|Epilogo| Sangue

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C'erano una volta due gemelli, uno Buono e uno Cattivo.

Sì, è così che si potrebbe cominciare a raccontare questa storia: un'immagine di come iniziò, ma anche una profezia sulla sua fine. 
Non è l'inizio di una fiaba, non nel modo tradizionale. È un pezzo di storia. Ma in fondo, nella Selva, le due cose si sovrappongono; in ogni modo oramai tutti, Mai o Sempre, vecchi o giovani, hanno sentito una versione di questa vicenda. Per questo mi duole enormemente dirvi che la maggior parte delle versioni che vengono raccontate sono quasi del tutto sbagliate.

Lo so, ora starete attendendo spiegazioni, starete fremendo per sapere come è andata davvero a finire... ma prima, ve ne prego, fatemi fare una piccola precisazione. Non parlo mai di me, è vero, ma in questo momento lo ritengo necessario. E, dopo tutto, questa non è una storia come le altre.

Tutti pensano che io controlli il destino, ma ciò non è completamente accurato. Vedete, io ho voce in capitolo solo su chi dei due vincerà, se il Bene o il Male. Anzi, più precisamente, su chi sopravvivrà. Ma se questo è positivo o negativo per chi vive la Fiaba, io non lo posso sapere, nè tantomeno posso decidere come si arriverà al finale. Il mio compito è semplicemente quello di mantenere l'Equilibrio, niente di più e niente di meno.
Soprattutto, non posso scrivere di nessun Gran Maestro, se non per il loro Giuramento. Chiedo loro di essere neutrali, quindi lo devo essere anche io. Chiedo loro di proteggermi, e in cambio io tento di proteggere loro. Insomma, io non sono un autore ma un semplice cronista.
Però devo ammettere che, se avessi potuto decidere, questa storia non sarebbe mai finita così.
Comunque non mi ritengo colpevole: ho creato quel giuramento perché sapevo che, a quel tempo, i ragazzi avrebbero potuto mantenerlo. Lo faccio sempre, ma i Gran Maestri sembrano sempre trovare il modo per deludermi...

Ma questo già lo sapete, quindi è inutile divagare ancora. Ora manca solamente il finale della nostra vicenda, l'unica parte che tutti conoscono, pur non conoscendola affatto. Lo scontro decisivo. Ve lo starete già immaginando: forza, azione, mirabolanti magie... Bene, mi dispiace dovervi deludere nuovamente.
La guerra non fu finita da un duello leggendario nè da un cataclisma. Fu finita da una conversazione tra due fratelli, nel silenzio della notte. Fu finita da un abbraccio.

L'aria era fredda, quella sera, fin troppo per quel luogo e per quel tempo. Ma, dopo il gelo della casa a Piane Ghiacciate, era comunque un balsamo per le mani intorpidite di Rafal. E non solo quella: ogni singolo dettaglio, dal bagliore della Torre illuminata dalla luna al suo riflesso frammentato sulle acque del lago, lo confrontava. Era a casa, stavolta per davvero. Avrebbe salito le scale e sarebbe stato di nuovo nel luogo a cui apparteneva. Avrebbe acceso il fuoco, luminoso e scoppiettante, magari avrebbe tirato fuori qualche bicchiere per festeggiare.
Festeggiare... Solo in quel momento, riflettendo su quei particolari insignificanti, si ricordò di che giorno fosse. Era la metà di marzo, vicinissimo al compleanno suo e, quindi, anche a quello di Rhian. Una piacevolissima coincidenza: le stesse stelle che avevano visto nascere i gemelli avrebbero assistito alla morte di uno di loro e alla rinascita dell'altro. Un altro tassello del destino che si adagiava al suo posto.

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