava uno da più di un anno e si ingarbugliò nelle sue stesse parole. Lasciò perdere, si infilò una cucchiaiata di lenticchie in bocca.
"Grazie Franci, almeno tu riesci a farla mangiare. Scusate, mi stanno chiamando", disse Grace, e se ne andò con il cercapersone in mano. I suoi legumi rimasero a galleggiare nel brodo.
"Forse non mi dovrei impicciare, ma...", cominciò Francesco.
"No, infatti. Non dire niente, per favore."
Lui scosse la testa, lo sguardo basso sulle poche foglie di insalata rimaste. Finirono di mangiare ciascuno in compagnia dei propri pensieri, la voce di Grace che li raggiungeva a sprazzi dalla sua stanza. Non aveva bisogno della consulenza del suo coinquilino per capire cosa doveva fare, pensò mentre passava il piatto sotto il getto d'acqua. Le serviva solo un'infusione di coraggio per farlo.
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Big Hard Sun
Tiểu Thuyết Chung1989. Una tempesta geomagnetica di proporzioni colossali fa crollare il mondo capitalista nell'oscurità. Niente più luce elettrica, niente più linea telefonica, niente più riscaldamento, nessun contatto con il resto del globo. Così, mentre si fondon...