D̉ỎN̉'T̉ H̉ẢT̉Ẻ M̉Ẻ, P̉L̉ẺẢS̉Ẻ..

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-PARTE 1-

Si era fatto veramente tardi.. erano quasi le 2:00 di notte e io e Giorgio ce ne stavamo ancora sul tetto a guardare le stelle.

A: «Giorgio.. è tardi» sussurrai, spezzando il silenzio del quartiere.

Ci alzammo, malgrado non ne avessimo voglia, scendemmo dalla botola e percorremmo le rampe di scale che si dividevano dal primo piano del commissariato, dove si trovavano la cella 3F e il mio sottospecie di ufficio. 
Salutai il ragazzino, chiusi la porta a chiave e tornai a casa. 
Mi feci una doccia e mi distesi sul letto mentre accarezzavo Kiky.
Cercavo di prendere sonno, ma non riuscivo a togliermi dalla testa Giorgio.. eravamo molto legati, anche se era passato così poco tempo dal nostro primo incontro.. e forse era inusuale il nostro rapporto.. insomma, un poliziotto e un carcerato? No, non penso avrebbe mai funzionato.. 

Sbuffai mentre mi giravo dall'altra parte, forse per non avere il pelo nero della gatta in bocca, forse sperando di scacciare i pensieri che parlavano di lui.. non lo so. So solo di aver preso sonno.

-Il giorno dopo-

Come aprii la porta della cella 3F Giorgio mi saltò al collo per abbracciarmi. 

A: «Ei» dissi, accorgendomi che stava piangendo. «Che succede Topolino?»
G: «I-io.. mi sento uno s-schifo.. e-ed è tutta colpa s-sua..»
A: «Di chi?»
chiusi la porta alle mie spalle.
G: «D-Della C-Conti..»
A: «Co-? Vabbè, prima calmati e poi dimmi tutto. Ma sta tranquillo.. se vuoi chiamo anche due dei tuoi amici. Federico e Nicola»
gli sorrisi. 

Lui mi guardò con il suo sguardo sempre dolce, gli occhi illuminati ma spenti nello stesso momento. Annuì accennando un sorriso. 

A: «Ok.. allora aspetta un attimo. Nel frattempo cerca di calmarti»

Uscii, lasciando il ragazzo solo. Presi il telefono dalla tasca dei jeans e cercai il numero di Federico. Sì, me l'ero fatto dare con la scusa di chiamarlo per dirgli come stava Giorgio e se potesse venire a trovarlo. E, sì, quella mi era sembrata la giusta situazione..

A: «Ei, ciao Federico»
F: «Uh.. ciao Alessandro. Non ci aspettavamo una tua chiamata.. come sta Giorgio?»
A: «È per questo che ti ho chiamato.. mi sembra leggermente in panico.. penso che vedervi lo possa aiutare. Se avete tempo potreste venire qui in commissariato?»
C: «Che succede Stre?»
S: «Giò non sta molto bene..»
C: «Allora arriviamo tra dieci minuti. Il tempo di preparaci e siamo lì»
A: «Allora vi aspetto»

Bene. Trovavo che la loro amicizia sia una cosa unica. Dovevo in tutti i modi aiutare Giorgio. Non riuscivo proprio a vederlo così.. Al diavolo la mia empatia che riusciva sempre a farmi stare male per gli altri! Sospirai. 

Dieci minuti più tardi mi trovai davanti il rosso e il violetto. 

A: «Venite» aprii la porta della cella ed entrammo. 

Federico si fiondò su Giorgio, abbracciandolo calorosamente mentre Nicola si limitava a guardarli sorridendo dolcemente. Io me ne stavo in un angolo, avendo paura di essere d'intralcio tra i tre amici. 

S: «Giò, non sai quanto mi sei mancato!» sussurrò, appoggiando al fronte a quella del più piccolo.
G: «Anche tu mi sei mancato tantissimo Stre. E ovviamente anche Cico!» 

Il ragazzo si allontanò da Federico per abbracciare l'altro. 

A: «Ehm.. se volete io vi lascio soli..» mi sentivo parecchio d'intralcio, se devo essere sincero. 

Giorgio mi si avvicinò e si fermò a due centimetri da me, guardandomi dall'alto al basso, lo sguardo serio e la testa inclinata. Era difficile non perdersi nei suoi occhi grigio-marroncini.. 
Lui si alzò sulle punte e mi sussurrò all'orecchio, facendomi venire i brividi:

G: «Tu non ti muovi» accennò un sorriso, forse leggermente sadico, ma mi andava bene lo stesso. «Quindi, ragazzi, cosa avete da raccontarmi? Come stanno gli altri? Com'è cambiato il mondo al di fuori di sta cacchio di cella?» si girò verso gli amici.
S: «Be'.. i video sono un bel po' cambiati da quando ci sei più.. ma ci siamo abituati (forse) a non averti più con noi. Lyon dice che è bello non sentire più borbottare, o almeno, sentire una persona in meno, e non dover avere più nulla a che fare con la tua connessione catorgica, ma si vede che gli manchi.. manchi a tutti noi..»
C: «Se solo non avessi fatto quella cazzata Giorgio.. tutto sarebbe diverso..»

Il ragazzino appoggiò la schiena al mio petto. 

G: «Lo so.. ma ciò che è fatto è fatto.. e non potevo rifiutare quella cazzo di offerta! Voi sapete cosa quella donna abbia fatto alla mia famiglia.. e mi servivano quei soldi.. eravamo praticamente al verde, gli zii riuscivano a malapena a pagarmi il liceo..» 

Lo abbracciai da dietro. La sua voce era incrinata nel tentativo di non piangere. Volevo sapere. Ero assetato di conoscenza..

A: «Giò..? Che è successo?»
G: «Alex.. non odiarmi per quello che ho fatto, ti prego! Sono solo un mostro..» 
A: «Giorgio non dirlo ne anche per scherzo, per piacere!»

Lui si girò verso di me. Sospirò, forse per farsi coraggio, e iniziò il suo racconto..

-FINE PARTE 1-









Æñg̉øłø r̉ỉñ¢øg̉łỉøñỉŧæ: 

Eheh.. mo faccio la suspance perché ho come l'impressione che la prossima volta che riuscirò a pubblicare sarà tra 27,5.00,6.0,87 anni;)
(Non) Odiatemi ): io non lo faccio apposta, ma sono incasinata da morire:/
Ceh, solo per dire, da domani (in teoria, se tutto va bene) ho già impegni fino al 15/16 perché poi forse il 15 esco con i miei bestiø e quindi nulla- spero che riesco a scrivere qualcosa tipo la settimana prossima quando torno da scuola, così per sabato prossimo dovrei riuscire a pubblicare qualcosa di fatto bene:D

The Boy From Cell 3FDove le storie prendono vita. Scoprilo ora