Auguri Jas (+28) +17

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Jason si guardò intorno. Il Campo Mezzosangue era in pace. Perfetto.

Sgattagliolò fino all'arena. Nessuno l'aveva fermato. Perfetto.

Forse quegli idioti dei suoi amici avevano mantenuto il segreto. O meglio ancora se l'erano dimenticato. Fatto stava che per il momento nessuno gli aveva detto niente.

«Ehi, Jason» lo chiamò Malcolm, figlio di Atena. Lui, girato di spalle, impallidì. Ora gli avrebbe fatto gli auguri e tutto il Campo l'avrebbe scoperto. Al suo ultimo compleanno al Campo Giove, quando compiva quindici anni, era stato seppellito di letterine di auguri, messaggi iride, baci, abbracci, regali, brindisi e chi più ne ha più ne metta.
A sedici anni aveva combattuto Efialte e Oto al Colosseo e Piper aveva scoperto che era il suo compleanno. L'aveva detto ai Sette e loro gli avevano fatto gli auguri più strani della storia con una specie di balletto improvvisato.

«Si, Malcolm?» chiese terrorizzato.
«Mi dai una mano con la spada? Non sono capace!» Jason sospirò di sollievo e fece una piccola corsetta per raggiungerlo. Sfoderò il suo gladius e mostrò al ragazzo la posizione da mettere, poi gli spiegò le mosse base.

«Grace!» Jason si morse il labbro per non impallidire di nuovo. «Jackson!» si girò a guardare Percy. Lui gli si avvicinò e sorrise «Sai che giorno é Grace?».

“Non il primo luglio. Non dire che é il primo luglio. Non é il mio compleanno. Non compio diciassette anni. Ti supplico Percy” sperò che questo fosse il messaggio che stesse mandando la sua faccia. Lui e Percy erano migliori amici: poteva capire che non voleva che tutto il Campo Mezzosangue sapesse quando era nato.

«Il giorno in cui ti batto in un duello» concluse Percy. Il petto di Jason si alleggerí di colpo. Si misero in posizione e cominciarono ad allenarsi/combattere all'ultimo sangue per non dare la soddisfazione all'altro.

Quando Percy si fermò avevano entrambi il fiatone e il corpo ricoperto di graffi superficiali. «Contiamoli e vedremo chi é il migliore» propose il moro. Jason sorrise trionfante «Stanco, Jackson?».
«Non ti uccido solo perché poi dovrei consolare io Piper».
«Sono Hazel e Annabeth le sue migliori amiche».
«Io sono suo fratello».
«Quello é Leo».
«Sono il suo migliore amico».
«Quello é Frank».
«Sono il ragazzo che ama di più in tutti e due i campi».
«Quello sono io».
Percy arricciò le labbra «Quindi sono il suo secondo migliore amico?».
Jason gli mise una mano sulla spalla «Non c'è un grado di amicizia. Siete entrambi i suoi migliori amici, allo stesso modo. Io e Leo siamo una cosa a parte perché siamo fantastici».

Il figlio di Poseidone alzò un sopracciglio poi sorrise «Ritira quello che hai detto o dico a tutti che giorno é oggi».
«PERCY JACKSON É FANTASTICO! PERCY JACKSON É MITICO! PERCY JACKSON É UN COG- UN GENIO!» urlò il biondo. Percy incrociò le braccia con un sorriso.

«No».
«Si».
«No».
«OGGI É -» cominciò ad annunciare Percy, ma Jason lo interruppe urlando «Il giorno in cui Percy Jackson mi ha battuto ha un duello! Lui é il semidio più forte!».

Percy gli mise una mano sulla spalla, lo girò e lo abbracciò con forza. «Ti voglio bene Bro». Il biondo sospirò «Anch'io ti voglio bene Bro».
Il figlio di Poseidone lo strinse più forte e sussurrò «Auguri idiota». Poi si separarono e Percy lo afferrò per il polso trascinandoselo per mezzo Campo. Arrivati alla cabina 1, il moro spalancò la porta e Jason fu invaso da un odore di torta al cioccolato, fu stordito dalle urla dei suoi amici e fu buttato a terra da un improvviso abbraccio di gruppo.

La sua cabina non era così mezz'ora prima!

«AUGURIII!» urlavano tutti. Erano solo loro Sette della Grande Profezia, insieme a Nico, il suo ragazzo Will, Reyna e il Coach Hedge seguito da Mellie e il piccolo Chuck. Avevano tenuto il segreto con tutto il Campo, sapendo quanto odiasse essere al centro dell'attenzione. Talia, avevano detto, non era potuta venire ma gli mandava un grande abbraccio.

La piccola festa durò praticamente tutta la giornata verso ora di cena cominciarono i "brindisi".
Piper gli disse che lo amava.
Leo che gli voleva bene.
Frank e Hazel che lo stimavano moltissimo come romano.
Annabeth lo stimava come persona e guerriero.
Hedge raccontò alcune imprese sotto il suo punto di vista mentre chi aveva assistito alla realtà dei fatti rideva.
Millie raccontò dalla visita da Eolo e di come le fosse sembrato un bel ragazzo.
Nico gli fece semplicemente gli auguri.
Reyna lo abbracciò con forza rifiutandosi di parlare perché quel gesto valeva molto di più.
Will fu costretto con la forza a dire qualcosa e quello che ne uscì fu molto simile a "Si, auguri. Non sei ancora morto. Bello. Strano ma bello. Si di solito non si arriva a diciassette anni dopo tante missioni. Strano che tu sia qui. Okay forse é meglio se sto zitto”.
Poi arrivò il turno di Percy.

«Pensavo che mia madre fosse tutto quello che mi serviva. Poi ho conosciuto Grover. É il mio stra-migliore amico. Vi batte tutti, ragazzi. Ho pensato di non poter vivere senza di lui. Poi ho conosciuto Annabeth e la storia la sapete... Poi Nico. Ancora non ho capito che rapporto abbiamo. Poi ho conosciuto Hazel e Frank e ho capito che non si può mai avere un solo migliore amico, ma molti di più contemporaneamente. Frank é diventato il mio migliore amico, lo stesso Hazel. Poi c'è stata Reyna. Ti voglio troppo bene, ragazza! E poi il trio che ha dato inizio al Casino dei Sette. Piper McLean: la mia seconda migliore amica. Leo Valdez: il mio secondo bff. E poi l'idiota che oggi si fa vecchio: Grace, Jason Grace.

Sei il mio Bro, Jason. Sei mio fratello. Questi ragazzi sono la mia famiglia, tutti quanti. Ma tu... Sei capace di farmi imbestialire, sorridere, piangere e sclerare in venticinque secondi. Sai tutto di me, sai cose che nessuno sa, che neanche Annabeth sa. Una volta una figlia di Demetra mi ha detto che ha convinto due ragazzi a essere Parabatai. Mi ha spiegato con esattezza cosa sono e come funzionano e... Be' io e te lo siamo. Materialmente io e Grover siamo Parabatai perché é una cosa molto simile al contatto empatico, ma se potessi avere due Parabatai (non rinuncerei mai a Grover sappilo) sceglierei te senza esitazione. Ti voglio bene Jason. Sei il mio Superman preferito».

Jason lo abbracciò con forza mentre entrambi scoppiavano a piangere per la commozione.
«E tu sei il mio Acquaman preferito» gli rispose.

Leo tossicchiò e loro si separarono per guardarlo. «Quei soprannomi li ho inventati io quindi piantatela di rubarmeli, okay?».

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