La verità su Peter Pettigrew - Prima parte

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Vent'anni.
Aveva solo vent'anni ed era già il Custode Segreto del suo migliore amico.
Migliore amico da vent'anni.

Si era sentito lusingato quando scoprì che Sirius aveva rinunciato all'incarico ritenendo che la sicurezza di James fosse meglio riposta nelle sue mani. Non perché diffidasse di se stesso, ma Peter era meno sospettabile.

Nonostante questo, il Signore Oscuro lo scoprì comunque. Peter non si sorprese.

Erano le due del mattino del 15 ottobre 1981, era appena rincasato da una ronda notturna per conto dell'Ordine. Ciò che desiderava era una tazza di tè calda — faceva incredibilmente freddo — e andare a dormire, ma evidentemente il destino aveva altri programmi.
Quella fu la notte in cui la sua vita cambiò in peggio.

Aveva da poco acceso la luce della cucina quando sentì un cigolio — erano mesi che si ripeteva di oliare la porta d'ingresso. Afferrò cautamente la sua bacchetta e si girò, trovandosi davanti la seconda Black più terrificante che avesse mai conosciuto — se non si conta Sirius, che era al secondo posto, dopo sua madre — Bellatrix. La sua famiglia era stata invitata al matrimonio tra lei e un Lestrange, ma da allora non ne aveva più sentito parlare. I suoi capelli ricci andavano da tutte le parti, ma avevano un qualcosa di affascinante nel loro disordine. I denti, bianchi e lucidi, erano esibiti in un sorriso folle, reso inquietante dalle occhiaie nere che le contornavano gli occhi.

«Exspelliarmus!» dissero all'unisono, ma lei fu più veloce ed ebbe facilmente la sua bacchetta tra le mani. Peter non era abbastanza istruito per poter praticare magie senza bacchetta — e soprattutto la sua magia era sempre stata debole, ne un segno era la numerosa presenza di magonò in famiglia.
«Signora Lestrange.» disse a mo' di saluto, cercando di guadagnare tempo. La luna proiettava un'ombra sulla soglia della sua casa, segno che Bellatrix era accompagnata da solo un'altra persona.
«Come osi pronunciare il mio nome, traditore del tuo sangue!» sibilò. «Lacero!»

La pelle delle sue gambe si strappò da sola e gemette aggrappandosi al piano cottura, sforzandosi di non cadere. Il dolore era lancinante, come mille coltelli che gli praticavano autonomamente ferite profonde. Sentiva un liquido denso e caldo, sangue, scendergli dal polpaccio in giù, inzuppando i suoi calzini e sporcando il pavimento.
Sirius gli aveva parlato di quella maledizione ai tempi della scuola — non é che ne avesse proprio parlato, ma l'aveva lasciato intendere definendola "una punizione tipo nella nobilissima e antichissima casata di stocazzo".

«Suvvia, Bellatrix, non c'è bisogno di essere aggressivi senza neanche esporgli le nostre richieste.» un uomo entrò in casa. Sembrava essere sulla cinquantina, totalmente calvo, due pozze nere al posto degli occhi e la faccia bloccata in un'espressione perennemente infastidita. La pelle sembrava quella di un serpente.
Peter pensò che dovesse avere qualche problema fisico per essere ridotto in quello stato; somigliava al ritratto di Dorian Gray verso la fine del libro — Remus gli aveva categoricamente ordinato di leggere quel libro babbano al terzo anno, minacciando di maledirlo in modo che ogni radio suonasse Bowie a tutto volume al suo passaggio. Il ritratto di Dorian Gray rispecchiava l'anima disgustosa del ragazzo e Peter si chiese se l'uomo davanti a lui non avesse lo stesso problema, solo con la sfortuna di non avere un ritratto che pagasse le conseguenze peggiori.

Con un leggero movimento della bacchetta l'uomo pulì il pavimento dal sangue, ma non fece nulla per le ferite ancora aperte del più giovane.
«Volete una tazza di tè?» chiese con nonchalance, spingendo il dolore in fondo alla mente.
«Lei sa perfettamente cosa vogliamo, signor Pettigrew.» rispose l'uomo, un leggero ghigno si formò sulle sue labbra.
«Mi dispiace, non posso darvelo.» rispose, sorridendo in modo innocente.
«Sai chi sono, Peter?» sibilò facendo un passo avanti.
Peter lo guardò negli occhi: «Si, solo che non mi interessa».

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