Capitolo VI parte 1

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Ci sono due tipi di persone al mondo: chi ama il contatto fisico e chi, invece, preferirebbe tagliarsi un braccio piuttosto di essere toccato da qualcun altro, anche nella semplicità di una conversazione. Mattia avrebbe tanto voluto appartenere alla seconda categoria ma, probabilmente anche a causa della sua sindrome dell'abbandono, si era ritrovato spesso a bramare anche uno sfioro banale, una pacca di incoraggiamento, o un dolce abbraccio che avrebbe cullato le sue preoccupazioni.

Suo papà non lo abbracciava mai, nemmeno quando i suoi erano sposati. Non dubitava che gli volesse bene, quello no, è che era un tipo particolare, tutto ufficio-casa e devoto al suo dovere di direttore nella piccola azienda in cui lavorava. La sua dimostrazione di affetto era limitata ai regali che portava ai figli dai suoi numerosi viaggi di lavoro all'estero, ma la domenica pomeriggio, quando tutta la famiglia si trovava sul divano a guardare una noiosissima corsa di Forumla uno, non c'era mai stata una singola volta in cui, il ragazzo, allora bambino, avesse sentito la mano del padre accarezzarlo mentre si addormentava con la testa adagiata sul bracciolo.

Da quando se n'era andato a vivere con la sua nuova moglie, e soprattutto da quando avevano avuto Daniele, il suo fratellastro, era totalmente sparito. Abitava a Milano, a qualche chilometro da lui e non si faceva mai vedere, se non per qualche strampalata occasione tra parenti, ma in mezzo al casino non 'era spazio per un po' di conversazione.

Mattia sospettava che di mezzo ci fosse la nuova moglie a cui, ovviamente, non andava a genio la ex del marito. E a rimetterci erano lui e suo fratello maggiore, come sempre.

Al biondino non piaceva quella donna, e non l'avrebbe mai convinto al 100% per il semplice fatto che avesse allontanato un papà dalla sua prole, lasciando soprattutto lui, che all'epoca della separazione aveva appena otto anni, pieno di traumi e di vuoti d'amore.

Ora aveva problemi a rapportarsi con gli altri, aveva paura di perdere tutti al primo errore, temeva di essere abbandonato, di essere lasciato solo in una sfida gigantesca che si era creato da solo con estrema dedizione, aveva paura di non essere mai veramente apprezzato, di non meritare nemmeno un abbraccio.

Per quello si era accontentato di una mezza relazione con un ragazzo che, tirando le somme, gli ricordava la freddezza del padre. Dario non era un tipo affettuoso, non lo era mai stato, e sebbene in due anni di relazione avesse trovato qualche modo impacciato di dimostrare di tenerci, ultimamente era crollato tutto. Quando si sedevano vicini per un film non lo coccolava, non lo guardava nemmeno, e quando si trovavano nella loro intimità, quelle rare volte in cui succedeva, non lo accarezzava più, non si concentrava più su di loro, ma solo sul piacere personale. Non gli aveva nemmeno più fatto un complimento, non gli aveva più detto di essere bellissimo come faceva una volta, non l'aveva più preso per mano per fargli fare una giravolta in mezzo al salotto, senza nessun motivo che non fosse poterlo guardare meglio e vederlo improvvisare un impacciato passo di danza.

La cosa peggiore era che Mattia tutto questo lo accettava per il semplice fatto che pensasse di meritarselo. Aveva fatto uno sbaglio enorme e non c'era modo di tornare indietro. Nessun altro avrebbe mai potuto colmare quel vuoto che aveva nel cuore se non Dario. Pur di averlo, si sarebbe fatto trattare di merda a testa bassa, senza tirare un fiato, senza pronunciare nemmeno una sillaba. Perché lui non aveva bisogno dell'amore di nessun altro, non voleva essere un tipo da contatto fisico. Voleva autoconvicersene.

Eppure, avere di fianco un ragazzo che aveva appena conosciuto che dimostrava di non averne mai abbastanza della sua compagnia, era complicato.

Il latinista ci aveva provato a ignorare i suoi sguardi mentre lo vedeva in lontananza, a come le sue labbra finivano tra i suoi denti mentre si parlavano, e alla sua mano che gli accarezzava il bicipite in ogni conversazione; ma proprio non ce la faceva.

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