CAPITOLO 3

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Erano passati tre giorni e Scorpius e Rose non si parlavano. Erano più o meno le undici quando il ragazzo biondino con gli occhi glaciali si diresse verso il fiume. Si sedette sulla riva e ammirò l'acqua muoversi lentamente con il fruscio del vento.
Sentì dei passi alle sue spalle, però non si girò. Aveva già intuito chi fosse. Le certezze arrivarono quando i passi si fecero più vicini e la figura che Scorpius aveva immaginato si sedette vicino a lui, osservando anche lei il fiume. Ecco di cosa aveva bisogno. Aveva bisogno di Marlene, aveva bisogno di essere se stesso. Perché solo con lei poteva sentirsi se stesso. Perché quando stava con lei, anche sperduto nella foresta, entrambi riuscivano a togliere la maschera che si era incollata al loro viso negli anni. Ma una volta usciti dalla foresta, sarebbero riusciti a mantenere il legame che si era formato?
"Ciao"
"Ciao"
"Ho... saputo di te... e Rose..."
"Ah..."
"Ne vuoi parlare?"
Scorpius sospirò. Poi si lasciò andare all'indietro e si stese.
"No"
"Non è vero. Te lo si legge negli occhi" disse lei sorridendo. Lui la imitò e chiuse gli occhi.
"Hai ragione. Ho una voglia matta di sfogarmi con qualcuno"
"Se vuoi posso essere quel qualcuno"
"Ok..."
"Quando sei pronto" disse Marlene stendendosi accanto a lui e chiudendo gli occhi.
"Io... la amo. L'ho baciata per una... scommessa..."
"Una scommessa?"
"Si, con Albus. Lui ha scoperto che Alice è innamorata di lui. Io gli ho detto che se gli piace doveva dirglielo all'istante. Ed è finito che io dovevo baciare Rose. Ma io la amo veramente, non è uno scherzo o una scommessa! E poi anche lei mi ama, o meglio, amava. Io non la posso perdere!"
"Diglielo!"
"Semplice dirlo, no?"
"Molto!" Rise lei.
Anche lui rise. Poi chiusero di nuovo gli occhi.
"Grazie Marl"
"Da quando mi chiami 'Marl'?"
"Bho... tu puoi chiamarmi..."
"Malf?"
Lui girò la testa di lei, con una faccia perplessa.
"Non... non ti piace?"
"No... va benissimo"
"Malf... posso dirti una cosa?"
"Dimmi tutto. Ti devo un favore!"
"Ok... penso di essere innamorata"
"Ah... e di chi?"
"Di una persona che non mi sarei mai aspettata di innamorarmi"
"Non tenermi sulle spine"
"Ok... j...e...s..."
"Chi?"
"James"
Silenzio. Solo silenzio. Anche il vento si era fermato ad ascoltare.
"Non dici niente?" Chiese poi lei.
"Mi... mi hai colto alla sprovvista... ma come..."
"Te ne sei accorta? Non lo so. So solo che ogni volta che mi dice cose tipo che mi odia o cose del genere ho una fitta al cuore. Mi è bastato quello"
"Wow"
"Rimane però sempre un problema..."
"Quale?"
"Come glielo dico?"
"Ah... non ci avevo pensato"
"Scorp!! Merlino Scorp!!!" Esclamò una voce alle loro spalle. Entrambi si girarono. Albus stava correndo verso di loro, sbracciandosi per salutarli.
"Dimmi Al"
"Em... che ci fai con la Baston? Non dirmi che hai già trovato una sostituta per Rose, vero?"
"No! Ma che ti salta in mente?" Urlò quasi il biondino.
"Scusa! Comunque, mi devi aiutare!"
Marlene ne stava approfittando per sgattaiolare via, ma non ce la fece.
"No aspetta Baston!... Cioè Marlene... ho bisogno di consigli femminili!"
"Sentiamo allora, Albus"
Scorpius fece una smorfia. Odiava vedere la Marlene 'falsa', soprattutto ora che conosceva quella vera.
"Allora, Alice è da sola... io pensavo di dirle tutto ora... ma non so come dirglielo!"
"Bhe, è semplice- incominciò Marlene- le chiedi di fare una passeggiata qui al fiume... e poi le dichiari il tuo amore per lei"
"Ok, e poi?" Chiese Albus.
"Oh... bhe... lei accetterà e a quel punto la baci" disse non curante Scorpius.
"Ma io non ho mai baciato nessuno!"
"Non fare il bambino Alb!"
"Ok... io vado..."
"Ciao!" Salutarono il Malfoy e la Baston mentre il secondogenito Potter se ne andava.

Alice stava tranquillamente leggendo un libro babbano comprato nell'estate passata.
"Ciao!" La salutò una voce. Al suo cuore mancò un battito. La voce era proprio quella? Albus Severus Potter l'aveva salutata volontariamente? Si rese conto che aveva alzato la testa e lo stava fissando. Probabilmente aveva una faccia da ebete e in più non aveva ancora risposto.
"Oh, ciao Albus. Come va?" Disse alzandosi in piedi.
"Tutto bene, tu?"
"Io... bene..."
"Ah, senti Alice... ti va... bhe... di venire....a... fareunapasseggiataconmealfiume?"
"Scusami... io... non ho capito"
"Ti va di fare una passeggiata con me al fiume?" Era arrossito fino alla punta delle orecchie.
"Oh, si, certo Albus"
"Chiamami Al"
Alice in quel momento si sciolse. Stava sognando. Il ragazzo che amava da sei anni le parla, la invita a fare una passeggiata e gli dice di chiamarlo Al? Si, stava sognando.
Si diressero al fiume. Parlavano timidamente e di argomenti banalissimi.
"Senti Alice... ti devo dire una cosa"
"Dimmi tutto Al"
Lui si fermò e si mise di fronte a lei.
"Senti... io... ho... insomma... ho sentito la conversazione tua e di Rose l'altra sera..." lei strabuzzò gli occhi.
"Oh... quindi, tu... tu lo sai?" Aveva gli occhi lucidi. Non andava bene. Quel sogno stava diventando un incubo! Sicuramente adesso le avrebbe detto che lui non l'amava e che tra loro non ci sarebbe mai stato niente. Trattenere le lacrime stava diventando una missione impossibile.
"Si. Lo so."
"Ah... ok, se mi dovevi dire solo questo... io... io v... vado, ok?" Se ne stava andando per sempre da lui. Dalla persona che amava. Sì, doveva succedere. Albus non meritava una come lei. Si girò per andarsene, ma venne bloccata per un braccio. Missione non piangere: fallita.
"C'è dell'altro" disse docemente Albus asciugandole una lacrima.
"Tanto lo so cosa dirai... non posso... BASTA SOFFRIRE PER TE!!!" Disse mentre piangeva isterica e si liberava dalla presa del ragazzo.
"Ascolta Alice io... non voglio"
"Lo so cosa vuoi dire! Ti prego, sto gia piangendo, non c'è bisogno di farmi piangere di più"
"CREDI CHE IO MI DIVERTA A VEDERTI COSÌ? LO CREDI VERAMENTE?"
"SI! Perché probabilmente non stai vedendo veramente come sto soffrendo, perché sei sempre stato distratto! Non ti accorgi mai di come sto! Se sto piangendo, ridendo, a te non te ne importa niente!"
"A me importa come stai, e non dire cavolate!"
"Tu non dire cavolate! Non ti sei mai interessato a me! Mai! Adesso capisco perché l'amore fa male! Perché quando ci si innamora di qualcuno come te si soffre troppo!"
"Qualcuno come me?"
"Sì! Non sai quanto mi sono pentita di innamorarmi di te!"
"Allora chi avresti preferito?"
"Qualcuno che almeno dopo sei anni si accorgesse di me! Sei anni, Albus, SEI ANNI! Ti ho aspettato per sei anni!"
"Dopo un pó se ti eri stancata, non potevi lasciarmi perdere?"
"Tu non capisci vero? Tu credi che l'amore si può lasciar passare così, come il vento. Tu non sei mai stato innamorato, Albus!"
"Non credo questo!"
"Si invece! Tu non mi ami e non l'hai mai fatto!"
"Non puoi saperlo!"
"Si invece! Tu dopo questa litigata non mi parlerai più! E se mi ami veramente non ci rinunci subito!"
Albus esitò. Forse aveva ragione Alice. Aveva sofferto troppo. Non meritava uno come lui.
"Hai ragione. Non meriti uno come me"
Alice scoppiò definitivamente a piangere. Era un pianto isterico. Poggiò la testa contro un albero e con le mani si coprì gli occhi.
"Albus... è vero... che non... non saremo più... niente dopo che uno... di noi se ne sarà... andato?"
"Tutto dipende da te. Puoi scegliere" rispose Albus prima di andarsene.
Alice si lasciò cadere in ginocchio, piangendo. Ma anche Albus, nonostante cercò di evitarlo, non ci riuscì. E così lasciò che il vento asciugasse le sue lacrime che spevano di rabbia, di paura... di Alice.

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora