undici

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Si stacca e mi guarda negli occhi profondamente, e sembra sentirsi in colpa.

«Merda..» dice distogliendo lo sguardo da me, e va a guardare il pavimento, mentre io lo guardo attentamente.

«Non posso mantenere una relazione, cazzo» dice prendendo le sue cose velocemente, appoggiate su un tavolino ed esce dal mio appartamento con una velocità suprema.

Guardo la porta con un portachiavi affianco, che ancora si muove per quanto la porta sia stata chiusa forte, da una persona confusa.

Mi siedo sul letto e aspetto che scriva qualcosa ma niente, invece arriva un'altro messaggio da un'altro individuo: Leonardo.

'Vogliamo uscire questa sera?' mi domanda su Whatsapp, guardo il messaggio tre volte o forse sei e lo rileggo otto volte. Cercando da qualche parte la risposta, rispondo un si secco.

Venti minuti prima dell'uscita mi inizio a preparare, metto una maglietta che arriva sopra la pancia nera semplice, e sotto una gonna lunga fino al ginocchio, aderente.

Metto una borsa bianca, abbinata alle scarpe.

Prendo le chiavi, dei soldi e il telefono ed esco, appena scendo vedo Leo a piedi.

Ci salutiamo con un bacio sulla guancia e ci incamminiamo verso il centro.

Quando arriviamo vediamo molti locali aperti, con un sacco di persone al loro interno che bevono, e si divertono.

Infine ci sono delle persone che passeggiano come stiamo facendo noi.

Camminando gli racconto tutto ciò che è successo con Vieri e lui rimane stupito.

Ci andiamo a sedere nei divanetti di un locale, tra i tanti, per prendere qualcosa da bere per concludere la serata.

Prendo un drink analcolico, tanto per restare connessa alla realtà e anche Leonardo fa' così.

Parte 'Ha capito' di Villabanks e tutti si mettono a urlare dalla felicità.

La vista mi fa un brutto scherzo: Vedo proprio Vieri, entrare con una ragazza e lui che gli mette un braccio sulle spalle avvolgendola, mentre raggiungono un tavolo pieno di ragazze e ragazzi.

Mentre Leo parla, lo guardo e fulmino tutto con lo sguardo, anche se loro non mi vedono.

Vieri si mette seduto, nella stessa posizione di prima, con la stessa ragazza e la bacia.

E la bacia...

Mi scappa una lacrima veloce ma allo stesso tempo lenta, e ogni volta che provo ad asciugarla, se ne crea una nuova che anche Leo raccoglie.

«Non lo guardare, Giulia ti prego» dice Leo accarezzandomi la testa dolcemente, ma io non posso non farlo. Si baciano, e sempre sulle labbra si parlano e ridono.

Ripenso ciò che abbiamo fatto stamattina, cosa mi ha detto ieri notte e mi sento sempre più male. Sempre un po' di più di prima.

«Non credo di star bene Leo» lo guardo con le lacrime agli occhi e lui mi guarda tristemente.

«Non guardalo, ho detto» ripete scandendo bene le prime due parole.

Distolgo lo sguardo da Vieri e guardo il mio drink. Prendo la cannuccia con le labbra e assaggio. Bevo ancora, ha un gusto strano.

Le cose non vanno come previsto.

Sento risalire il mio drink e l'angoscia lungo la gola e infine succede ciò che non volevo succedesse proprio ora: vomito.

Leo si alza subito e mi si mette davanti dicendomi: «Giulia! Che hai! Tutto bene?» continuo a rimettere intensamente.

Prendo l'attenzione di tutti ovviamente.
Quinta figura di merda.

«Giulia! Merda!» urla Leonardo preoccupato che mi raccoglie i capelli e li porta sù.

Smettendo per un'attimo di rimettere, mi sento stanca e sento Leo dire: «Aspetta vado a prendere qualcosa per farti stare meglio!» se pensa che acqua e zucchero, fermerà ció che mi prende, si sbaglia. Non dico nulla e va'.

Rimango sola, con tutto lo schifo che ho fatto sotto di me. Con gli occhi di tutti addosso.

Sento una mano che mi prende il polso.

Lo riconosco subito: Vieri.

Mi porta in bagno, mi fa sedere sul water chiuso, infine trasforma la sua mano in un bicchiere, mettendola a conca e prendendo dell'acqua dal rubinetto, facendomela bere ed è fresca, molto fresca.

Mi passa la mano sulla fronte, ormai sudata.

Mi prende dai fianchi, mi alza velocemente e mi bacia. Si stacca «Come va' adesso?» mi domanda preoccupato.

«Perché l'hai baciata?» domando guardando a terra, pur stando vicino alle sue labbra.

Fa' silenzio e mi rimette seduta.

«Giulia mi dispiace» sospira.

«Se fosse davvero così, staresti con me, e non con lei!» urlo, scoppiando a piangere davanti a lui.

Proprio come le prime volte. Quelle volte che non avrei dovuto ascoltare lui, e fare ciò che lui voleva. E ora sono qui. La mia colpa sale sempre di più, quando sono con lui. Con lo stesso uomo che all'inizio diceva di volermi fare stare bene, ma solo dopo ho capito, che era solo nel sesso. E che ora mi distrugge fisicamente e mentalmente.

Mi guarda, prende il porta sapone liquido, fatto di un'altro materiale, di sicuro non di plastica, visto che quanto la scaraventa a terra si rompe in mille pezzi, facendo fuoriuscire il sapone.

«Basta Giulia, cazzo!» urla talmente forte da farmi venire i brividi.

«Non riuscirei a esserti fedele, cazzo, smettila di farmi sentire in colpa!» rimango pietrificata a queste parole e lo guardo.

«Mi dispiace Vieri» salgo sulle punte velocemente, e lo bacio in bocca.

Ci baciamo per un tempo indeterminato e stranamente non finiamo per fare sesso.

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