Il paradosso del perdono

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<< È per questo...che mi stai aiutando?>> si informò, temendo una bruciante delusione.
Luka alzò le sopracciglia cosciente di come potesse passare adesso agli occhi dell'amico. Effettivamente anche lui avrebbe frainteso in questo modo.
<< No! No, assolutamente. Ho deciso di aiutarti quando ancora non sapevo neanche di essere la causa, Sass me ne ha parlato solo dopo. >>
Ricordava rabbrividendo gli attimi, i minuti, le ore, che erano seguite a quella conversazione.
Ricordava di aver tenuto gli occhi sbarrati fino a diventare rossi e lucidi, ricordava il tremolio della mani, poi delle gambe, ricordava che aveva dovuto smettere di camminare avanti e indietro per la stanza, nella foga di negare a se stesso di credere a quelle parole, si era dovuto sedere, le gambe non lo reggevano più, sembravano voler prendere esempio dal flebile vetro che copriva la verità e che era andato in frantumi in un battere d'ali.
Una volta seduto aveva pianto. Almeno tanto quanto si era sforzato di impedire alle parole di penetrare nella sua mente e diventare reali. Aveva pianto come un bambino.
Lui aveva ucciso una persona.
Lui aveva ucciso Adrien.
<< Non è colpa tua.>> la voce risoluta di Adrien interruppe il flusso negativo dei suoi pensieri e senza pensarci voltò la testa verso di lui, sorpreso di quelle parole.
Chissà perché si aspettava il contrario. Forse era solo quello che voleva sentirsi dire da lui. Se lui gli avesse dato la colpa si sarebbe messo l'anima in pace. Paradossalmente.
<< O almeno io penso che non lo sia...qualcuno potrà pensare il contrario ma...tu non dargli retta.>> lo sorprese di nuovo.
<< Non posso obbligarti a...non sentirti in colpa...>> si sforzò di parlare ancora, di trovare le frasi, come un bambino delle elementari, ma doveva riuscirci, doveva dirglielo. << posso solo...dire...dirti...dirti quello che...penso...pro...provo io.>>
<< Ma sono stato davvero io.>> abbassò la testa.
<< Ma non eri in te. Non eri tu. Non lo avre...avresti fatto mai.>> lo corresse.
<<Come fai ad essere sicuro che non succederà ancora?>>
<< Guardati. Passi le nottate con me, perdi tempo ad aiutarmi quando la ragazza che amiamo...potrebbe essere tutta per te.>> non seppe se lo sforzo fosse per parlare o per le parole dette.
Luka sospirò, pronto a lasciar da parte quella conversazione. Non sapeva come rispondere a tutta la comprensione che Adrien gli stava dimostrando.
Aveva sempre pensato fosse un bravo ragazzo dal cuore grande, talmente tanto da essere stato confuso per molto tempo sui sentimenti che provava per Marinette, ma che non appena l'aveva capiti non ci aveva pensato un secondo a buttarcisi a capofitto. Non come lui.
Il suo era stato un colpo di fulmine, si era subito interessato alla melodia disordinata che proveniva dalla ragazza, ma aveva atteso, forse troppo.
<< Caspita è stato strano vero!?>> chiese il biondo con il tono di voce più alto e rilassato, quasi fosse stato lui a levarsi il peso dalla coscienza.
<< Cosa...>>
<< Come cosa? Tutto. Io e te...qui a parlare...di una cosa che...in teoria non sare...bbe nemmeno accadutao. Accaduta.>> si stiracchiò le braccia prima di portarle dietro la testa e sdraiarsi con il volto rivolto alle stelle e un sorriso genuino.
<< È stato strano anche dire che siamo innamorati della stessa ragazza.>> fece una smorfia schifata, arricciando il naso e facendo ridere di gusto Luka che imitò il suo gesto sdraiandosi anch'esso sulle tegole.
<< Beh...non è strano...ha quegli occhi che...>>
<< Ora non esagerare, è sempre la mia ragazza.>> lo interruppe facendosi serio, ma avendo l'effetto opposto sulla reazione di Luka che tornò a ridere.
Stettero in silenzio per molto tempo, fino a che il biondo non prese coraggio per far uscire un dubbio dalla sua testa.
<< Secondo te stiamo ancora insieme?>> chiese pensieroso.
Luka non seppe che rispondere, non sapeva se l'altro stesse rivolgendo quella domanda a lui o alla luna, tanto sembrava distante e con lo sguardo perso tra le stelle, poi però si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Capì che attendeva una risposta, la sua.
<< In che senso?>>
<< Posso ancora definirla la mia ragazza?>> tornò a guardare il cielo, forse, pensò il ragazzo più grande, ci vedeva il riflesso di lei.
<< Tu cosa senti?>>
<< Le cicale>> si sbrigò a dire ironico.
<< No idiota, nel cuore.>> trattenne la risata, cosa che fece anche Adrien, prima di sospirare.
<< Non lo so, penso di sì, ma sentirei di appartenerle lo stesso dovessero passare cent'anni, quindi non fa testo.>> fece spallucce.
Aveva detto qualcosa di immenso, alle orecchie di Luka, come se stesse parlando della cosa più scontata del mondo.
Erano questi i suoi sentimenti? Talmente veri, talmente potenti, da essere scontatamente volta a questo la sua esistenza? Li aveva accettati, assoluti com'erano, no li aveva prima accolti, se li era studiati bene e poi li aveva accettati. Aveva rivissuto forse entrambe le vite un'infinità di volte prima di accettarli e farli diventare la parte stessa del suo essere.
Forse erano passate anche più di due vite per quei sentimenti.
Dopo averli inglobati nella sua persona, Luka si chiese ancora, avrebbe anche trovato la forza per difenderli?
<< Allora credo che questo basti.>> sussurrò, lasciato senza fiato dal peso di quei pensieri.
Si, forse bastava davvero.
<< Ma come fai a sapere di appartenere ad una persona se non senti il suo calore addosso? Senza la tua pelle che ha il profumo della sua. >>
C'erano altre cose che avrebbe voluto dire, ma sarebbe stato troppo indelicato con la persona che aveva davanti, che quelle cose non poteva saperle.
Voleva che qualcuno rispondesse ai suoi dubbi, voleva sapere come si capisce se una persona vuole appartenerti senza baci, senza il consenso tacito e tremante della pelle coperta da brividi di una carezza, senza l'intimità dello sguardo che non si lascia andare nonostante l'imbarazzo, nonostante il rossore sul viso e l'istinto di nascondersi.
Come si sa di essere amanti se i sorrisi non interrompono più i baci?
Dal canto suo Luka non sapeva come rispondergli, non aveva nemmeno tutta questa esperienza in amore. La ragazza per cui provava qualcosa era legata ad un altro da un destino molto più intrecciato di ciò che sembrava in superficie.
Poteva solo parlare dando voce alle sue teorie, alle sue fantasie, venutesi a creare dopo anni di libri e canzoni. Soprattutto canzoni.
<< Non servono. Tutte quelle cose non servono, Adrien. Anche se non lo ascolti da tempo, il suo cuore batte a ritmo con il tuo ed è questa la cosa più importante per restare legati: la fiducia che sia così.>>
Cosa c'era di più importante della fiducia? L'amore stesso era fiducia.
Aveva ragione Luka. La fiducia di credere che i loro battiti non avevano cambiato la sincronia, era quello l'amore.
Solo la fiducia bastava a sentirsi amanti.
La fiducia che le labbra si sarebbero ancora incontrate, che le loro risa si sarebbero ancora mescolate in un suono limpido e unico, che la loro pelle avrebbe preso presto l'odore dell'altro.
Pensò a quanto fosse bello il suono delle loro risate. Quanto riempiva il cuore rendersi conto che quel suono che si andava a creare era la miscela perfetta di un suono perfetto, unico al mondo, creato da loro e solo per loro.
Nessuno mai le avrebbe ascoltate allo stesso modo, nessuno le avrebbe mai sapute ricreare.
Le risate di due amanti sono solo dei due amanti.
<<Lei mi vede ancora come il suo ragazzo?>> tornò a chiedere, ancora insicuro.
Luka sbuffò ruotando gli occhi, ma sorridendo.
<< Perché non vai a chiederglielo?>>

La Dea Bendata: Il Gatto Nero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora