4. Famiglia

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La fine della scuola arrivò all'improvviso in un'estate che avanzata lentamente, tra i venti freschi che iniziavano a scaldarsi e il sole che diventava poco a poco più brillante. Rafal e Rhian erano tornati a casa da un paio di settimane, ma probabilmente non sarebbero bastati mesi scrollarsi di dosso quell'anno di volti nuovi, magia e castelli. Rafal, potendo, sarebbe ripartito immediatamente. Tornare in quella angusta, mediocre casa era stato come venire rinchiuso in una gabbia per uccelli, lontano da tutto ciò che aveva imparato ad amare durante quei mesi. Almeno, però, la sua monotonia non sarebbe durata troppo. Al contrario di Rafal, a Rhian non erano la scuola e i libri a mancare: il suo primo anno all'Accademia era stato molto movimentato dal punto di vista delle relazioni interpersonali. Più di qualsiasi anno della sua vita, sicuramente. Rafal non poteva negare di essere fiero di lui, per quanto si potesse essere fieri del minimo indispensabile.

«State insieme da meno di un mese e già la inviti a casa?» Non poteva comunque evitare di prenderlo in giro. «A quando il matrimonio?»

«Ci conosciamo da un anno, e prima di stare insieme eravamo amici» si giustificò Rhian. Poi si fece di colpo più serio: «E poi Megan ha bisogno di una vacanza.»

Rafal non aveva decisamente chiesto alcuna delucidazione sullo stato emotivo di Megan, nè ne aveva bisogno. L'ultima volta che aveva visto quella ragazza, lei stava avendo un esaurimento ed aveva palesemente litigato con Rhian... screzio che sembrava ora magicamente risolto. Le relazioni amorose operavano in modi misteriosi, incomprensibili al cinico cuore di pietra di Rafal. Non che lui fosse così sorpreso della notizia: ormai avrebbe potuto scrivere un saggio di mille pagine su Megan. Non vedeva l'ora che arrivasse, così forse Rhian avrebbe smesso di tormentarlo parlando per ore del colore esatto dei suoi occhi o del suo succo di frutta preferito.

«Basta che non debba assistere alle vostre smancerie per tutta la settimana» concluse Rafal.

«Non dirmi che non ti è mai piaciuto qualcuno...» lo stuzzicò Rhian con un sorrisino canzonatorio.

«No» rispose seccamente.

«Non ci credo! Neanche a scuola?»

«I miei compagni sono tutti brutti e fastidiosi, e non parlo con nessun Sempre eccetto te... e ora Megan, suppongo. A proposito, quanto ho tempo prima che questa ragazza mi rubi mio fratello?»

«Arriva oggi pomeriggio, te lo dico da una settimana» borbottò Rhian aggrottando la fronte. Ecco, un altro eccessivo slancio emotivo causato da Megan. Rafal non lo vedeva così contrariato da quando una volta aveva suggerito -scherzando, si intende- di cucinare uno dei pennuti a cui faceva da madre adottiva.

«Va bene, va bene. Basta che non tocchi le mie cose. Tanto ho da fare.»

Rhian si accigliò ancora di più.
«È estate, cosa devi fare?»

«Compiti.»
Rafal non pensava fosse ancora il momento per spiegargli cosa riguardavano i suoi compiti, specialmente ora che Megan stava per arrivare.

«Compiti delle vacanze?» esclamò Rhian. «Davvero? Non siamo bambini.»

Rafal alzò le spalle.
«Devono farci odiare il mondo in qualche modo.»

Rafal stava per continuare con un secco arrivederci e andarsene, ma cambiò idea. In fondo sarebbe stato bello passare qualche altro minuto da solo con suo fratello.

«Vieni,» disse infine, ancora fermo sulla soglia, «aiutami a sistemare la stanza.»

Evidentemente l'idea di Rhian di aiutare era girare per la stanza e guardare fuori dalla finestra, ignorando completamente il letto disfatto. Rafal sospirò rumorosamente, sensa ricevere alcuna risposta, poi prese il suo baule da sopra l'armadio e iniziò a tirarne fuori il contenuto.

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