Jealousy

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L'imprevisto svela
l'inadeguatezza umana.
(Anonimo)

***

Sirius si sarebbe definito in qualsiasi modo, tranne preciso, organizzato e geloso. Invece, da quando James aveva cominciato a uscire seriamente con la Evans, si era reso conto - con sommo orrore, avrebbe detto lui - che la lista constava solo di due punti, perché Sirius era geloso. Assurdo che lui - che non si era mai fatto toccare da alcuna situazione e che guardava l'intero mondo con indifferenza - potesse essere geloso di quel cervide dai capelli ridicoli e gli occhiali tondi.

Non che provasse quel tipo di gelosia che aveva visto sottomettere suo fratello quando Lily - prima di lui - si era frequentata con il suo ex ragazzo. Sirius si era accertato e aveva osservato con attenzione i cambiamenti nel volto di James. La sua gelosia gli stringeva lo stomaco, gli graffiava il petto e lo privava del suo solito appetito.

Quella di Sirius - per quanto imbarazzante - era diversa, non lo faceva stare male a livello fisico, piuttosto credeva di dover correre più veloce per non perdere il primato. Era una continua competizione con la Evans: chi passava più tempo con James, chi tifava più forte durante le partite, chi lo faceva ridere di più, con chi parlasse di più; e Sirius, che aveva passato una vita a sentirsi secondo e costantemente nel posto sbagliato, non riusciva a mandare giù il fatto che Lily Evans fosse diventata - dalla mattina alla sera - la sua preferita.

Esisteva una gerarchia, c'erano prima i suoi genitori, poi lui, poi Remus e Peter, il quidditch, la sua scopa, il tortino al cioccolato, la McGranitt, le lezioni di Trasfigurazione, e poi - alla fine di quell'infinita catena di priorità - c'era il nome di Lily. E a lui non andava bene che James smettesse di guardare a quella piramide perché una chioma rosso scuro e un paio di occhi verdi smeraldo avevano fatto la loro comparsa.

Non gli sembrava giusto, e Sirius - che aveva goduto della sua posizione senza smuovere un dito - si era visto superare da lei, che non solo aveva incantato James, ma gli aveva rubato ogni singolo malandrino.

«Sir, James è innamorato di lei da quando aveva quattordici anni, come pensi che possa accorgersi anche del tramonto e dell'alba? Vede il sogno della sua vita realizzarsi, è ovvio che sia così. Vedrai che la magia inizierà a scemare e tu riavrai il posto di priorità, non che non lo sia comunque, eh», disse una sera Remus, mentre quei due erano in giro a fare la ronda.

Ma a Sirius non bastava, Lily Evans si doveva togliere dai piedi.

E James, dopo circa tre settimane di occhi chiusi - o almeno così credeva Sirius -, gli si era avvicinato per chiedergli se andasse tutto bene. A quel punto non riuscì più a trattenersi.

«Se va tutto bene?» Gli chiese Sirius, lasciando trasparire nella sua voce una marcata nota di ironia. «Ma certo! Perché non dovrebbe?» Domandò ancora, infilando con stizza i maglioni nel baule.

«Mi sembra che in questi giorni tu sia... come dire...» Mormorò James passandosi una mano tra i capelli e sedendosi ai piedi del suo letto. «Intollerante verso alcune cose, ecco»

«Assolutamente no, credo che tu abbia avuto una svista, io sto benissimo», rimarcò ancora lui, per nulla intenzionato a parlargli del suo malessere. Era già stato difficile riconoscerlo da sé, non lo avrebbe mai ammesso a James - o così credeva.

Il suo migliore amico lo fissò per qualche secondo. Conosceva bene Sirius e - contro il suo volere - era in grado di scorgere anche la più piccola imprescatura di sentimenti mal celati. C'era un solo modo per farlo parlare e perciò avrebbe dovuto spingerlo verso il precipizio.

«Sono contento, allora», disse, incurante del sopracciglio alzato di Sirius, che lo studiava con attenzione. «Comunque, visto che ci sono, ti volevo avvisare che questa sera mi vedrò con Lily, perciò non mi aspettate svegli»

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