𝟒. 𝐓𝐡𝐢𝐬 𝐌𝐮𝐬𝐭 𝐁𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐏𝐥𝐚𝐜𝐞

132 9 55
                                    


Home is where I want to be
Pick me up and turn me 'round
I feel numb, born with a weak heart
I guess I must be having fun
The less we say about it, the better
We'll make it up as we go along
Feet on the ground, head in the sky
It's okay, I know nothing's wrong

1

Andrea impiegò qualche secondo a capire che cosa le stesse dicendo Emilia. Era uscita dalla trattoria con indosso solo la divisa da cameriera, trastullandosi nell'illusione che il Sole di mezzogiorno avesse portato un po' di calore alla giornata. Si sbagliava: l'aria era più pungente che mai e le dita le si congelarono all'istante. Imprecò in silenzio, pensando al pacchetto di sigarette che teneva nella borsa. Almeno a lavoro, voleva evitare di farsi vedere mentre fumava.

Incollò il cercapersone all'orecchio e chiuse gli occhi, nella speranza di riuscire a concentrarsi. Di rado aveva sentito Emilia parlare tanto concitatamente.

"Frena, Emi. Fermati. Cosa mi stai dicendo?"

Andrea la udì inspirare prima di proseguire.

"In breve, prima ho incontrato una mia collega... ex collega... amica. E l'ho invitata a uscire con noi sabato sera. Ti dà fastidio se viene anche lei?"

Andrea si ritrovò a sorridere. Tutto qua? Era così semplice dimenticarsi dell'entusiasmo di Emilia di fronte alle piccole cose, soprattutto in vista del turno infernale che l'aspettava.

"Ma figurati, che problema c'è. Più siamo e meglio è, no?"

"Sì, infatti. Immaginavo che avresti detto una cosa del genere."

"Lo sai che se sta bene a te, sta bene anche a me. La conosco?", domandò Andrea, frugando per abitudine nelle tasche dei pantaloni. Trovò solo qualche moneta di mancia e dei batuffoli di stoffa, ma niente sigarette, ovviamente. Tornò a concentrarsi sulla voce dall'altra parte del beeper.

"No, non credo. L'ho conosciuta in università."

"Carina?"

Emilia sbuffò fuori una mezza risata. "Penso di sì."

"Allora non c'era nemmeno bisogno di chiamarmi, tesoro", dichiarò Andrea con una solennità che fece di nuovo ridere Emilia.

"Ah, mi ha chiesto se può invitare anche la sua coinquilina."

"Coinquilina, cane, gatto, porcellino d'India, può invitare chi vuole! Non siamo mica un circolo esclusivo", disse, e si voltò per controllare che non la stessero chiamando da dentro. Qualche minuto ancora e la sua pausa pranzo sarebbe terminata. "Senti, per caso hai parlato con la Vero questa settimana?"

"Uhm, no. Perché?"

"Perché ultimamente la sto sentendo poco e la cosa mi preoccupa un po'. Sai come diventa quando viene lasciata senza supervisione."

"Un'incosciente?", domandò Emilia. Andrea, che avrebbe optato più per una cosa tipo una matta in culo, annuì. Veronica vantava un'organizzazione invidiabile quando si trattava di uscite, eventi mondani o di progetti universitari, ma nella vita di tutti i giorni la sua leggerezza tendeva a prendere il sopravvento.

"Davide che dice?"

Poi, per fortuna, era arrivato Davide con la sua logica incrollabile che tanto bene bilanciava i sogni a occhi aperti di Veronica. Davide che, quando l'anno prima Veronica stava per mollare l'Accademia della Moda per la critica di un professore a un suo cartamodello, l'aveva presa da parte e l'aveva fatta ritornare in sé a suon di buonsenso. E se qualcuno di loro si era chiesto dove fossero in tutto questo i genitori di Veronica, nessuno vi aveva fatto cenno. Perlomeno, pensava Andrea, non era l'unica ad avere una famiglia menefreghista.

Big Hard SunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora