Una decisione difficile.

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<< Ma maestro Fu, hanno già rinunciato ai Miraculous, è proprio sicuro che possiamo restituirglieli?>>
<< Oh Wayzz, in tutta Parigi non ho trovato giovani più meritevoli. Marinette è stata una Ladybug fantastica per tutto il tempo, è difficile trovarne una nuova quando c'è ancora lei da poter scegliere.>>
<< Per quanto riguarda il Miraculous di Chat Noir? Si potrebbe cambiare almeno quello.>>
<< È complicato, bisognerebbe trovare nuovamente l'altra metà di una mela che è già stata unita, senza contare l'inusuale affetto che Plagg prova per il vecchio detentore.>>
<< Anche Tikki è particolarmente legata a Marinette.>>
<< È una scelta che va ponderata bene, piccolo amico. Se anche Papillon dovesse recuperare la memoria sui giovani, sarebbero in grave pericolo.>>

Passarono giorni, il cervello fumava per le mille domande e le corrispettive risposte, solo una era rimasta in sospeso: cosa sarebbe stato più giusto?
Una volta riavuti i Miraculous entrambi avrebbero riavuto i loro ricordi? Come sarebbe cambiata la loro vita?
Ora li vedeva passeggiare per Parigi, mano nella mano, sembravano felici, di Papillon neanche l'ombra, vivevano la vita di due normali adolescenti innamorati.
Ma erano stati di più di questo. Non potevano essere normali loro.
Questa vocina fastidiosa che lo incoraggiava a riaffidarsi alla vecchia coppia doveva essere ascoltata, ma cosa avrebbe comportato?
Nella peggiore delle ipotesi Papillon li avrebbe ritrovati immediatamente.
Il ragazzo sarebbe stato quello più in pericolo.
Forse lei però non avrebbe riacquistato la memoria e così neanche chi sapeva la sua identità.
Il vecchio possessore del Miraculous della distruzione non avrebbe mai saputo nulla e così tutto poteva scorrere senza intoppi.
D'altronde non poteva dare Plagg al figlio di Papillon.
Il kwami ci sarebbe rimasto davvero male, ma era necessario tenerlo lontano dal giovane.
Dopo aver camminato avanti e indietro per tutto il perimetro della stanza si lasciò sprofondare su di una poltrona.
Tutto questo era davvero faticoso per una persona della sua età, sbuffò.
Aveva davvero bisogno di una vacanza, o addirittura della pensione.
Talmente era preso da questi pensieri che non si era reso conto che, nella scatola, il Kwami della distruzione cadeva in uno stato di confusionario sconforto, perché si stava rendendo conto che mai sarebbe potuto tornare dal suo amico, non glielo avrebbero permesso.

La scuola non poteva essere più noiosa, soprattutto nei giorni in cui Adrien non era presente, la professoressa spiegava, Alya e Nino si mandavano bigliettini sghignazzando, ognuno si faceva gli affari suoi, lei compresa. Guardava fuori dalla finestra, la mente totalmente altrove a cercare di immaginare due occhi verdi che...
Il telefono le vibrò impercettibilmente attraverso la tasca dei pantaloni. Senza farsi vedere lo tirò fuori per vedere cosa fosse.
Non riuscì proprio a contenere un dolce sorriso alla vista del messaggio.
Era Adrien.
Il suo dolce principe.
"Finirò il servizio per le 17:00, se tutto dice bene, ceniamo insieme? C'è un nuovo ristorante che vorrei provare insieme a te principessa 😘"
Era così romantico.
Questi mesi con lui erano stati romantici e incredibilmente dolci, come aveva sempre sognato.
Sempre? Lo aveva voluto sempre?
Scosse la testa levandosi dalla mente quegli inutili dubbi.
Certo che lo aveva desiderato sempre.
O almeno da quando ne aveva memoria.
Quel giorno di pioggia gli occhi di Adrien avevano incrociato i suoi, forse per la prima vera volta e avevano vinto loro.
"Mi piacerebbe tantissimo, ma tuo padre ti permetterà di uscire?"
Digitò in fretta, per quanto la posizione scomoda glielo permettesse.
"È tutto sistemato, fidati di me 😉"
Sorrise di nuovo. Non riusciva proprio ad evitarlo se si trattava di lui.
Credeva davvero di amarlo, dal più profondo del suo cuore era certa che se esistevano davvero le anime gemelle loro lo erano senza ombra di dubbio.
Peccato per la nuvola nera che il padre di lui ogni tanto era solito mandare.
Marinette prima o poi avrebbe scoperto perché Gabriel Agreste era così opprimente con il figlio.
Non tollerava la loro storia, era certo che lei lo allontanasse dai suoi mille impegni ed obblighi.
Ora che ci pensava bene lui non arrivava più primo nelle gare di scherma, delle volte addirittura sbagliava note di sinfonie che aveva sempre suonato alla perfezione...
Era la sua influenza negativa?
O forse finalmente il ragazzo aveva la vita di un normale adolescente che può permettersi di sbagliare ogni tanto?
Sospirò.
Avrebbe voluto fosse tutto più semplice, ma per Adrien e i loro sentimenti avrebbe affrontato anche un super cattivo più cattivo del famoso stilista.
Adrien...era così bello...il suo sorriso poi...
<< Marinette! >>
Venne riportata con i piedi per terra dalla voce della donna visibilmente irritata per il suo totale disinteresse nei confronti della lezione.
<< Mi scusi professoressa io...io...>> Cercò di giustificarsi come poté, ma era inutile, non riusciva proprio a cavarsela in queste situazioni.
Fu salvata dal suono della campanella che decretò la fine delle lezioni.
Per quel giorno era salva.
<< Potete andare, ma non dimenticatevi le presentazioni per la prossima settimana!>>
Presentazioni? Quali presentazioni?
Si voltò svelta verso la sua migliore amica Alya che per rassicurarla le diede una pacca sulla spalla, seguita da un sorriso complice.
<< Sta tranquilla sulla tua nuvoletta, ragazza, ti spiegherò tutto quando ci vedremo per iniziare il compito.>>
Marinette spalancò gli occhi per la gioia. Era così fortunata ad avere Alya al suo fianco.
<< È un lavoro di gruppo? Siamo in coppia insieme?>>
<< Siamo tu, io e Lila. Ci divertiremo un mondo.>> Ironizzò.
La ragazza mora spalancò la bocca nell'udire quell'ultimo nome.
Non voleva assolutamente fare coppia con quella lì, era insopportabile ed era una bugiarda patologica!
Però almeno non era in gruppo con Adrien, era già qualcosa.
<< Tanto non si presenterà mai per lavorare al progetto, si inventerà una scusa delle sue.>> Marinette incrociò le braccia al petto, visibilmente infastidita.
<< Da una parte lo spero, ma mi scoccia dover fare anche il suo lavoro.>>
Si alzarono pronte per uscire dall'aula.
<< Ce lo divideremo.>> Tornò a sorridere la ragazza con i codini, ma solo per dare coraggio all'amica.
<< Hai ragione, non sarà un problema.>> Ricambiò lo sguardo amichevole.
Arrivarono al portone d'ingresso e si fermarono.
<< Ora devo andare, i miei mi hanno chiesto di dare una mano in negozio.>>
Questo non le era mai pesato, le piaceva condividere attimi nel lavoro di famiglia, in pasticceria con il padre riusciva davvero a divertirsi, anche se non era quella la sua vera aspirazione, solo che oggi avrebbe davvero voluto rilassarsi in attesa dell'uscita con il suo ragazzo e non prepararsi sempre in tutta fretta per uscire all'ultimo minuto.
<< Va bene, ci mettiamo d'accordo sta sera per il compito. Ciao ragazza!>>
<< Ciao Alya, ciao Nino.>>
<< Ciao Marinette!>>

Il pomeriggio in pasticceria passò in un lampo.
Solo qualche minuto era stato interessante, con l'entrata di un nuovo e strambo cliente. Un signore anziano, dai tratti tipicamente orientali, una camicia awayana che poco ci azzeccava con la scelta di portare pizzetto e baffi come un classico stereotipo di un maestro di karate nei film degli anni 90.
Si era trattenuto abbastanza tempo da farsi mostrare ogni cibaria della pasticceria ma senza acquistare nulla, nonostante tutto Marinette era stata felice e paziente mostrandogli tutto e offrendogli anche qualche assaggio.
Ora, sotto la doccia, cercava di lavare via la farina dai capelli.
Come suo solito, imbranata com'era, era inciampata e finita dritta dritta su un sacco di farina.
Appena lo avrebbe raccontato ad Adrien lui avrebbe riso e poi...poi l'avrebbe baciata...si perché lui riesce ad apprezzare anche questo suo lato impacciato.
Finì di prepararsi, ovviamente di corsa, non voleva rischiare di fare tardi, lui sarebbe arrivato di li a poco.
Si legò i capelli, per poi scioglierli nuovamente e prendere in considerazione l'idea di tenerli liberi.
Adrien le diceva sempre quanto fossero belli i suoi capelli sciolti.
<< Marinette? Posso?>>
Era lui.
Era già qui?
<< Si, entra.>>
Le batteva forte il cuore, ogni volta che lo vedeva era la stessa storia, non riusciva proprio ad abituarsi ad averlo li, nella sua stanza, ad averlo per se.
Da quella sera che si erano dichiarati tutto era stato più bello nella sua vita, Adrien aveva portato quella gioia che solo un amore vero e genuino poteva dare.
<< Sei bellissima, principessa.>> Le sorrise andandole in contro.
Lo sguardo di lui le fece tremare le ginocchia.
Sembrava un felino che aveva scovato la sua preda.
Lei si lasciò abbracciare, poi finalmente le loro mani si strinsero e le loro labbra si toccarono, troppo velocemente.
<< Mi fai impazzire quando scegli di scioglierti i capelli.>> Con un dito le alzò una ciocca liscia e se la fece scorrere fino alle punte.
<< A...Adrien...hai...>> Il suo sguardo addosso riusciva sempre ad innervosirla. Avrebbe davvero voluto buttarsi tra le sue braccia senza più il bisogno di parlare o muoversi.
<< Si, ho prenotato sapendo già che avremmo fatto tardi.>> Con lo stesso dito le accarezzò la guancia mentre faceva combaciare nuovamente le loro labbra.
Il bacio si fece più intenso. Troppo più intenso. Tanto da farle perdere l'equilibrio.
Il ragazzo per non farla cadere le cinse la vita con un braccio e se la premette contro.
<< Mi sei mancata Marí. Questi giorni senza di te sono stati una tortura.>>
Adrien non era più il ragazzo ubbidiente, formale ed estremamente posato che era prima, questi mesi lo avevano trasformato, ora che sentiva di poter essere chi era senza la paura di un giudizio, ora che poteva togliersi la maschera, ora che c'era lei nella sua vita, riusciva a tirar fuori l'Adrien sfrontato e un po' ribelle, quello che fa battute stupide a cui lei però ride e lui ama farla ridere, ama il suo riso e lo emoziona vederlo nascere sul suo volto ogni volta che si guardano e lui le fa l'occhiolino o la linguaccia o le manda un bacio.
Lui l'amava ne era certo. L'amava anche perché senza una ragione logica con lei era così semplice essere se stesso, poteva essere l'Adrien posato e gentile, ma anche l'altro e a lei andava bene lo stesso, lei lo amava in ogni sua forma o sfumatura.
Si sentiva talmente fortunato ad averla nella propria vita.
Non l'avrebbe mai lasciata andare, mai.
Era il piccolo dono che  la vita gli aveva dato.
Solo una cosa non era riuscito a dirle, un segreto che si portava dentro da circa due settimane, dei sogni ricorrenti, a volte incubi molto fantasiosi. Aveva il timore di parlarne tanto erano realistici, quasi come se fossero ricordi.
Era iniziato tutto quando aveva visto uno strano e piccolo essere volante aggirarsi furtivo nella sua stanza.
Lo avrebbe preso per pazzo perfino lei.
La mano che teneva sulla sua guancia scivolò fin dietro la nuca.
<< Anche vedere il tuo banco vuoto non è stato semplice.>>
<< Mi dispiace piccola, ho dovuto lavorare più del solito in questi giorni, ma mi farò perdonare.>>
Tornò a baciarla con trasporto, come se volesse farle percepire il bisogno che lui aveva di lei. Voleva disperatamente che percepisse quanto la sua vita dipendesse da questi attimi tra di loro, era perso di lei, ma nello stesso tempo quando era in sua compagnia si ritrovava sempre.
Marinette non si sarebbe mai abituata a questo, ne era certa.
La ragazza dolce, gentile, goffa e generosa, tremendamente altruista, in questi mesi era riuscita sempre di più a tirare fuori la grinta necessaria per affrontare la vita giorno per giorno senza scoraggiarsi, aveva avuto il coraggio di prendere molte decisioni importanti e addirittura  di opporsi al volere del padre di Adrien.
Si scostò da lui, piano e con pochissima voglia di farlo, gli sorrise con i suoi grandi occhi azzurri e incredibilmente dolci, posò le mani sul suo petto.
<< Dobbiamo andare o faremo davvero tardi anche sta volta.>>
Lui sospirò ma annuì, infondo sapeva chi aveva ragione ed era lei, la maggior parte delle volte.
Allontanandosi da per tornare alla botola notò della farina a terra e scoppiò a ridere fragorosamente.
Con le lacrime agli occhi si voltò verso di lei.
<< Non dirmi che è successo di nuovo.>>

La Dea Bendata: Il Gatto Nero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora