uno

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Non credo bene di ricordare quanti shottini alcolici io abbia bevuto in dieci minuti.

Mi muovo a ritmo della musica, anche se l'alcol sta facendo più che effetto. E io non capisco più nulla di niente. Ballo, bevo e basta. E questo mi basta dopo la rottura con il mio ragazzo.

Non credo di essere mai stata così male per un ragazzo. Lo amavo e lo amo tutt'ora. Lo amo si, ma credo che dopo la rottura il sentimento che io posso donargli è l'odio. Ma è pur sempre un sentimento, quindi va bene così.

Sento la musica nelle orecchie che mi fa' muovere da una parte all'altra. Tutti ammucchiati credo che non sto neanche respirando ma non importa. Ora devo solo impazzire. E anche velocemente.

Sento una voce, molto roca, al mio orecchio che mi sussurra parola simili a: vieni con me nel privé. Continua, col suo dito, a evidenziarmi i contorni del mio collo e della mia spalla. E non capendoci nulla non posso fare altro che andarci. Andare con lui. Uno sconosciuto.

Mentre gli faccio segno di si con il capo, lui afferra la mia mano e la stringe intrecciando le sue dita alle mie. Mi trasporta velocemente tra la folla di persone che mi urtano contro.

Saliamo lentamente le scale, che ci fanno arrivare al famoso privé di cui parlava questo autentico sconosciuto.

Mi fa gentilmente accomodare sul divanetto rosso di pelle. E mi si siede accanto.

Cerco di sbattere le palpebre più volte, per magari avere la forza di svegliarmi da questa sonnolenza alcolica ma niente da fare.

«Devi vomitare?» osserva lui, appena compio una smorfia di disgusto e io faccio segno di si con la testa. Mi porta nel bagno del privé e rimetto davanti a lui, che mi tiene sollevati i capelli. Ammetto che non sono mai stata in una situazione tanto imbarazzante, davanti ad una ragazzo. E spero che questa sia l'ultima.

Appena finito, mi alzo e mi sciacquo la bocca.

Torniamo sul divanetto e io non capisco ancora nulla purtroppo. O così io voglio credere almeno per stasera.

«Allora, parlando di cose serie.. più o meno» comincia lui, iniziandomi a percorre col dito il profilo delle mie gambe, mentre io appoggio la testa al muro, guardando il soffitto bianco.

Arriva vicino alla stoffa, con cui mi copro, e infilo un dito sotto poi però mette due dita e inizia a "camminare" nel mio interno coscia.

Ingoio e rimango in silenzio a guardare il soffitto. Che da ora mi sta sembrando sempre più distante. E alto tanto che strizzo gli occhi.

Arriva sulla stoffa dei miei slip. E mi arriva un fremito.

«Mi sono» dico a voce bassa, mentre le lacrime sono ormai agli occhi. «Appena lasciata..» dico scoppiando a piangere. Altra figura imbarazzante.

Si ferma e rimane lì con la mano mentre la testa ruota verso di me e mi guarda.

«Mi spiace» continua a muoversi lì sotto con movimenti lenti. «Posso farti stare bene però; Mi chiamo Vieri» lo guardo con le lacrime agli occhi e accenno un si con la testa. Ma non ne sono sicura. È uno sconosciuto. Ma ormai l'errore è stato fatto.

Striscia il dito contro la mia parte sensibile e fa entrare un dito. Sospiro e allargo leggermente le gambe. «Tu come ti chiami?» dice facendo lo stesso movimento e facendo entrare un secondo dito. «Giulia..» sussurrò ormai eccitata mentre le lacrime scorrono ancora.

«Non piangere Giulia» fa dei movimenti veloci che mi fanno uscire dalle labbra un gemito e le fa uscire. E assapora e si sbottona i jeans che indossa. Guardo mentre fa questa azione.

Rimane in boxer e mi guarda. Alzo la mano e tocco gli addominali scolpiti. Poi però mi rilasso di nuovo sul divanetto mettendomi a guarda il soffitto. Lui nel mentre mi abbassa il vestitino nero attillato e lo fa ricadere a terra.

Rimango in intimo. Slaccia il reggiseno e io neanche mi godo la scena per guardare il soffitto. Le palpa prima lentamente, poi però più violentemente. Si abbassa verso di loro e alla destra fa un succhiotto, mentre con l'altra stimo il capezzolo con le dita.

Sospiro più pesantemente quando con la lingua mi percorre tutta fino alle mutandine. Le abbassa e le butta a terra. Rimane a fissarla poi ci passa la lingua. Si rialza e mi si mette sopra.
Praticamente accovacciati. Quasi come quei film dove i protagonisti fanno l'amore.
Mi entra lentamente e inizia a muoversi mentre mi abbraccia, e mi sussurra: Non piangere, mente mi da dei colpi che mi fanno ansimare e mandare la testa indietro.

Dal sesso gentile e calmo passiamo a quello violento. Si alza in piedi e mi prende le gambe.
Me le spalanca e esce ed entra velocemente.

Ansimo e vengo. Mi fa altri mille succhiotti e si sdraia accanto a me.

«Devo andare» dico alzandomi e lui mi dice che mi accompagna di fuori.

«Hai delle amiche che ti portano a casa?»
«Si, ciao..»

Lo abbandono li mentre le mie amiche partono e torniamo a casa.


- spazio autrice

Ciao raga! Ecco una nuova storia, però vi piaccia. ;)

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