Through a glass eye, your throne
Is the one danger zone
Take me to the pilot for control
Take me to the pilot of your soulTake me to the pilot
Lead me through the chamber
Take me to the pilot
I am but a stranger
1Diletta passò il mese successivo a studiare come non aveva più fatto dall'esame fallito di Microbiologia. A volte, nei rari momenti in cui si permetteva di pensare a qualcosa che non fossero gli antiepilettici e i betabloccanti, si sorprendeva nel ricordare tutto il tempo che aveva sprecato a lamentarsi e a piangersi addosso quando l'unica cosa che avrebbe dovuto fare era sempre stata davanti ai suoi occhi: alzarsi e mettere la testa sui libri.
Se ci avesse riflettuto un po' più a lungo, avrebbe probabilmente ricollegato questa improvvisa produttività all'ultimo vero evento sociale al quale aveva partecipato, ma la verità è che non ne aveva il tempo né le sarebbe servito a qualcosa. Diletta stava cavalcando l'onda e non c'era niente che potesse fermarla.
E non importava nemmeno che dovesse bere quattro caffè al giorno per riuscire a studiare il numero di pagine prefissato, né che le sue uniche mezz'ore d'aria fossero quelle dei pasti e del bagno - una volta Grace le aveva chiesto di fare un giro in centro, ma lei aveva risposto di no, che era troppo impegnata, ed era vero. La prova di Farmacologia era apparsa come un miraggio sulla bacheca degli appelli eccezionali e aprile era più vicino che mai.
Aveva smesso del tutto di prendere appunti a lezione: ormai si presentava solo per non risultare assente, ma passava le due ore successive a studiare. A quelle penserò dopo, si ripeteva in maniera ossessiva. Dopo l'esame di Farmacologia, quello che sarebbe servito a reintegrarla nella rosa degli studenti di Medicina se non migliori, perlomeno discreti. Reintegrata: una parola splendida, piena di sottintesi che le parlavano di successo e di una nuova stima in se stessa. Dopo gli ultimi mesi, non le avrebbe fatto per nulla male.
Perciò macinava pagine su pagine, beandosi di nuovo di quella dimensione accademica in cui si era dimenata per tutta la vita. Era difficile e le dava diversi grattacapi, ma era la sua. Al di là di quella, non sapeva chi fosse.
La sua bolla di serenità scoppiò una sera di marzo come tante. Erano le dieci e ventuno, o almeno così diceva la sveglia sul suo comodino, e Diletta aveva le mani gelide. Se ne accorse perché non riusciva più a reggere la biro e nello stesso momento le venne in mente anche di controllare l'orario. Non era poi così tardi, ma il freddo e l'intorpidimento la spinsero a chiudere il libro e a stiracchiarsi un po' sulla sedia.
Quella nuova prospettiva le rivelò la posizione del suo cercapersone, abbandonato in un angolo della piccola, scalcagnata libreria che il proprietario aveva lasciato in dotazione. Non senza un lamento per la gamba addormentata, Diletta si mise in piedi e premette il tasto di accensione. Era da due o forse tre giorni che non lo guardava, e mentre i suoi genitori erano al corrente dello studio matto e disperatissimo, si chiese comunque se qualcuno l'avesse cercata.
Ma chi?
La schermata si illuminò di azzurro e Diletta inserì il codice senza pensarci. Stava quasi per riporlo di nuovo lì dove l'aveva preso, quando la notifica dei messaggi le risuonò nelle orecchie. Per due volte.
Sorpresa e vagamente agitata, cliccò sull'icona dei messaggi. Il primo era di Emilia Ling e risaliva a quella stessa mattina.
«Ciao Diletta, sono tornata! Come va, stai meglio? Magari uno dei prossimi giorni ci vediamo così mi aggiorni, che dici?»
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Big Hard Sun
Narrativa generale1989. Una tempesta geomagnetica di proporzioni colossali fa crollare il mondo capitalista nell'oscurità. Niente più luce elettrica, niente più linea telefonica, niente più riscaldamento, nessun contatto con il resto del globo. Così, mentre si fondon...