Gatt-astrofe

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Era nel panico più totale, si dava dell'idiota per non aver capito prima lo stato d'animo dell'amico Kwami.
Aveva sottovalutato il problema, aveva sottovalutato i suoi sentimenti.
In realtà tutti se ne erano resi conto, ma nessuno gli aveva dato troppa importanza perché alla fine si stava parlando di Plagg, lui non si faceva smuovere da niente, una montagna impassibile, statica, a smuovergli qualche emozione forse solo del buon formaggio, ma, il maestro Fu, ora vedeva bene il quadro generale, perché è vero che le montagne sono maestose, imponenti e simbolo di stabilità, ma con il passare delle stagioni, ci volessero anche secoli, queste venivano scalfite e mutate anche dalla semplice e amica acqua.
E di secoli Palgg ne aveva da raccontare, di temporali ne aveva visti parecchi, e se poteva essere colpita una montagna come poteva cavarsela un essere vivente come lui?
Continuava a guardare la foglia dentro la tazza del suo tè che ormai era completamente andata a fondo, con le dita si lisciava il pizzetto brizzolato e mugugnava serrando i denti e cercando di non ascoltare il vociare preoccupato dei Kwami intorno a lui.
Quale sarebbe stata la mossa di Palgg?
Cosa avrebbe fatto il gatto nero della distruzione?
Era sparito portando via con sé il Miraculous a cui era legato.
<< Se lo sarà portato con sé per non dover più ubbidire a nessuno!>> Disse deciso Ziggy.
<< O per non essere più trovato.>> Sibilò Sass.
<< Non era più lo stesso da quando ha dovuto rinunciare al suo portatore.>> Constatò Trixx.
<< Speriamo non gli succeda nulla di brutto.>> Pollen sembrava davvero angosciata.
<< Tikki, tu che lo conosci meglio di noi, cosa ne pensi?>> Chiese Kaalki, il cavallo, voltandosi verso l'amica.
Tikki da tempo era più silenziosa del solito, era abituata ad affezionarsi alla sue portatrici, ma con Marinette si era creato un legame particolare, di amicizia e piena fiducia, le mancava terribilmente la sua amica umana e non cercava in nessun modo di nasconderlo, al contrario invece di come aveva reagito il Kwami della distruzione, lui si era chiuso ancora di più, cercando di fare finta di niente, di mostrarsi duro e freddo, mai una lacrima aveva versato per la rinuncia improvvisa del ragazzo.
Nessuno lo aveva mai visto comportarsi in questo modo. Addirittura fuggire con l'anello.
Tikki non ebbe il tempo di rispondere.
<< È tornato dal ragazzo. Dobbiamo fermarlo.>> Il guardiano spalancò gli occhi, turbato per la teoria che il suo cervello aveva elaborato, teoria che sapeva essere vera, lo sentiva.
<< Che succede se lo convince ad essere nuovamente il portatore?>> Si fece avanti a lui un Wayzz molto preoccupato.
<< Il ragazzo potrebbe essere in pericolo. Plagg non sa avere il controllo delle sue emozioni in questo momento, se le due personalità dovessero scontrarsi sarebbe...>>
<< Sarebbe??>> Chiesero in coro tutti i piccoli amici.
<< Sarebbe una gatt-astrofe.>>
Tutti si voltarono a guardare il Kwami che aveva parlato, chi con sguardo perplesso, chi accigliato, ma Orikko non si scompose. << L'avete capita? Gatto...?...catastrofe...?>>
Gli amici non parlarono, ma rimasero a fissarlo con una smorfia di ilare disapprovazione.
<< Non avete senso dell'umorismo.>> Si voltò per tornarsene nella scatola.
<< Non possiamo sapere come reagirà il potere di Plagg, dobbiamo evitare che Adrien Agreste si trasformi nuovamente.>>

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Il piccolo Kwami era deluso, arrabbiato, triste, aveva un calderone di emozioni dentro di sé che ribolliva incessante da mesi.
Il suo migliore amico aveva rinunciato a lui dimenticandolo senza remore, ma non gliene faceva una colpa, la situazione era tragica, avrebbe solo voluto più tempo per salutarlo e raccomandarsi di iniziare a prendere in mano la propria vita, avrebbe voluto dirgli che gli voleva bene veramente e non solo perché lo rimpinzava del miglior formaggio in commercio.
Voleva anche urlare al Maestro Fu e agli altri che potevano fidarsi, che sarebbe andato tutto bene e che non potevano essere loro a decidere per lui.
Plagg un altro umano non lo avrebbe neanche preso in considerazione.
Era tormentato da molti pensieri ed emozioni che non sapeva spiegarsi, che non si rassegnava ad accettare.
Come era possibile che proprio lui si riducesse così per uno stupido ragazzino?
Nemmeno Tikki era arrivata a tanto, anche se la sentiva piagnucolare tutte le notti.
Nessuno si fidava di lui, nessuno lo aveva preso in considerazione o chiesto cosa ne pensasse del cambio di possessore, del suo possessore.
Lui sarebbe riuscito a tenere Adrien lontano da Papillon. Poteva farcela.
La domanda era come sarebbe entrato in quella casa?

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La lezione di scherma era durata più del previsto, il cielo era già buio e neanche aveva messo qualcosa nello stomaco.
Sbuffò.
Oggi non aveva visto per niente Marinette, ne aveva avuto il tempo di sentirla dato che il maestro di scherma non lo aveva lasciato in pace neanche per un secondo. Era così frustrato dal suo peggioramento che ogni lezione si concentrava su di lui e lo tartassava di rimproveri e istruzioni. Si lamentava dicendo che aveva la testa altrove, che non era più concentrato, ma non era vero, solamente adesso sapeva che nella vita c'è di più che torturarsi di pretese per fare contento un genitore totalmente assente.
Tanto al padre niente sarebbe mai bastato, quindi perché continuare ad affannarsi dietro a traguardi che lui neanche voleva raggiungere?
Non ricordava il film, ma c'era questa frase fantastica che recitava "Non si vive per accontentare gli altri".
Doveva ringraziare Marinette per questo, lo sapeva bene, lei gli aveva aperto gli occhi, lo aveva risvegliato da un incubo per farlo vivere in un sogno.
Dio se l'amava.
L'amava, ma non glielo aveva mai detto apertamente, anche se con i gesti lo aveva espresso molte volte.
Era tutto più bello quando c'era lei, il sole splendeva di più, i suoi raggi scaldavano maggiormente, il dolce venticello della sera sulla Senna era più di compagnia e le stelle erano infinitamente di più.
Sorrise sotto i baffi al pensiero che le stelle corressero ad affacciarsi dal cielo per vedere quanto bella fosse la ragazza che lui amava.
Si diede dell'idiota ma amava anche come lei lo faceva diventare, così sdolcinato e al limite del patetico.
La macchina superò l'enorme cancello nero e si fermò davanti alle scale d'ingresso, la portiera venne aperta e lui fu invitato ad uscire.
Sospirò. Sembrava tutto così automatico da dargli la nausea.
Come poteva essere naturale un atteggiamento simile?
<< Buonasera signorino Adrien, tutto bene alla lezione di scherma?>>
Si voltò verso la donna che lo aveva accolto con un sorriso composto ma dolce.
<< Ciao Nathalie. Come al solito, grazie.>> Ricambiò il sorriso, in maniera più forzata, ma non perché non gli piacesse la segretaria del padre, bensì perché non era mai entusiasta di rientrare in casa per cena. << Mio padre immagino sia nel suo studio.>>
<< Mi dispiace signorino, mi ha chiesto di dirti che...>>
<< Non ci sarà a cena con me. Va bene, ho capito, grazie lo stesso Nathalie.>> Abbassò lo sguardo.
Talmente era distratto dai suoi pensieri e dal guardare le sue scarpe alternarsi sulle scale, da non accorgersi che un oggetto cadde nella sua borsa da palestra bianca con le rifiniture celesti.
Ora che l'anello era stato sistemato, Plagg poteva entrare tranquillamente dalla finestra.

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La Dea Bendata: Il Gatto Nero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora