Esperimenti

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La stessa sera, Hisashi presentò suo figlio a il dottore della struttura. Izuku si sentì spaesato, aveva capito subito che il padre era felice per il quirk, ma il suo sguardo lo aveva spaventato.
Il dottore lo visitò e verificò l'esistenza del quirk del piccolo e, quando capì che Hisashi diceva la verità, un sorriso gli si stagliò sul viso.

Il giorno dopo trasferirono Izuku in una struttura a parte, il piccolo era spaventato, ma in qualche modo il padre lo rassicurò.
Cominciarono con piccoli tagli su braccia e gambe, e qualche esame del sangue, volevano capire come funzionava il quirk del ragazzo o almeno, così gli avevano detto.
Eppure, giorno dopo giorno, i tagli si trasformarono in operazioni e, gli esami del sangue in ignezioni.

Ormai solo sua madre lo chiamava Izuku, al laboratorio era "soggetto numero 1", il verdino non era riuscito a confessare a Inko cosa gli stessero facendo, sapeva quanto amasse suo padre, e sapeva che se avesse saputo qualcosa le si sarebbe spezzato il cuore, si sarebbe sentita in colpa.
Suo padre, si allontanò sempre più da lui; in un anno, lo aveva visto solo 1 volta, nonostante vivessero a pochi metri di distanza.
Dopo un anno e mezzo di esperimenti si suicidò, lasciò una lettera dove si scusava con il figlio per ciò che gli aveva fatto, ma quando Izuku la lesse non provò niente, quell'uomo per lui era ormai un estraneo.
A Inko dissero che era morto in missione, le si spezzò il cuore, Izuku voleva tornare a casa, ma non glielo permisero, "solo visite controllate", così gli dissero.
Eppure, quando il figlio comunicò alla madre che la sarebbe andata a trovare, lei glielo impedì, il suo viso le avrebbe ricordato troppo Hisashi.

Così passarono gli anni, aveva 10 anni quando gli esperimenti terminarono.
Lo avevano torturato in quella struttura, aveva più cicatrici che lentiggini e, ormai, conosceva il dolore più del piacere.

Lo spostarono in un altra struttura, lo avrebbero allenato, così gli era stato detto e, come gli era stato insegnato, lui aveva seguito gli ordini senza discutere.

Si allenò con un istruttore, 5 giorni su 7, per 1 anno e mezzo. Allenamento Muscolare, coltelli, armi da fuoco, poligono di tiro, manipolazione, le sue giornate seguivano un ritmo costante e ripetitivo.

All'età di 9 anni conobbe i suoi più grandi amici, Alex, Michael, Eve e Tara.
Erano le prime persone della sua età,  con cui il piccolo parlò, dopo 3 anni, e dentro di lui si riaccese qualcosa.

Li avevano fatti conoscere così da formare una squadra di soldati, "prendili da piccoli e avrai la loro fedeltà", era questo il principio del progetto Daimon.
Volevano dei mercenari, e con il passare dei mesi lo diventarono.
Li mandarono in America, in Europa e Africa, in poco tempo, tra missioni e incarichi, Izuku e la sua squadra avevano girato quasi tutto il mondo.

Tutti sapevano tutto l'uno dell'altro,

Alex era stato addestrato a Tokyo, suo padre era stato un villain e la madre, pur di non perdere la propria reputazione, aveva ceduto suo figlio ai militari.

Michael veniva da una famiglia di militari, quando aveva scoperto di non possedere un quirk, aveva deciso di aderire al progetto.
I suoi genitori non ebbero niente da obbiettare.

Eve era particolare, era un'orfana e, allo spuntare del suo quirk, il governo le mise gli occhi addosso. Izuku non capi subito se era una ragazza o un ragazzo, poi durante una missione, lei stessa confessò di non averlo capito neanche lei, e si dichiarò felicemente genderflud alla tenera età di 11 anni, chiedendo ai compagni di usare i pronomi they/them.

Ed infine, Tara, appena Izuku la vide gli ricordò Inko; insieme a Michael era la più grande del gruppo, aveva 12 anni quando si conobbero, e nonostante non si conoscessero li aveva avvicinati tutti, come una madre fa con i propri figli.
Era una bambina quando i terroristi la catturarono, i suoi genitori vennero uccisi davanti ai suoi occhi, la tennero con loro qualche mese, poi i militari la liberarono e la portarono con loro.

E Se Alla Fine Volessi Solo Essere Felice? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora