Odio Percy :)

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Quando il Trono Nero fu finalmente crollato, quando i rumori della battaglia scemarono, quando la guerra fu ufficialmente conclusa, Jason si concesse si guardare la sua Legione.
Erano partiti in tanti... In quel momento erano poco meno della metà. Saturno doveva essere sconfitto, ma non sapeva come o da chi. Suo padre gli aveva detto che non avrebbe dovuto preoccuparsi di niente, che si sarebbe risolto tutto.

«Jason!» la sua collega, la sua migliore amica, la migliore legionaria che il ragazzo avesse mai visto, Reyna Avila Ramirez-Arellano lo raggiunse di corsa. «Gli dei vogliono parlarti. E subito!».
Il ragazzo annuì senza dire niente e si fece indicare il nascondiglio dove gli dei avevano deciso di presentarsi dall'augure del Campo Giove: Ottaviano.

Non avrebbe mai raggiunto New York abbastanza in fretta senza l'aiuto dei suddetti dei e a quanto pare avevano deciso che era abbastanza degno della loro presenza fuori dall'olimpo.

Quando li raggiunse erano in tredici: Giove, Nettuno, Plutone, Giunone, Venere, Diana, Apollo, Mercurio, Marte, Vulcano, Bacco, Cerere e Vesta.
«Jason Grace» disse Giove, suo padre. Sembrava stanco e dimostrava almeno settant'anni. Agli dei piaceva mostrarsi giovani eppure tutti superavano la cinquantina in quel momento.

Quando sentì il suo nome si inginocchiò su una gamba. «Padre, mi avete convocato?».
«Hai combattuto con onore, figlio mio» Giove sembrava quasi... orgoglioso. «Io e i miei fratelli siamo d'accordo sul fatto che meriti una ricompensa».
Nettuno e Plutone sembravano tutt'altro che d'accordo, ma non dissero niente.

«Padre, non ce n'è bisogno. Ho solo fatto il mio dovere» rispose lui educatamente.
Giove scosse la testa «Figlio mio, sei stato fantastico: hai combattuto in prima fila, hai guidato la tua legione e hai limitato i morti. Tu e i tuoi compagni avete salvato il mondo e, per quanto detesti ammetterlo, avete salvato l'Olimpo». Il dio sembrò irritato dalle sue stesse parole.

In quel momento Jason aveva pensato che "i suoi compagni" fossero i legionari. In seguito scoprì di sbagliarsi.

Plutone sembrava pronto a ucciderlo con lo sguardo «Tuo padre dice che sei stato talmente forte da meritare la scelta della tua ricompensa. Ovviamente io non sono d'accordo».
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, fratello» sbottò Giove. Jason si sentì molto a disagio, soprattutto vedendo lo sguardo furbo e soddisfatto di Giunone.

«Ovviamente chiederai di essere un dio» sbuffò Nettuno.
«Tranne strana gente tipo tuo figlio» mormorò Apollo, ma il biondino lo sentì lo stesso.
Nettuno lo ignorò «Tutti chiedono di essere dei. Quindi: vuoi salire sull'olimpo, diventare una divinità?».
«No» Jason rispose subito, senza pensarci neanche per un attimo.

Gli dei sembrarono arrabbiati. Ma veramente arrabbiati. Ma lui non abbassò lo sguardo: non voleva essere un dio.

«E vuoi rimanere un mortale? Invecchiare? Morire?» Nettuno sembrava shockato.
Jason sorrise compassionevole «É questo il bello dell'essere mortali: c'è una fine. L'immortalità sarebbe bella solo fino a un certo punto. Le persone accanto a me morirebbero e io rimarrei qui a vederle andarsene, una dopo l'altra. Sarebbe uno strazio. E poi non sarebbe giusto: non sono l'unico ad aver combattuto contro Saturno, tantissimi semidei, che tra l'altro erano i vostri figli, sono morti combattendo. Reyna Avila Ramirez-Arellano é un pretore migliore di me, la meriterebbe più lei che io».

Gli Olimpici sembravano allucinati. Jason era solo un ragazzino di quindici anni e già aveva il coraggio di affrontarli in quel modo? Certo, Percy Jackson ne aveva sedici, ma era un idiota ed era risaputo. In una sola giornata erano stati rifiutati due volte.

Annuirono insicuri e lo congedarono.

Jason non lo disse a nessuno, neanche a Reyna. Come lei non gli raccontò di Venere, lui non le raccontò di quell'episodio. Nessuno, assolutamente nessuno, doveva saperlo.

«Quindi anche voi avete combattuto nella battaglia contro Crono» gli disse una volta Percy mentre pranzavano sull'Argo II. «Avete avuto una ricompensa?».
Jason scosse la testa: tra i tre era l'unico a esserci durante la guerra.
«Oh» Percy si stupí. «A me proposero l'immortalità, ma la rifiutai. Per Annabeth. Ho rinunciato all'immortalità, a essere un dio».

Nonostante il discorso fosse su quanto amasse Annabeth, a nessuno sfuggì un pizzico di orgoglio nella sua voce. Jason sorrise: era più che giusto che se ne vantasse un po'.

Lui non voleva che si sapesse. Non voleva vantarsene neanche per sbaglio. Magari raccontandolo gli sarebbe sfuggita una piccola nota di vanità o di orgoglio e non voleva rischiare. Sarebbe rimasto il suo segreto.
Aveva rinunciato all'immortalità: che bisogno c'era che lo sapessero tutti?

era da un po' che volevo pubblicarla :) odio Percy credo che si sia capito svariati millenni fa :)

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