Rafal aveva sempre odiato le foreste, perchè comprendevano tutto ciò che più gli dava fastidio: la sporcizia, il rumore, il disordine e le pessime idee di suo fratello.
Ma, puntualmente, il suddetto fratello trovava un modo per trascinarcelo dentro.
Allora perché sei venuto con me?, gli chiedeva sempre Rhian.
Perché sono tuo fratello e devo aiutarti, e perché non voglio che mamma mi uccida per averti lasciato morire da solo in un bosco, era la solita risposta. Come succedeva sempre dopo quel teatrino, Rhian aveva riso e continuato a camminare davanti al fratello.«Cosa stiamo facendo, esattamente?» chiese Rafal, sempre più stanco e infastidito.
«Stiamo passando un piacevole pomeriggio in famiglia» rispose Rhian senza voltarsi, scrutando tra le fronde degli alberi.«E nel mentre stiamo facendo una buona azione» aggiunse poi guardando suo fratello.
«Io mi sto rovinando le scarpe per un uccello, ecco cosa sto facendo» sbuffò Rafal.
«Le tue scarpe non sono vive.»
«Nemmeno quel pennuto sarà tanto vivo, a quest'ora.»
Rhian gli rivolse uno sguardo offeso e controllò la grande tasca posteriore del suo cappotto. Il pettirosso era profondamente addormentato e sembrava in salute, però non era ancora in grado di volare per lunghe distanze. Lo aveva trovato ferito nel suo giardino, e si era sentito in dovere di aiutarlo: per fortuna, sua madre aveva esperienza negli incantesimi curativi. Per quanto Rhian avesse iniziato ad affezionarsi, sapeva benissimo che la cosa migliore era riportarlo a casa.
«Starà benissimo, se riusciamo a riportarlo al suo nido» aggiunse sottovoce.
Per amore di suo fratello, Rafal decise di non controbattere. Quella fissazione morbosa con le creaturine ferite era solo un'altra delle cose che non avrebbe mai capito (nè sopportato) di lui. I due ragazzi erano gemelli identici, ma non avrebbero potuto avere caratteri più diversi: Rhian sognava di boschi fatati e piccole avventure, Rafal sognava di sontuosi castelli e di una corona sul capo. Rhian aveva un grande cuore ma nessuna grazia nell'esprimere qualsiasi concetto in forma verbale, Rafal avrebbe parlato per ore con gente di cui non gli importava nulla. Rhian aveva un legame affettivo con quel suo cappotto blu troppo grande che aveva visto giorni migliori, Rafal aveva una dignità. Così diversi, ma comunque inseparabili.
Quella volta, Rhian lo aveva trascinato in un'altra delle sue escursioni, mentre Rafal avrebbe preferito essere in camera sua a leggere un buon libro.Per fortuna, i gemelli conoscevano bene quel bosco (o almeno Rhian lo conosceva). Si trovava proprio dietro la loro abitazione, un piccolo cottage ai limiti delle Piane Ghiacciate. Sarebbe stato semplice e veloce tornare a casa, o almeno Rhian lo sperava. Di certo sentire Rafal continuare a lamentarsi del fango o di rumori sospetti non lo aiutava.
«Spiegami.» Rafal ruppe il silenzio. «Hai un'idea di dove viva quel pennuto? O siamo venuti qui a vagare senza motivo?»
«So com'è fatto il nido di un pettirosso. Saremo a casa in un attimo.»
«Fantastico» sbuffò l'altro ragazzo in un finissimo esempio di sarcasmo. «Sai anche come ha fatto questo coso a cadere così lontano dal suo nido?»
«Ha volato, naturalmente. E poi si è ferito» spiegò Rhian come se stesse parlando a un bambino di cinque anni particolarmente irritante. Apparentemente chi insultava gli animali, secondo lui, non si meritava la sua solita gentilezza.
«Ok, detective. Hai anche qualche formula magica per localizzare i nidi?»
«Non ci vuole un genio. Solo un po' di concentrazione.»
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Il Proprio Sangue
FanficIl Gran Maestro Cattivo è un'ombra: vede tutto ciò che accade nella sua Accademia, le sue dita raggiungono ogni luogo e le sue parole raggiungono ogni animo. I suoi occhi sono freddi, la sua bellezza un inganno. Ma prima di essere un'ombra era un uo...