MatsuHana

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Pair: MatsuHana

Prompt: "Oh mio dio, stai bene? Ti chiamo un'ambulanza?"

***

La matematica non l'avrebbe mai capita.

Pensava che passare dalle medie alle superiori potesse fare la magia e, d'improvviso, gli sarebbero stati chiari tutti quei teoremi e quelle formule che non aveva mai saputo spiegare, né a sé stesso né ai test.

Non era così. Scoprirlo era stato terribile.

Non solo non era riuscito a comprendere nulla di quello che aveva studiato fino a quel momento, e continuava a non farlo, ma sembrava che i primi giorni di scuola superiore fossero un concentrato di dimostrazioni di nuovi postulati mai sentiti e che sarebbero diventati, con suo sommo dispiacere, gli epitaffi della sua futura tomba.

Perché se avrebbe avuto problemi anche quell'anno, sua madre lo avrebbe fatto fuori sicuramente.

Sospirò, cominciando a dondolare sulle gambe posteriori della sedia ormai rassegnato.

Matsukawa avrebbe voluto morire sul campo di pallavolo, con una schiacciata ben fatta in faccia, magari nel mezzo di un torneo mentre dava vita ad un blocco particolarmente riuscito. Morire per la pallavolo sarebbe stato bellissimo, soprattutto perché sarebbe finito sui giornali.

Ricordò che ancora non era in squadra e, inoltre, non avrebbe potuto partecipare se non avesse superato matematica. Imprecò mentalmente.

Sarebbe stato bello crepare mentre si ingozzava del suo cibo preferito. Un bella bistecca di hamburger ripiena di formaggio filante incastrata nell'esofago, con i succhi carichi di chianina che scendevano in gola e il respiro sempre più rado, flebile, fino al buio definitivo.

Sperò non succedesse mentre era vestito con la divisa scolastica. Gli stava particolarmente male.

Guardò fuori dalla finestra, sentendo con mezzo orecchio il mormorio della sensei che spiegava cose inesistenti e inconcepibili.

Sarebbe stata bella un po' d'aria, pensò.

Lo avrebbe rimesso al mondo. Lo avrebbe fatto sentire meglio. Lo avrebbe ...

La sedia slittò di colpo e lui si ritrovò d'improvviso sdraiato a terra, sguardo fisso sul soffitto e un dolore alla nuca che lo fece sibilare improperi irripetibili.

"Oh mio dio, stai bene? Ti chiamo un'ambulanza?"

Matsukawa guardò alla sua destra, dove un tizio con i capelli improponibili si era mosso con una velocità terrificante. "Come va la testa? Quante dita sono?" Gli piazzò il dito medio davanti al naso e quasi gli calpestò la sua mano con il ginocchio. La tolse svelto prima che venisse schiacciata.

"Che diavolo ...?"

"Masaki-sensei, sta ovviamente male, dobbiamo chiamare l'ospedale."

"Hanamaki-kun non essere ridicolo." Sentì la sensei borbottare e sì, quello era effettivamente un suo compagno di classe. Stava seduto accanto a lui, all'ultima fila.

A sua discolpa, una settimana scolastica era poca per capire che fosse circondato da altre persone. Specialmente di mattina.

"Sta sanguinando!"

"Non sto sanguinando." Mormorò Matsukawa, sedendosi sullo schienale a terra ma toccandosi la nuca con dita sicure.

"Sta perdendo materia cerebrale!"

"Matsukawa-kun, puoi andare in infermeria." Sospirò Masaki-sensei sconfitta. "Hanamaki-kun, devi ..."

"Accompagnarlo, certo, potrebbe svenire da qualche parte." Si sentì prendere per le ascelle e alzare quasi di peso e, davvero, non se lo aspettava. Quel tizio era più basso di lui.

Parecchie persone erano più basse di lui, in verità, e quello gli arrivava tipo agli occhi, ma ancora, non era normale.

Venne portato fuori dall'aula senza dargli il tempo di ribattere e, una volta chiusa la porta, sentì Hanamaki sospirare. "È andata bene." Mormorò, lasciandolo libero di colpo e stiracchiandosi con le fattezze di un gatto troppo grosso.

Matsukawa lo guardò, accigliato.

Quello lo scrutò con occhio laterale, torcendo la schiena con movimenti secchi. "Devi vomitare? L'infermeria sta al primo piano."

"Che cazzo è successo?" Domandò confuso, stropicciandosi la faccia.

Hanamaki ridacchiò. "Amico, ero annoiato e ho approfittato della tua caduta di culo." Mise su un mezzo sogghigno. "Me ne vado in terrazza fino alla fine dell'ora, vuoi venire?"

Matsukawa batté le palpebre, guardandolo cominciare a camminare all'indietro, mani nelle tasche della giacca ed espressione strafottente.

Buttò un'occhiata alla porta dell'aula chiusa, sentendo la voce di Masaki-sensei filtrare ovattata.

La terrazza ...

Alzò le spalle, ciondolando dietro quel tizio strambo che, ancora non lo sapeva, sarebbe stato il compagno di tutte le sue malefatte. "Certo, perché no?"


Terrible First MeetingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora