capitolo 12

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Tutto era buio, freddo e silenzioso, fin troppo buio e silenzioso per i miei gusti. Non si vedeva neanche a un palmo dal naso, cercai un muro, una colonna, un tavolo, qualunque cosa anche la più stupida, niente, solo un fottuto pavimento dove camminavo da non so quanto. è quando sentii qualcosa toccarmi che la paura si impossessò di me, non ero sola, e questa cosa non mi piaceva. Stetti in silenzio, chiedere chi fosse non avrebbe aiutato; cercai disperatamente di allontanarmi da non so bene cosa, ma rimase li a toccarmi, iniziò a graffiarmi il viso, le guance mi bruciavano, mi ripeteva continuamente cose tremende e mi ripeteva di urlare, dovevo urlare per farlo stare zitto, dovevo, così feci, gridai con quanta più forza avevo nei polmoni, fino a farmi bruciare la gola...."cazzo benedetta svegliati!" sobbalzai, la fronte bagnata dal mio sudore, il mio labbro inferiore tremava come le mie mani "benedetta è tutto ok?" Mi chiese dolcemente Jen, tentai di girarmi ma il risultato fu una fitta al costato che mi fece gemere "diciamo che stavo meglio prima" accennai un sorriso per bon farla preoccupare troppo "benedetta ti pare il momento per uscirtene con le tue solite espremssioni 'divertenti'?" risi alla sua affermazione, e ovviamente il mio costato si fece risentire, "OK ferma, ora vado a preparare la colazione tu non muoverti nemmeno se te lo chiedo io OK? " annuii "lo giuro" Jen rispose con un sorriso "bene, questa mattina casa Biasini offre succo d'arancia pane e Nutella, è di suo gradimento signorina un po rotta? " risi come non mai e me ne fregai del dolore alle costole "certo che si ho talmente fame che potrei mangiarmi il braccio" Jen mi guardò e disse "eieiei non dentro casa mia è, che poi mi tocca pulire a me" le risposi "va a preparare la colazione donna!" lei mi guardò perplessa ma divertita "okok mi scusi ma non si alteri" e con questo andò in cucina ridendo.
Diamine, riuscivamo a sorridere anche nei momenti meno opportuni, riuscivamo a renderci felici nei momenti più duri e dolorosi, come al mio compleanno, mi disse che aveva una sorpresa e che da lei non mi sari mai aspettata una cosa del genere, diamine se ero nervosa, poi mi diede il regalo, una maglietta con su scritto "io sono sua", aprí il giacchetto e sotto aveva la stessa maglietta, mi tremavano le mani, ero felice? Si forse troppo la strinsi senza badare al fatto che non amava gli abbracci, e diciamo la verità mi trattenni molto dal piangere, e il mio compleanno non era iniziato proprio bene, ma lei lo aveva fatto arrivare alle stelle, solo lei riusciva in questo, rendermi felice anche se il mio dolore partiva sopratutto dai sentimenti che provavo per lei.
Si era la persona più importante che avevo, e non intendevo lasciarla andare via.

un giorno come gli altriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora