CHAPTER 9

1.6K 116 83
                                    

passò anche giovedì. in quei giorni mangiai veramente poco. infatti alla terza ora, mi sentii male, e fui mandata a casa. ero pallida, disidratata, e avevo anche un po' di febbre. mia mamma mi preparò quindi un pranzo coi fiocchi. fece i cheeseburger con il bacon, e mi portò anche della coca cola. la sera stessa già mi sentii meglio.
arrivò venerdì, e io ancora non avevo parlato con Eddie, e lui non era ancora tornato a scuola.
come al solito, ogni mio pensiero era rivolto a lui. mi mancava, Dio se mi mancava. mi mancavano i suoi capelli, la sua risata, il suo profumo.

alla fine delle lezioni, dopo aver salutato i miei amici, tornai alla mia bici, intrapresi la strada per tornare a casa, ma qualcosa mi bloccò.
"basta, non posso più aspettare" pensai. cambiai strada, e mi diressi verso l'abitazione di Eddie.
non appena arrivai, lanciai la bici sul prato e bussai alla porta. bussai una, due, tre volte.. quando finalmente qualcuno mi aprì, era lo zio
«oh ciao Stella» disse un po' sorpreso di vedermi
«salve. scusi, Eddie è in casa?»
«no, è uscito un paio d'ore fa senza dire nulla»
«ah, va bene, grazie comunque» mi girai per andarmene, un po' delusa.
«conoscendolo, starà al lago degli innamorati a fumare» mi urlò alle spalle l'uomo.
«ok, grazie mille»

cominciai a pedalare in fretta verso il lago, ma quando arrivai, sulla riva non c'era nessuno. mi guardai intorno, magari stava nel bosco, ma mi non lo trovai. ad un certo punto guardai verso il lago, e notai che la barchetta che c'era di solito appoggiata sulla riva, era arrivata quasi fino al centro del lago, e mi parve come se del fumo uscisse direttamente dalla piccola barca.
«EHIIII» urlai, ma nessuno rispose «EEEEEEHIIIIIII» la barca si mosse, come se ci fosse qualcuno dentro. urlai di nuovo «EEEHIIIIII TUUUU, SULLA BARCAAAA» all'improvviso sbucò una chioma capelluta. vidi che si girava da tutte le parti per capire chi stava urlando, finché non si girò verso di me, e si rimise giù.
«EDDIEEEEE» non ricevetti risposta «EDDIE DOBBIAMO PARLARE» ancora nessun cenno. esitai per un attimo. poi posai la borsa e la bici per terra, mi tolsi scarpe, calzini, e pantaloni e con addosso solo la maglietta e l'intimo, misi i piedi nell'acqua. nonostante fosse quasi estate, era ancora fredda, ma in quel momento non mi interessava. cominciai a camminare verso il largo.
«cazzo Eddie, se non mi parli dopo questa io ti ammazzo» dissi tra me e me. più andavo avanti, più l'acqua si faceva profonda e scura, e io non sapevo nuotare. arrivai al punto massimo in cui riuscivo a toccare il suolo melmoso del lago.
«EDDIE, CAZZO!» ancora nessuna risposta. presi coraggio, e provai ad andare un po' più avanti. poi d'un tratto, il buio totale.

*Eddie's pov*
di punto in bianco, smisi di sentire la sua voce. anche se non me la sentivo di affrontarla, mi preoccupai. così mi affacciai alla barca, e non vidi nessuno. in lontananza notai la sua bici per terra, ma di lei nessuna traccia, finché non vidi delle strane bolle in acqua, a pochi metri da me.
«oh cazzo, Stella!» non ci pensai due volte a buttarmi in acqua e immergermi. "cazzo cazzo cazzo" pensai mentre provavo a tirarla fuori dall'acqua. non si muoveva, e sprofondava sempre di più. stavo per finire il fiato, ma non potevo lasciarla affondare ancora. feci un ultimo sforzo e riuscii ad afferrarle un braccio. la tirai verso di me, e tornai a galla il più in fretta possibile. mi appoggiai alla barca per farla sbilanciare da un lato e farla salire, e poi salii anche io.

«Stella svegliati ti prego! STELLA!» la scossi parecchio, ma non dava segni di vita. le misi le mani sul petto per farle uscire l'acqua dai polmoni, ma ancora nulla, nessuna reazione, così decisi di fare anche la respirazione bocca a bocca.
dopo svariati tentativi, tossì, e uscì tutta l'acqua che aveva nei polmoni
«Stella ma che cazzo fai? sei matta per caso?» ero spaventatissimo, tanto che mi misi a piangere e la abbracciai.
«Eddie..» disse ancora un po' rintontita «ti.. ti devo parlare» mi sussurrò
«riprenditi prima. torniamo indietro così ti porto un asciugamano» annuì.
misi in moto la barca e tornammo a riva. scendemmo dalla barchetta e la feci sedere per terra. entrai a casa del mio amico, Rick Spinello, e presi un paio di asciugamani e una coperta, per poi tornare indietro. le appoggiai sulle spalle uno dei due asciugamani, e l'altro lo misi io. mi sedetti accanto a lei, e poggiai la coperta che avevo preso su di noi.

ancora un po' sconvolti entrambi, ci furono diversi minuti in cui nessuno dei due aprì bocca.
«vuoi?» le dissi per rompere il ghiaccio mostrandole un pacchetto di sigarette contenente anche dell'erba che avevo trovato a casa del mio amico. lei annuii, così l'accesi, e ce la smezzammo.
«non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere, capito? mi hai spaventato tantissimo, stavo per avere un infarto e tu stavi affogando» mi incazzai
«scusami» disse a bassa voce
«non ti devi scusare, basta che non lo fai più queste cazzate» lei annuì

restammo silenzio di nuovo per qualche minuto.
««senti»» dicemmo insieme
«dimmi» fece lei
«ok.. perché mi hai ignorato ieri quando sono passato da te? ho sbagliato qualcosa? non volevi? non ti è piaciuto? tu sei sentita a disagio? ci hai ripensato?»
«sono venuta apposta per scusarmi per ieri»
«ok, scuse accettate stavolta, ma mi spieghi che è successo?» non rispose.

dopo qualche secondo continuai «senti, lo capisco. è successo tutto molto in fretta. è stata un'escalation di emozioni a non finire sabato sera, io ero ubriaco, te pure, e se ti ho fatta stare male in qualche modo, mi dispiace. non era mia intenzione. sono due giorni che non faccio altro che pensare a quello che è successo tra noi, al perché tu mi abbia ignorato. in realtà sono giorni che non riesco a non pensarti, e non capisco. non capisco cosa mi sta passando per la mente, non so come comportarmi, non ho la più pallida idea di quali emozioni io stia provando. sono stato male solo all'idea di averti fatto qualcosa di male senza rendermene conto. sei l'unica che ormai mi sta vicino, e il pensiero di averti persa così, mi devasta. ogni secondo, ogni minuto, ogni ora del giorno e della notte, io penso a te. penso a quanto in così poco tempo sia successo di tutto, iniziando da uno stupido scherzo per poi finire a letto insieme. sono un mostro» mi zittii notando che lei sembrava non stesse neanche ascoltando. guardava fisso il vuoto, come se fosse completamente immersa nei suoi pensieri. talmente immersa da non sentire neanche una mia parola.

quel silenzio stava diventando a dir poco assordante. i minuti passavano, e nessuno dei due proferì di nuovo parola. quel silenzio però, valeva più di mille parole per me. era come se, senza fiatare, avesse confermato tutto. sentii i pensieri negativi avvolgermi la mente. "e se l'avessi persa?" "sono sicuro che mi odia" "non dovevamo cazzo, non dovevamo". ormai nella mia testa sentivo solo la sua voce che mi ripeteva che mi continuava a ripetere che non voleva starmi vicino, che avevamo sbagliato sin dall'inizio, che tutta questa storia iniziata per gioco, è stata un'enorme cazzata, che io non ero altro che un ragazzino stupido, che non valevo nulla, e che aver fatto sesso con me fosse stata la cazzata più grande, dopo l'avermi conosciuto.

*Stella's pov"
ero io il problema. per una scopata, ho fatto del male a Eddie. non mi perdonerò mai per aver perso la sua stima. l'avevo fatto soffrire per le mie stupide paranoie del cazzo. sono un mostro. sono un mostro, un mostro, un mostro! lui teneva a me, ci teneva veramente, come io tenevo a lui, e sono riuscita a distruggere l'unica cosa che faceva stare bene. ho deluso e allontanato l'unica persona per cui avevo cominciato di nuovo a provare sentimenti. non riuscivo neanche a parlare per quanto sentivo la mia mente affollata e contorta dai sensi di colpa.

ad un certo punto mi sdraiai a guardare il cielo nella speranza che quei pensieri se ne andassero. si sdraiò accanto a me, come se volesse ancora che io in qualche modo iniziassi a parlare. non riuscivo neanche a guardarlo in faccia dopo quello che mi aveva detto, dopo quello che gli avevo fatto provare. chiusi gli occhi provando ancora una volta a scacciare le mie emozioni negative.

avevo perso le speranze. lui si alzò, come per andarsene, ma di scatto mi sedetti e lo presi per mano per trattenerlo. ci guardammo dritti in faccia con gli occhi rossi dati dal fumo, e forse da qualche lacrima.
si rimise accanto a me, a guardarmi.
«mi piaci, Eddie»

Munson's BetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora