Capitolo 5

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Abbiamo mangiato in hotel, e ci stavamo preparando per l'incarico.

Mason si stava allacciando la cintura ed era a petto nudo. Io stavo cercando di allacciare il vestito.

Non riuscivo a staccare gli occhi dal corpo tonico di Mason. Perché diavolo avevamo problemi anche qua...

Mi strinsi il corpetto lasciando in mostra il mio seno abbastanza pronunciato, mi misi la collana e gli orecchini, mi truccai e come scarpe misi dei tacchi neri con la suola rossa.

I capelli, sotto consiglio di Mason, li legai un una stretta coda alta.

Misi le pistole e i coltelli negli scomoparti nascosti del vestito.

Mason stava cercando di allacciarsi la cravatta. Io ridacchiai e andai davanti a lui.

"Certo che non è difficile fare su una cravatta" dissi mentre svolgevo i passaggi. Lui borbottò qualcosa e poi appena abbi finito mi strinse dalla vita.

Annusò il mio odore dall'incavo del mio collo e mi guardò "stai attenta, non voglio più vedere una ferita su di te" mi disse serio. Io gli allacciai le braccia al collo "niente atti di eroismo, ne entriamo insieme e ne usciamo insieme" dissi io seria. Lui annuì rimettendosi la maschera.

Mi prese per mano e scendemmo alla macchina.

Arrivammo venti minuti dopo. Davanti a un locale sulla spiaggia. Era deserto da fuori, e soprattutto isolato dalla città.

Mason mi aveva comunicato che la sua squadra era già li per ogni evenienza e che al primo sparo sarebbe entrata.

Mi prese per mano e mi guardò bene. Come se fosse l'ultima volta...

Si rimise la maschera, e così feci io. Mi portò su un sentiero di legno pulito che conduceva al locale.

Entrammo.

C'erano diversi uomini, giocavano a poker, fumavano, si facevano di coca o bevevano.

"Mason William" disse un uomo sulla trentina, abito da sera, capelli puliti e in ordine, una leggera barba sul viso e occhi neri come il carbone.

"Sebastian" replicò Mason indifferente e quasi annoiato. Si avvicinò a noi non togliendo lo sguardo da me. Io lo guardai non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, mento alto e sguardo duro.

"Olivia Lois" disse Sebastian sorridendo, io non risposi mantenendo il mio sguardo su di lui "o perdonami, non mi sono presentato, io sono Sebastian Wittmore" disse facendo un inchino teatrale "condoglianze per tuo padre" disse poi.

Sapevo cosa stava cercando, un mio punto debole, un qualcosa con cui potermi domare.

"Ti ringrazio" dissi indifferente. Lui mi guardò sospetto per qualche secondo "beh sediamoci" disse lui scortandoci.

Non si girò di spalle, era intelligente.

Ci sedemmo su dei divanetti con un tavolo lussuoso al centro. Mi guardai in giro. Gli uomini che si facevano di coca erano i primi a dover essere uccisi. Erano i più fuori controllo, quelli che non riuscivi a prevedere.

"Olivia ho sentito delle tue gesta fin da qui" disse Sebastian facendomi riportare l'attenzione su di lui "ah si?" chiesi io curiosa alzando le sopracciglia "si, la figlia prodigio che si trasforma in una macchina omicida" disse guardandomi con quell'aria indagatrice e divertita.

"Mi dovrai perdonare ma io non so nulla sul tuo conto" dissi. Dovevo cercare di capire meglio come fosse lui, e che modo migliore se non colpire l'ego di un uomo?

"Perdonata. Io sto dietro le quinte, non mi piace stare sul campo di battaglia" disse lui usando una metafora.

Era una sorta di giustificazione? dovevo continuare a pressarlo "di cosa ti occupi? Droga, armi, soldi, ragazze..." chiesi io alzando le sopracciglia "bambini" disse tranquillo.

Afterlife - Sequel di Mafia in love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora