Mattia aveva un ricordo molto nitido di suo nonno. Nonostante fosse morto già da cinque anni, ricordava perfettamente i suoi occhi verdi e i suoi capelli bianchi, candidi come la neve appena caduta in montagna, quel suo aspetto giovanile e quelle sue bizzarre canottiere che d'estate amava portare quando lavorava nei campi. Ricordava perfettamente la sua voce, sempre pimpante e con un timbro rassicurante, quasi soave. Ricordava anche il suo fischiettare mentre compieva le azioni quotidiane: lo stretching mattutino, la colazione, abbeverare l'orto, dar da mangiare alle galline, al cane e ai gatti, controllare che in cantina fosse tutto pulito e in caso, pulire, in attesa del tempo della vendemmia, il caffè e gli infiniti pomeriggi sul trattore a curare l'uva appesa agli alberi.
Quando era piccolo lo vedeva come fosse un super eroe, che metteva i regali sotto l'albero e, la mattina di Natale sul presto, suonava un campanaccio che spacciava per quelle al collo delle renne di Babbo Natale, come se l'avesse visto.
"Nonno hai conosciuto Babbo Natale?" Lui e Saverio lo circondavano per riempirlo di domande con gli occhi che luccicavano. E lui rispondeva di sì, che anche quell'anno era riuscito a beccarlo, guadagnandosi ancora più ammirazione da due nipoti che già lo veneravano.
Gli piaceva sedersi al tavolo con lui, nei pomeriggi estivi, a mangiare il panino al prosciutto che preparava la nonna ogni giorno per merenda, gli piaceva giocare ai giochi in scatola insieme, e lo beccava a imbrogliare più e più volte, gli piaceva guardare con lui quei programmi in cui qualche orientale cade dalle piattaforme, gli piaceva sedersi sulle sue ginocchia e sentirsi raccontare gli aneddoti di quando era giovane, di quando si prendeva le bacchettate sulle mani perché andava male a scuola e combinava qualche marachella, gli piaceva mangiare le caldarroste con lui, ogni autunno, gli piaceva quando gli allungava un bicchiere di vino di nascosto e quando gli diluiva il caffè con l'acqua per passare anche quel momento insieme, per farlo sentire adulto per un po'.
Amava soprattutto condividere le mansioni che faceva ogni giorno; notando che il nonno avesse un tipo di scarpe per ogni attività, il nipotino aveva messo anche le sue di scarpine, una per ogni luogo, accanto alle sue. Ora davanti al cancello dell'orto c'erano i suoi stivaletti di gomma, all'ingresso della cantina c'erano le sue scarpe con gli strap, prima del cancello del pollaio i suoi scarponcini rovinati e, prima del vigneto, le sue amate scarpe già infangate da giornate passate sulle spalle dell'anziano a tagliare i rami troppo lunghi o secchi.
Lui era il nipote prediletto, era quello che si era affezionato di più a quelle mani rugose.
Vivo nella mente del biondino c'era anche il completo nero con cui a suo nonno piaceva vestirsi per andare in paese con i suoi amici a giocare a carte, lo stesso con cui poi, anni dopo, l'avrebbe visto in quella bara, freddo e immobile, portato via dalla sua malattia.
Anni prima gli avevano tolto un polmone malato, mangiato da un tumore, e nel giro di qualche tempo aveva smesso di funzionare anche l'altro. La nonna, la zia e la mamma avevano deciso di chiuderlo in una struttura speciale: "è il posto dove vanno le persone molto malate per poter essere aiutate di più" gli aveva spiegato la nonna Fernanda, e ogni volta che andava a trovarlo, lo vedeva stanco, con il tubicino dell'ossigeno infilato nel naso, intento, come sempre, a tenersi occupato con le parole crociate.
"Eccolo il mio nipotino" gli diceva facendolo accomodare sul letto con lui. "Come stai oggi?"
Mattia andava spesso a trovarlo, quando gli impegni scolastici e sportivi glielo permettevano. Cercava sempre di portargli qualche racconto, qualcosa che lo facesse sentire come se fosse ancora nella sua casa di campagna a preoccuparsi di dare da mangiare a Pippo o a produrre un altro po' del suo vino casalingo, ma col tempo divenne più difficile. Il nonno Mario si aggravava, era sempre più magro e faceva fatica a respirare.
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Sentiero ripido
FanfictionQuesta non è una storia d'amore. Questa storia parla del percorso condiviso tra due persone, durato anni, e che forse non terminerà mai veramente. Non si parla d'amore perché alla fine probabilmente i protagonisti del racconto in questione dell'amor...