Capitolo ventidue

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"Allora a cosa brindiamo?"- la piccola Giulia era appena salita su una sedia in legno massello nera, avendo il calice ben saldo nella sua mano destra, contenente dello champagne.
La sua domande fece calare gradualmente lo schiamazzo generale dei suoi colleghi di lavoro, seduti nel medesimo tavolo.
"Io direi a questa nuova avventura che ci attende"- a risponderla fu Simone Nolasco che alzandosi, protrasse il braccio in avanti, avvicinando il bicchiere a quello dell'amica.
"Se posso...direi anche a Giulia e Marcello per il nuovo componente che nascerà nella nostra famiglia"- aggiunse Elena D'Amario, rimanendo comunque seduta al suo posto, ma alzando e scuotendo la mano libera per farsi rilevare.
"In sintesi a tutti Noi"- ricalcò Sebastian, versando lo champagne prima alla ragazza al suo fianco, nonché a Victoria, e poi nel suo calice.
"A noi!"- sollevarono tutti i bicchieri, urlando, lasciando produrre un tintinnio univoco nello scontro, durante il brindisi.
Erano in un lounge bar, alquanto sofisticato.
Le pareti decorate da mosaici tipici del periodo barocco variegati su carta da parati, ornati da foglioline oro, designate da piccole gocce di rugiada, tanto dar l'impressione di essere vere.
Erano combinati con intonaco decorato con affreschi, inserti di specchi e modanature in stucco.
Nell'ala destra del locale era posizionato un bancone dove ordinare sia il cibo che bevande, ormeggiato alle spalle da scaffali ove erano esposti degli alimenti; in quella sinistra invece, sbucava un immenso giardino.
Al centro del giardino era posizionata una fontana, costeggiata da tante piccole panchine, dipinte di un particolare blu cobalto.
Non era la sola attrazione tuttavia, c'era perfino poco più distante un pozzo e un carretto in legno, utilizzato negli anni antecedenti per farsi trainare dai cavalli.
Ma ciò che suscitò maggior interesse per Victoria fu il pavimento di quel lounge bar.
Da una parete di vetro nasceva una piccola sorgente che defluiva fin sotto i piedi, incorniciata da tante piccole ninfee, ricoperte da lastre cristalline per permettere loro di camminarci sopra.
La musica non mancava essendoci perfino un piccolo piano bar, lì dove si aveva persino voglia di cimentarsi nel karaoke.
Sebastian costrinse Vic a cantare insieme a lui, tirandola per un braccio nel centro della sala, tanto da rischiare di cadere a causa dei tacchi brillantati, abbinati alle sue spalline del crop top in ecopelle nero.
Il miglior duo furono però Simone e Giugiulola, non tanto per musicalità, piuttosto perché divertivano e sapevano coinvolgere l'intero corpo di ballo dei professionisti.
Victoria non aveva mai avuto l'occasione di interloquire maggiormente, come quella sera con Francesca Tocca e Beatrice Mechilli fino dall'ora, in cui si trovarono a sorseggiare, accanto al bancone un Blue Lagoon.
Rispetto agli altri erano più introverse e riservate, diversamente da come potesse trasparire nella danza.
Venne perfino Andreas Müller, colui che propose il lounge bar, seppure non si potesse esibire nel serale a causa di un infortunio.
Oltre Amici fuori, quasi tutti avevano anche altri progetti e spettacoli da preparare ma quel programma era speciale, il loro luogo.
Riusciva a rendere protagonisti tutti.
E si sentivano così fortunati.
Quella festa era necessaria e assolutamente fondamentale.
Ovviamente c'erano rapporti meno uniti e quelli più, ma erano un'ottima equipe.
A fine serata Victoria ricevette un regalo da Elena non aspettandoselo, il suo libro.
Ma ciò che la fece commuovere fu la sua dedica in prima pagina:
"Ricordo ancora il tuo visino durante uno dei tuoi primi giorni a Novembre negli Studios di Amici.
Ti sembrerà strano ma osservandoti ho potuto costatare quanto tu sia cresciuta.
Certo sei tanto apprensiva, chiusa, insicura e esitante ma spesso sono delle doti nel nostro lavoro.
Hai saputo farti volere bene e a volerci bene.
Sappi che nel mio cuore saranno indelebili i nostri pomeriggi a provare e montare le coreografie, e anche i giorni in cui nella saletta relax io speravo di tirarti delle frasi o tentavo di farti sfogare per darti un aiuto da amica o sorella maggiore ma evidentemente non ci sono mai riuscita come Lola.
Confido nell'esserne in grado in futuro poiché tengo veramente a te e alla nostra amicizia.
Un in bocca al lupo per il nostro serale e spero che questo libro possa essere un bel regalo.
Ti voglio tanto bene baby
-Elena"
Vic era molto più bassa di Elena e nell'abbraccio la seconda condusse una mano tra la sua chioma, lasciando che il volto si posasse sul suo petto.
Nel vederla commuoversi alla lettura della sua dedica, scherzandoci le disse :"Uh che bello allora in qualche modo ci sono riuscita anche io a farti sfogare o rivelare i tuoi sentimenti"- ricevendosi una lieve risata, scuotendo il capo dalla ragazza.
Quella sera Lola ospitò a casa sua Victoria, Sebastian e Umberto.
Il ritorno fu parecchio comico.
La pioggia ricadeva incessante in quelle strade di Roma, ricoprendo quasi tutto intorno a loro.
Avendo i tacchi, per agevolare i movimenti e giungere prima a destinazione Sebastian prese Victoria sulle spalle, mentre Umberto Giulia.
"Così mi sento Supergirl"- affermò la ragazza con la frangetta, serrando un pugno in avanti, lasciando che i suoi capelli ormai zuppi ondeggiassero all'indietro, mentre il biondo tentava di correre o almeno di produrre dei passi maggiormente più lunghi.
Erano partiti col voler ritornare il prima possibile a casa fino a quando i due ragazzi non si sfidarono in una battaglia su chi arrivasse per primo.
Ad un tratto però si riposarono e ripararono sotto un pino, dando l'opportunità alle ragazze di sfilarsi i tacchi dai piedi.
Vennero però presi alla sprovvista, siccome d'improvviso le due iniziarono a correre scalze, avendo tra le mani le proprie scarpe.
"Mi sa che arriviamo prima noi"- gridò Vic, aumentando man mano la velocità .
La pioggia e l'aria fresca continuava a scorrere sempre più forte sui loro corpi ma non arrestavano la corsa.
Correvano diretti verso il buio che si confondeva nei grattacieli illuminati della città.
Il lasciarsi andare, scordando le angosce.
Quell'istante era la bellezza dei loro anni.
Gli anni della spensieratezza, i migliori della vita.
Del vivere con semplicità.
Essere grandi ma agire come degli infanti.
Dei gesti spontanei e apparentemente insignificanti che non lasciano dubbi sulla loro bellezza.
Di notti che non ritorneranno più.
La paura di non lasciar al mondo un segno e che il proprio nome venga perduto nell'oblio.
Ma l'importanza di essere veri per essere amati da chi si ritiene speciali.
Vic chiuse gli occhi, avendo memorizzato la strada davanti a sé dritta.
Il battito accelerava e il sangue pulsava nelle vene.
Sorrideva e rideva perché era felice.
In mente si riflettevano come dei flashback alcuni dei suoi amici, compresi coloro con cui era, suo padre e Christian.
Erano tutti loro le sue persone.
Coloro che stavano caratterizzando uno dei periodi migliori della sua esistenza, che sarebbero rimasti incisi sulla sua pelle, come delle cicatrici.
Umberto la raggiunse, afferrandola per il bacino ma invece di superarla intrecciò la mano nella sua per farle produrre un giro su stessa, quasi come se stessero danzando.
Riunirono le loro mani per girare intorno insieme, ripetutamente, quasi in un girotondo nel quale si unificarono anche gli altri due ragazzi, saltellando come voler sfiorare il cielo.
Non avevano bevuto tanto, in verità.
Erano soltanto incorreggibili.
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