T̉H̉Ẻ C̉ẺL̉L̉ 3F̉

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Il giorno dopo mi svegliai con un peso sullo stomaco. Era la mia gatta nera, Kiky, che mi si era sdraiata sulla pancia. La spinsi via e mi alzai, leggermente contro voglia. Mi vestii con le prime cose che trovai nell'armadio e scesi di sotto per fare colazione. Quando ebbi finito uscii di casa e scesi le tre rampe di scale che separavano il mio appartamento e la strada. Entrai in macchina e mi diressi al lavoro. 
A: «Buongiorno» dissi, entrando.
Qualcuno ricambiò il saluto, qualcun altro fece finta di nulla..
F: «Ciao Alex»
A: «Ciao Francesco. Cosa c'è da fare oggi»
F: «Se vuoi..» mi mostrò un mazzo di chiavi.
Io spalancai gli occhi.
A: «Mi stai dicendo che vedrò il ragazzo?» mormorai, per non farmi sentire dagli altri.
F: «Io te l'avevo detto che la cella 3F sarebbe sempre stata lì ad aspettarti..»
Gli sorrisi.

Narrator

Alex continuava a camminare avanti e indietro. Era in ansia.. 
Il ragazzo alzò il suo sguardo mielato verso la porta che si apriva. 
F: «Il ragazzino è quasi più in ansia di te, fidati» gli sussurrò.
Il ragazzo dai capelli castani sfumati turchese gli sorrise, nervoso. Prese un respiro per farsi coraggio e varcò la soglia.

Alex

Ok, allora.. quella cella non mi piaceva.. Aveva le pareti di roccia rovinate dagli anni, un lavandino in un angolo e una branda dall'altra parte della stanza.
A: «Ciao» dissi, sorridendo al ragazzino, che si era ritirato in un angolo della sua squallida cella. 
G: «Se sei un altro di quei poliziotti che cercano di farmi confessare, sappi che non ce la farai» disse sicuro.
A: «No, tranquillo. Voglio solo.. fare conoscenza»
Lui mi guardò, leggermente smarrito.
G: «Un poliziotto che vuole fare conoscenza con un prigioniero? Mai sentito»
A: «Sono diverso dagli altri» mormorai, sedendomi per terra.
G: «E dimmi. Cos'hai di così diverso?»
A: «Ho scelto di fare questo lavoro al posto dello psicologo. Perché so che serve qualcuno che tira su di morale alcuni carcerati, quelli più.. indifesi..?»
G: «Mi stai dicendo che sono debole? Posso benissimo romperti un braccio quando voglio»
A: «Non ne dubito» gli sorrisi. «Ma nel senso.. quelli che sembrano più.. timidi? Non sono bravo con le parole» mi scusai.
G: «Tranquillo. Siamo in due»
A: «Che ne dici se mi racconti un po' di te?» mi sedetti a gambe incrociate di fronte a lui.
G: «Va bene.. ma non mi piace raccontare della mia vita privata..» sospirò. «Be', sono nato a Castelbuono, in Sicilia, dove ho passato i primi tre anni della mia vita. Quando sono morti i miei, in un incidente d'auto, io avevo solo un anno e mezzo e sono rimasto solo. O almeno, avevo i miei nonni, ma quando ho compiuto tre anni lui è deceduto per una forma molto grave di Leucemia, e lei fu ricoverata in casa di riposo. Vennero a prendermi i miei zii, sono di qui. Cioè, sono del Lazio, ma prima di me non gli aveva mai sfiorato l'idea di vivere a Roma.. diciamo che loro sono due delle poche persone che mi hanno mai voluto bene.. loro, Francesca, Luca e i wg-» si interruppe improvvisamente.
A: «I wg..?»
G: «N-niente.. non posso dire altro.. ho già detto troppo» guardò lo spazio tra le nostre mani, appoggiate sul pavimento polveroso. «Raccontami di te, invece»
A: «Già ti avverto, è una vita molto monotona e noiosa la mia»
G: «Sicuro non come quella che mi spetta se resterò qui..»
A: «Ti prometto che ti farò liberare! Vabbè, comunque stavo dicendo.. sono originario del Lazio, ho sempre vissuto qui a Roma. Ah, e mi chiamo Alessandro, ma preferisco il nome Alex. Comunque.. i miei mi vogliono bene, ho studiato psicologia e mi sono laureato come primo della classe, ho superato il concorso di ammissione in commissariato a pieni voti e adesso mi trovo a parlare con un ragazzino di sei anni in meno di me»
Giorgio mi fissò per un paio di minuti, poi tornò a guardare il pavimento. 
G: «Non dovresti essere qui..»
A: «Lo so. Ma non riesco ad accettare che sia incolpato un innocente. Devo raccogliere più informazioni possibili per farti scagionare..
G: «Davvero lo faresti..?»
A: «Non voglio che un diciassettenne passi ventidue dei suoi anni in prigione» gli sorrisi.  
G: «G-grazie» abbozzò un sorriso timido.
Restammo a parlare per molto tempo: fino a quando non iniziai ad avere fame e mi congedai dal ragazzino per andare a mangiare nella mia pizzeria preferita.
G: «Tornerai, vero?» mi chiese, quando ero sulla soglia per uscire.
A: «Certo» sorrisi.









·Æñg̉øłø r̉ỉñ¢øg̉łỉøñỉŧæ:·

DOPO 443598450369576935690 ANNI SONO TORNATA! 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusatemi per eventuali errori grammaticali ma sto capitolo l'ho scritto tipo due frasi ogni 27 giorni e mo non c'ho voglia di rileggere ._. Sì, lo so, sono deficiente;)
Vabbè, comunque sabato (forse) dovrei riuscire a pubblicare L'ULTIMISSIMO E SPECIALLISSIMO capitolo di ''Ti vorrei amare ma sbaglio sempre'' o forse se ho voglia di finirlo anche domani:D 
Scusate se in sto periodo sono moooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooolto assente ma sto facendo su un casino! Perché praticamente non c'ho mai voglia de fa nulla e me ne resto a dormire per ore, quando poi mi ricordo che devo fare i compiti/studiare :/
E quindi nulla, vado a finì storia e a studiare tedesco per domani:(

The Boy From Cell 3FDove le storie prendono vita. Scoprilo ora