Puoi nasconderlo, ma il formaggio non smetterà di puzzare.

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Aveva deciso che prima di mangiare si sarebbe fatto una doccia e avrebbe scritto a Marinette, così si diresse direttamente nella sua stanza, poggiò il borsone a terra ed estrasse il telefono dalla tasca.
Aveva due messaggi dalla sua ragazza.
" Oggi starò tutto il giorno in negozio, buon allenamento ❤️".
" Uffa, mi manchi, quando finisci?"
Sorrise e iniziò a scriverle.
" Sono rientrato ora a casa, oggi è durata più del previsto e sto per svenire dalla fame. A te com'è andata la giornata, principessa?"
Spense lo schermo e lanciò il telefono sul letto prima di dirigersi, cambio alla mano, nella doccia.
Si lavò meticolosamente ma con la testa sempre fissa sulla ragazza mora e su quanto avesse voglia di vederla.
Sperava di uscire di lì e trovare un bel messaggio.
Magari un "ti amo".
Sorrise.
Levò ogni traccia di balsamo dai suoi capelli, li tirò indietro con le mani per fare colare l'acqua residua e poi spense il getto, aprì le ante in vetro ed uscì stando attento a non scivolare.
Prese l'asciugamano e si asciugò il più possibile prima di vestirsi comodo per rimanere in casa.
Tornato davanti al letto prese il telefono con febbricitante speranza.
Non aveva ancora risposto, chissà come mai, solitamente non doveva aspettare molto con lei.
Le mancava terribilmente. Dopo aver cenato avrebbe provato a videochiamarla.
Stava nuovamente per poggiare l'oggetto sul letto quando qualcosa emise un flebile bagliore attirando la sua attenzione.
Non ricordava di aver messo qualcosa sul letto, ne di averlo visto prima, sforzò di poco la vista per mettere meglio a fuoco in quella direzione.
Un anello?
Che ci faceva un anello sul suo letto?
E di chi era?
Lo prese tra il pollice e l'indice, rigirandoselo tra le dita lo osservò attentamente. Era semplicissimo, basico, totalmente anonimo.
Non poteva appartenere al padre o alla defunta madre. Si sforzò di immaginarlo sulle dita di qualche dipendente del padre o di qualche domestica o domestico, ma nulla.
Era totalmente estraneo.
Poi fece la cosa più ovvia e scontata che una persona fa quando ha in mano un anello: lo indossò per poter vedere se fosse della grandezza giusta e se poteva essere un suo accessorio, magari dimenticato sotto il letto, ritrovato dalla donna delle pulizie.
Quello che successe non se lo poteva proprio aspettare, né tantomeno immaginare.
<< Finalmente hai deciso di indossarlo!>>
Un esserino nero, dai tratti felini e lunghi baffi del medesimo colore, gli apparve davanti.
Forse era uscito dall'anello?
Da dove era venuto fuori?
<< Ma...>>
<< La prima volta avevi chiuso la bocca molto prima.>> Plagg si allontanò iniziando a sbirciare nella stanza.
<< Cosa...? La prima volta? Ma...>> Adrien lo seguiva incredulo e sempre più infastidito dal vedere le sue cose messe sottosopra da quella palletta nera.
<< Sto morendo di fame. Non è rimasta nemmeno una fetta di camambert nei miei nascondigli?>> Continuò a svolazzare in giro.
<< Perché dovrebbe esserci del...aspetta un attimo...>>
Il ragazzo si bloccò e iniziò a ripensare a quando, mesi prima, senza alcun motivo, aveva ritrovato nel formaggio nascosto nei suoi cassetti.
<< Ho buttato tutto il formaggio che ho trovato...>> Sussurrò, non potendo credere neanche lui di star dando una spiegazione del genere ad un essere del genere.
<< Sei sempre il solito! Non sei in grado di apprezzare le vere...>>
<< Sei sempre il solito? Ma chi...cosa sei tu?!>>
Plagg sospirò.
Doveva spiegargli tutto se voleva convincerlo a trasformarsi nuovamente.
Così fece, dopo averlo convinto a calmarsi, prendergli del formaggio e successivamente a sedersi.
Il giovane era stato ad ascoltarlo, per la maggior parte del tempo tenendo un sopracciglio alzato e gli occhi che si assottigliavano in base alla difficoltà di apprendere ciò che stava sentendo.
Ma poi arrivò l'ultima parte del racconto che lo sconvolse.
<< Sono...morto?>>
<< Quasi. Mi ascolti quando parlo?!>>
<< Io sono quasi morto per proteggere Marinette...che era cosa? Ladybug?>>
<< Esattamente.>>
Nella testa del modello iniziò a rimbombare una litania di "non può essere", "non è vero", non può essere vero". O forse sì?
Era per questo che faceva quei strani sogni?
E il formaggio nella sua stanza...
E quella perenne e fastidiosa sensazione di ricordare in maniera sfumata gli ultimi anni.
Non ricordarsi quando si era innamorato di Marinette e rispondere comunque "da sempre".
Quella cosa che fluttuava nella sua stanza...aveva ragione?
Se era così rivoleva tutti i suoi ricordi con la mora, voleva amarla e ricordare lo sguardo che l'aveva fatto diventare totalmente e incondizionatamente suo.
<< Se accetto di trasformarmi... puoi farmi riavere la memoria?>> Chiese titubante e un po' impaurito da ciò che lo avrebbe atteso una volta riacquistati i veri ricordi.
E poi questa cosa come funzionava? Era su un'altra linea temporale o era sempre stato lui?
La sua ragazza era una supereroina e insieme salvavano Parigi, senza conoscere le vere identità l'una dell'altro.
Saperlo li aveva portati alla morte. Lo aveva portato alla morte.
La sua principessa...
<< Basta provare. Insieme riprenderemo la tua memoria, sconfiggeremo Papillon e dimostreremo a tutti che...>>
<< Plagg, trasformami!>>

Cosa stava succedendo? Perché le sue emozioni negative si intensificavano?
Qualcosa stava interferendo con la sua trasformazione.
Cos'era questo malessere?
E questa inquietudine?
Questo senso di sfiducia nei suoi amici...
Plagg non riusciva a spiegarsi perché stava avendo così tanti problemi nel trasformare il ragazzo e perché stava provando tutte queste emozioni che si era ripromesso di mettere da parte, una volta convinto Adrien.
Doveva tornare indietro.
Non poteva rischiare di più.
Ma ormai era troppo tardi, stava venendo completamente assorbito da questa sfera di negatività.
Adrien si era perso, vedeva una luce in lontananza ma stava venendo sempre più inghiottito dal buio più oscuro.
Cosa gli stava accadendo?
La sua coscienza si assopiva.
Quelli erano...i suoi ricordi?
Come dei grandi schermi luminosi che proiettavano spezzoni della sua vita, le immagini gli passavano velocemente davanti mentre si sentiva cadere nel baratto. Riconobbe qualche istante del suo vissuto, ma c'era sempre qualcosa di diverso.
Ad esempio, sotto la pioggia, aveva dato l'ombrello nero alla ragazza, ma non aveva deciso di camminare con lei.
Ancora, la festa sulla barca, Marinette ballava con Luca.
Di nuovo loro due, ma con dei strani costumi da supereroi, su un tetto pieno di candele e rose, lei che va via lasciandolo devastato.
Un altro ricordo, nella stanza della ragazza, lei gli curava una ferita sulla tempia, lui era ancora con una strana tuta nera.
L'ultimo ricordo fu il peggiore, lo costrinse a lasciarsi andare senza più provare a combattere: lui steso a terra, con la testa sulle sue ginocchia, lei disperata piangeva a singhiozzi. Era forse quando stava per morire?
Rinuncio.
La sentì nel petto quella parola.
Poi tutto completamente nero.

La Dea Bendata: Il Gatto Nero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora