7. Perla Nera

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Non puoi rimanere rinchiuso qui tutto il giorno.
Era l'ennesima volta che Megan gli ripeteva la stessa cosa. Ogni volta Rhian annuiva e la assicurava che sarebbe venuto alla lezione successiva, ma non aveva ancora mantenuto la sua promessa. Era la fine del terzo anno, era ora di prepararsi per le missioni del quarto. Un tempo Rhian era stato entusiasta al pensiero di affrontare la sua missione, ma in quel momento l'avventura era l'ultima cosa a cui voleva pensare.
Tutto in quella faccenda lo inquietava: innanzitutto, il modo in cui era venuto a saperlo. Una volta che era arrivato in sala comune, la voce si era sparsa per tutta la scuola del Bene, e in qualche modo si era estesa anche al Male. Era stata una studentessa a scoprirlo per caso da una conversazione del Preside Denman, che non l'aveva presa affatto bene. I professori cercavano di andare avanti come se nulla fosse successo, ma gli studenti non facevano altro che bisbigliare tra di loro. Ed era proprio l'atteggiamento degli insegnanti a insospettirli: le spiegazioni erano vaghe e contraddittorie, quindi i mormorii degli studenti si infittivano sempre di più nel tentativo di riempire i buchi.

Solo quando Gran Maestro proclamò un'assemblea speciale, Rhian decise finalmente di uscire dalla sua stanza. Che avesse scoperto qualcosa? O li aveva convocati per annunciare il peggio?
All'ora stabilita tutti gli studenti presero posto, in silenzio, finché non rimbombarono dei passi. Niente effetti speciali, niente luccichini. Il Gran Maestro entrò sorridendo, in netto contrasto con lo stato d'animo del resto della sala.

«Buongiorno!» salutò.

Gli studenti ricambiarono il saluto, scambiandosi occhiate confuse. Il Gran Maestro scrutò attentamente gli spalti, senza dire una parola. Rhian ebbe la strana impressione che il suo sguardo si fosse posato su di lui. Poi, finalmente, il Gran Maestro iniziò il suo discorso.

«Arriviamo subito al punto:» esordì con tutta la calma del mondo, «i vostri compagni sono scappati, e nessuno qui è riuscito a fermarli, nemmeno io. Quindi dubito che valga la pena sprecare forze nel cercare qualcuno che non vuole essere trovato.» Fece una piccola pausa, come per far metabolizzare al suo pubblico ciò che aveva appena detto, o forse per scegliere come continuare. Rhian non riusciva a decifrare la sua espressione da lontano, ma ora riusciva a sentire che la sua voce era leggermente incrinata. «E poi sono sicuro che per la maggior parte di voi non è cambiato nulla: la vostra vita andrà avanti e proseguirete le vostre preziose missioni come al solito. Quindi direi che non c'è molto altro da dire.»

Il Gran Maestro camminò via dal palco come se nulla fosse successo. Gli altri professori non sembravano condividere la sua tranquillità, e Rhian ancora di meno. Per un lungo attimo gli studenti rimasero immobili, poi vennero frettolosamente congedati dai professori. Rhian guardò indietro, cercando di scrutare il Gran Maestro per un'ultima volta, come se ciò potesse aiutarlo in qualche modo a capire cosa gli passasse per la testa.

Sì, pensò, qui c'è decisamente qualcosa di strano.

Anche a distanza di giorni, tutti erano ancora preoccupati per la storia di Azar e degli altri. Ironico, ora che era scomparsa era più popolare che mai. A Rafal non poteva importare di meno. Il Gran Maestro, per una volta, aveva ragione: probabilmente era già morta stecchita nella foresta. L'unica pecca di quel discorso era il modo in cui il suo menefreghismo e la sua incompetenza mettevano in imbarazzo la scuola. Non che fosse cambiato molto dal solito, ma ora il Gran Maestro sembrava impazzito completamente.
Ma tanto quello non era un problema di Rafal. Tra poco sarebbe uscito da quella scuola, e allora la vita vera sarebbe iniziata. Più di tutto era Rhian a preoccuparlo. Ora lui lo ignorava. Era davvero ancora arrabbiato per la storia degli anelli? Ormai avrebbero già dovuto fare pace. Gli dava fastidio non sapere che cosa passasse per la testa di suo fratello. Però forse qualcuno poteva dirglielo. Ebbe la fortuna di trovare quasi subito quella persona nella folla della mensa.
«Ho bisogno di chiederti una cosa» esordì quindi.

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