Be Yours

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Secrets i have held in my heart
are harder to hide than i thought.
Maybe i just wanna be yours.
(I Wanna Be Yours - Arctic Monkeys)

***

Esiste un preciso attimo della propria vita in cui ci si rende conto di essere finiti nella trappola, nel cliché, nello stereotipo più vecchio di sempre: l'innamoramento.

Teddy non aveva paura di innamorarsi, piuttosto guardava quel fenomeno come un insieme di sensazioni leggiadre, simile a un vento fresco in un giorno d'estate, come qualcosa da maneggiare con cura e da stringere al cuore. Arricciava il naso quando i suoi compagni di Hogwarts illudevano l'ennesima persona, o quando rifiutavano l'amore con un broncio.

Aveva spesso creduto che la sua propensione per l'amore fosse data dai suoi genitori, che si erano amati e avevano amato lui, così tanto da schierarsi in prima linea e morire per difendere il suo futuro dai contorni più lieti e luminosi; e poi era cresciuto con Harry e Ginny, tra i quali le attenzioni - anche quelle più invisibili - venivano sempre riservate all'altro. E infine c'era nonna Andy, che aveva dedicato la sua esistenza affinché non si sentisse mai solo o non voluto bene.

Teddy aveva però provato l'amore sulla sua pelle quando aveva sedici anni, si era perdutamente - e ridicolmente, avrebbe aggiunto il suo amico Kit - innamorato di un ragazzo Serpeverde del suo stesso anno. Aveva trascorso mesi ad arrovellarsi per capire se la sua cotta - un certo John Patow - si fosse lasciato finalmente con il suo fidanzato. Ma sapeva da fonti certe - la sua amica Gwen - che era un continuo e perpetuo tira e molla.

E Teddy, a malincuore, aveva cominciato a credere che non avrebbe mai avuto speranze con lui.

Eppure, durante le feste di Pasqua del suo sesto anno, John gli si era avvicinato e, grazie ai compiti di Antiche Rune, avevano iniziato a parlare. Era continuato come un saluto tra i corridoi, un sorriso in più in Sala Grande durante i pasti, qualche parola in più del solito accenno, fino a quando le attenzioni accennate non erano diventate conversazioni profonde, rossore sulle guance e baci rubati nei corridoi.

Teddy era certo di star vivendo un sogno, uno di quelli così belli che sperava di non doversi svegliare mai più, ma poi il rientro a scuola il settembre seguente aveva portato con sé falle nel piano, che Teddy non aveva minimamente pensato di considerare.

Il suo tallone di Achille portava il nome di Victorie Weasley.

Teddy non era riuscito a comprendere come fosse possibile che la sua amichetta d'infanzia potesse aver attirato - tutto d'un tratto - la sua completa attenzione. I suoi capelli erano più biondi del sole d'estate, gli occhi più azzurri del ghiaccio e la sua pelle così chiara e delicata che, con le sue lentiggini, sembrava essere una tela pronta a essere esposta in un museo.

Victorie era stato motivo di litigi infiniti tra lui e John, che - accortosi dello sguardo del suo fidanzato puntato sulla ragazza - aveva cominciato a sviluppare una profonda gelosia nei suoi confronti. Gli chiedeva perché la guardasse, perché restasse più tempo in Sala Grande, come mai ogni scusa fosse buona per avere un contatto con lei - che fosse prenderle la mano, accarezzarle il viso, o semplicemente scostarle una ciocca bionda dalla fronte -, e quando Teddy si era reso conto che le giustificazioni alle sue azioni cominciavano a essere sempre meno solide, si ritrovò a fissarsi allo specchio per chiedersi che cosa stesse succedendo.

John lo aveva lasciato tre giorni dopo, chiedendogli di farsi il favore di parlare con lei e amarla come meritava. John era sempre stato più diplomatico rispetto a Teddy - nonostante nessuno ci avesse giurato - e sapeva che non avrebbe portato rancore, troppo occupato a cullare i resti di quell'amore che non era stato abbastanza.

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