La vipera ed il gatto

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Passarono altre settimane, giorni in cui Adrien si era sempre più abituato al suo aspetto, camminare come un normale essere umano non era più così difficile, anche se preferiva le movenze del gatto, da notti si sforzava anche di parlare o far uscire anche solo una frase di senso compiuto, si impegnava per lei, perché magari, vedendolo più umano, avrebbe avuto meno paura e magari se fosse riuscito a parlare si sarebbe fatto capire ed aiutare.
Non era andato più a trovarla, non avrebbe retto ancora quello sguardo impaurito ne, come l'ultima volta, vederla da lontano mentre si lasciava stringere dalle braccia di un altro ragazzo. Luka.
La gelosia lo aveva portato a distruggere qualsiasi cosa avesse trovato sul suo cammino, al rientro. Secchi, lampioni, cartelloni pubblicitari, alberi, aiuole, macchine. Ogni cosa.
Lei non poteva essersi già dimenticata di lui.
Il cuore doleva nel petto come se qualcuno stesse provando a strapparglielo via a mani nude, ogni volta che rivedeva quella scena. La gelosia era un sentimento troppo forte da poter controllare ora come ora e perdere il controllo non era un opzione valida se voleva riacquistare la sua umanità,  ma sforzasi di non pensarci era altrettanto complesso.
I suoi malinconici pensieri furono interrotti da dei rumori proveniente dall'interno del casale abbandonato.
Topi?
No, li aveva cacciati tutti.
Scese quatto e accucciato per mimetizzarsi con il buio della notte, scivolò all'interno con passo felpato, guardandosi intorno grazie alle sue pupille ormai sviluppate per quel tipo di ambiente. Nascosto dietro il tavolo, schivando con agilità le sedie rivoltate, assottigliò lo sguardo nel scorgere una figura snella, vestita con colori accesi, visibilissimi al buio anche se non fosse stato un gatto.
La figura si muoveva con sospetto e circospezione, sembrava cercare qualcosa, ma temere di trovarla.
Con colori così appariscenti come poteva sperare di passare inosservati agli occhi di un predatore nato?
Chat noir alzò un sopracciglio mentre studiava incuriosito quello strano essere che si muoveva con cautela.
Stavano giocando ad uno strano girotondo, con il gatto nero che si nascondeva tra le rovine alle spalle del nuovo arrivato, che si sentiva osservato ma ogni volta che si girava non trovava mai nessuno.
<< So che sei qui, fatti vedere.>> disse l'estraneo.
Chat aggrottò le sopracciglia a quella frase.
Stava cercando lui?
Si mise ancora di più sulla difensiva, la curiosità aveva lasciato il posto al sospetto.
Qualcosa gli diceva che non doveva fidarsi, ma dal tono e dalle parole usate non sembrava in realtà una minaccia.
Sentì la sagoma sospirare e mettersi schiena dritta, braccia aperte, come ad arrendersi, come se volesse farsi fare tana.
<< Voglio solo parlarti. Sono qui per aiutarti.>>
Lui? Come avrebbe potuto aiutarlo?
Anche lui sembrava stretto in un costume come fosse una seconda pelle, con la maschera in volto e le fattezze di un animale.
<< In verità sono qui per Marinette.>>
A quel nome le orecchie del gatto si rizzarono sull'attenti.
Che c'entrava lui con la sua Marì?
Chi era?
<< Se me ne vado ora, senza averti parlato, avrai solo perso tempo prezioso per stare con lei. Anzi, lo avremmo perso entrambi.>>
Se avesse avuto i peli sicuramente gli si sarebbero rizzati a quella frase così sfacciata.
Chi si credeva di essere?
Passava tanto tempo con la sua ragazza?
Non aveva senso continuare a farsi delle domande a cui da solo non avrebbe saputo rispondere, quindi saltò agilmente la poltrona, o ciò che ne rimaneva, per atterrare dinnanzi a colui che lo aveva provocato, scoprì, di proposito.
Non appena messosi sotto i raggi della luna che penetravano per via del tetto rotto, vide infatti un ghigno soddisfatto sul viso dell'ospite indesiderato. Era caduto nella sua trappola.
<< Vedo che non sei cambiato proprio in tutto allora, la gelosia ancora ti fa fare cose avventate.>> constatò divertito il ragazzo vestito di verde acqua.
Al ragazzo ricordò un serpente e nel rendersene conto gli soffiò contro.
Chi era? Si conoscevano?
Perché parlava di lui come fosse un conoscente?
Un'altra cosa Adrien ignorava, in quella stanza non era l'unico ad aver riacquistato la memoria grazie al miraculous.
Infatti, in quello stesso giorno, Sass aveva informato Luka di ciò che era realmente accaduto al biondo e che riportarlo indietro con l'aiuto del proprio potere non sarebbe stato semplice, anzi, era molto rischioso tornare indietro e cancellargli nuovamente dei ricordi che aveva riavuto ad un prezzo già molto alto. Il potere di Luka non sarebbe bastato, Sass non era sicuro di riuscirci.
<< Grazie al tuo temperamento sono riuscito a trovarti, seguendo la distruzione che ti sei lasciato alle spalle. Dovresti essere più discreto, ma infondo, quando si tratta di lei, non lo sei mai stato.>> sorrise nuovamente, scuotendo la testa e facendo un passo cauto verso l'altro, che non riusciva a togliersi dal viso la perplessità che ogni parola ascoltata gli procurava.
C'era qualcosa di più sotto ogni frecciatina, lo percepiva, ma non capiva se fosse solo una sua personale reazione dovuta ai ricordi che aveva o se effettivamente voleva dire di più.
Luka ricordava benissimo, ora, quell'ultima battaglia fatta per amore, in cui le parole avevano fatto talmente tanto male che alla fine le aveva usate per ferire egli stesso chi gliele aveva usate contro, portandolo ad una quasi morte, ma alla rinuncia della vita come la conoscevano.
Vide il volto di Adrien e decise di parlare chiaro.
<< Ricordo i giorni in cui lei era con me, ricordo la tua insistenza nel portarmela via, sempre.>>
Adrien strinse i pugni sentendo l'ammissione del ragazzo difronte a lui.
E così ricordava anche Luka cosa fosse accaduto prima di questa farsa. Perché si, ora sapeva si trattasse di Luka, non poteva che essere lui.
<< Lei. Non. È. Mai...stata...tua.>> si sforzò a parlare.
<< Forse hai ragione, ma potrebbe esserlo.>> alzò le spalle.
Sapeva cosa stava facendo, sapeva benissimo che farlo infuriare era il modo migliore per scatenare la reazione che lo avrebbe portato a tornare da Marinette. Doveva solo colpirlo nei punti vivi. E lei lo era, lo era tantissimo.
<<No.>> soffió come solo un gatto adirato sa fare.
<< Probabilmente, se tu decidessi di non tornare, lei alla fine sceglierebbe me.>> constatò il ragazzo più grande.
Chat noir provò a parlare, a tirar fuori qualcosa, ma non gli riuscì. Aveva perso il controllo, ormai quel non so che di animalesco in lui ribolliva per uscire e farla pagare a chi lo stava innervosendo tanto.
<< Passo ogni sera da lei.>>
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

La Dea Bendata: Il Gatto Nero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora