UshiTen

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Pair: UshiTen

Prompt: "Mi hai quasi ucciso quindi no, non è un piacere fare la tua conoscenza."


Non era in programma entrare nella Shiratorizawa.

Ma andiamo, come avrebbe potuto?

Tendou studiava, certo, ma i libri lo annoiavano. Gli piacevano le cose pratiche, mettere le mani in pasta, usare il suo istinto e la sua essenza per qualcosa che non si basava sul memorizzare formule e kanji o sulla comprensione del testo.

Non veniva da una famiglia povero e, certo, quello aiutava.

Ma la Shiratorizawa era un'accademia privata, rinomata, costosa.

E c'erano i cavalli!

Non aveva mai visto cavalli dal vivo se non nelle fattorie, quando si organizzavano le gite scolastiche e là la gente li cavalcava! Ed era vestita in modo fighissimo!

Avevano tutti questi stivali alti, questa schiena dritta, questo cappello che no, gli avrebbe abbassato i capelli, ma dai! Lo voleva anche lui!

Tendou si avvicinò al recinto, guardando incantato una di quelle meraviglie dal manto lucido e la criniera nera e folta. Li vedeva correre come frecce, i fantini talmente appiattiti da fondersi sulla groppa, schizzare da una parte all'altra di quel prato enorme come se avessero l'intenzione di sfondare la staccionata e, perché no, anche il muro del suono!

Sospirò.

Perché i cavalli erano spettacolari, ma la pallavolo era meglio. Non era meglio del cibo, ma aveva preso possesso del secondo posto e non si sarebbe schiodata per un paio di occhi liquidi e sbuffanti narici giganti. Nemmeno per un cappello così figo.

Si arrampicò su quelle travi, sedendosi sul parapetto con le gambe all'interno del recinto, dondolandole senza pensieri.

La giornata era fresca e ariosa, l'aria lo colpiva in viso e portava l'odore degli alberi e quello di fieno e cavalli, qualche sentore terroso e qualcosa di più organico che lo fece sospirare deliziato.

Chiuse gli occhi e si abbandonò alle sensazioni.

Sentiva l'ebra portata dal vento, i nitriti sempre più vicini, il vociare confuso degli studenti, troppo lontano per poter essere un fastidio, zoccoli che affondavano nella terra, quel cloppete sempre più chiaro, più forte, uno sbuffo caldo proprio vicino al suo orecchio.

Un attimo.

Aprì gli occhi di scatto, trovandosi il muso enorme di un coso gigantesco intento a decidere se i suoi capelli fossero commestibili o meno.

Merda!

"Attento." Sentì dire da qualcuno - non sapeva chi dannazione! – ma la voce era lontana e lui se la stava già facendo sotto perché quanto cazzo erano grossi i cavalli?

Si alzò di scatto sulle travi incrociate della staccionata, preda di un istinto che lo convinse a scappare, e perse l'equilibrio, andando all'indietro con uno strillo poco dignitoso e aggrappandosi al fottuto nulla!

Sentì un nitrito agitato e all'improvviso un'ombra rampante lo coprì interamente. Serrò gli occhi, rassegnato.

Addio, mondo crudele. Stai perdendo la stella più luminosa del firmamento terreno per opera di un quadrupede che puzza di stalla, dovresti vergognarti!

"Ho detto attento." Rombò di nuovo la voce e sentì una presa sulla sua maglietta, una tirata in avanti da una forza mostruosa e si ritrovò a cadere di faccia all'interno del recinto, il cavallo che galoppava lontano e una presa inumana che gli stava frantumando sicuramente qualcosa.

Venne riacchiappato al volo e sì, non era piacevole essere trattato come una bambola senza giunture.

Quando si stabilì finalmente dritto e in equilibrio, alzò lo sguardo e si trovò davanti un omone che, porca miseria, poteva sballottarlo quanto voleva!

"Stai bene?" Domandò quello, la faccia seria e nemmeno un'espressione, né in faccia né nella voce. "Non devi superare il recinto, Mochi è curioso."

Tendou batté le palpebre, perché ebbe improvvisamente voglia di mochi. Morbidi, gommosi, pastosi mochi. Quasi li sentiva tra i denti e sul palato, attaccarsi come plastilina.

"Mochi è il cavallo." Spiegò quello, come se non fosse ovvio. "Io sono Ushijima Wakatoshi."

Tendou pensò a come sarebbe prendere i mochi con i denti da sopra quei pettorali che sembravano voler fuggire dalla maglietta – ma era legale quella cosa? Con che lo avevano svezzato, fertilizzanti?

"Dovresti dirmi il tuo nome, così faremo conoscenza."

"Mi hai quasi ucciso." Gracchiò Tendou, perché la salivazione, tra mochi e sodi cuscinetti di carne, era praticamente azzerata. "Quindi no, non è un piacere fare la tua conoscenza." Non in quel contesto, almeno. Troppi vestiti per i suoi gusti.

Vide Ushijima guardarlo. "Stavi cadendo e ti ho preso."

"Sono caduto perché mi hai spaventato!" Come in un manga shoujo, ma quella situazione aveva meno petali svolazzanti e più un tizio che sembrava non conoscere il significato della parola emozione.

Inoltre aveva fame e quando aveva fame cominciava a parlare e – cosa stava dicendo in quel momento?

"La mensa non è ancora aperta, ma c'è un forno a pochi metri da qui." Ah, gli aveva chiesto cibo. "Posso accompagnarti."

Uuuh, come un appuntamento! "Vuoi farti perdonare per la caduta, Wakatoshi-kun?"

"Non vado in giro con gli sconosciuti." Tendou batté di nuovo le palpebre e – oooh! Una battuta!

Ridacchiò, perché quel tono monocorde era esilarante. "MI piaci, Wakatoshi-kun." Concesse, arrampicandosi sul recinto e guardandolo scavalcare con una scioltezza che gli liquefece le ossa. "Sono Tendou Satori. Se mi offri un panmelon ti do pure il numero di telefono."

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Niente, la odio, ho avuto difficoltà e si vede totalmente.

Grazie per aver letto! Siete persone temerarie <3

Terrible First MeetingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora