A costo di morirci con questa stupida tutina attillata.

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Luka schivava ogni attacco con la maestria che era riuscito ad acquisire grazie ai suoi allenamenti. Allenamenti di giorni, settimane anzi, con Sass che ne usciva sempre più sfinito di lui, che avrebbe sempre volentieri continuato per altre ore.
<< Adrien, perché ti sei ridotto così?>> chiese affaticato dall'ennesimo scatto.
Il gatto lo guardò aggrottando gli occhi incattivito.
Essere chiamato per nome aveva avuto uno strano effetto, quasi come non si riconoscesse più.
<< Non capisci.>> si sforzò a dire.
Vedendo l'impegno sul volto del biondo, Luka capì che non gli era facile neppure parlare in quelle condizioni.
Ma per cosa aveva rinunciato alla sua umanità?
Cosa ci poteva essere di più importante?
I ricordi di una vita passata potevano davvero competere e vincere contro ciò che aveva adesso?
Contro di lei aveva fatto vincere il ricordo di lei.
Con una mossa astuta fece in modo di bloccargli le mani dietro la schiena e spingerlo con la faccia contro ciò che rimaneva del tavolo.
<< Non voglio farti del male, sono qui per aiutarti amico.>>
Si infatti è per questo che mi tieni così, dovevo capirlo, che stupido, perdonami.
Pensò con lo stesso tono ironico che avrebbe usato se solo avesse potuto parlare.
<< Se ti lascio, prometti di stare buono ad ascoltarmi?>>
Si chiese per quale motivo ora l'atteggiamento del ragazzo dietro di lui era cambiato. Perché mai era passato dal volerlo far arrabbiare al cercare di tranquillizzarlo.
Era sempre stato un mistero per lui Luka, non riusciva mai a capire i suoi comportamenti, non riusciva a capire come facesse ad essere così felicemente amico suo e di Marinette nonostante provasse qualcosa per lei. E non importava aver riacquistato la memoria, non gli interessava se erano finiti per ammazzarsi pur di essere gli unici, lui ora era qui pronto ad aiutarlo, mentre lui, da stupido gatto, non era riuscito a fare altro che portargli rancore. Forse era per via della sua percezione nei confronti di Luka che aveva colto nelle sue parole ostilità. A ripensarci adesso forse non aveva utilizzato quelle parole per ferirlo, ma solo per avere la sua attenzione, per studiarlo e fargli capire che condividevano gli stessi ricordi.
Perché allora Luka non sembrava aver avuto il suo stesso problema?
Annuì, smettendo anche di dimenarsi per liberarsi.
Luka diminuì gradualmente la presa, fino a che non si fidò a lasciarlo andare del tutto, convinto che non gli si sarebbe rigirato aggredendolo.
Adrien si rimise dritto e sciolse le spalle per far passare anche l'indolenzimento alle braccia.
Luka si fece indietro per lasciargli più spazio e, chiudendo gli occhi, pronunciò le parole per interrompere la trasformazione.
<< Grazie Sass>> disse prendendo in mano l'esserino sfinito e offrendogli da mangiare con un dolce sorriso.
Il ragazzo in nero si voltò stupito di vederlo detrasformarsi. Stava a significare che davvero veniva in pace. Questa realizzazione permise ai suoi sensi di Chat noir di acquietarsi e farlo smettere di stare sulla difensiva. Ora non vedeva più ne un nemico ne un pericolo.
Seguì con lo sguardo i movimenti rilassati di Luka, cercava un posto dove mettersi comodo, dove poter parlare con tranquillità. Lo assecondò seguendolo vicino ad un divano privato dell' imbottitura dei cuscini, ma non si sedette al suo fianco, preferì prendere una sedia, posizionarla davanti all'altro, e mettersi a cavalcioni su di essa, con le braccia incrociate sullo schienale scheggiato.
<< Puoi parlare?>> chiese Luka.
<< Poco.>> rispose. Voleva dirgli che si sforzava, che ci stava provando a riavere indietro ciò che lo rendeva un essere umano, ma che i passi da fare erano ancora tanti.
Il ragazzo senza maschera capì che doveva accontentarsi di poche parole.
<< Ti sei trasformato per riavere quei ricordi, vero?>>
Aspettò di vederlo annuire per continuare.
<< Non ti sei mai chiesto cosa ne pensasse lei?>>
Adrien ci pensò in quel momento. Pensò che effettivamente prima di prendere la decisione gli sarebbe dovuta balenare nella testa la domanda "a lei sarebbe andato bene?". Infondo si parlava anche dei suoi ricordi.
Era stato straziante per lui vedere la sofferenza che albergava negli occhi di lei in quelle memorie ritrovate. Vederla piangere su quel balcone, sotto la pioggia, nella sua stanza dove prima di tutto questo aveva solo ricordi felici di loro due insieme, lo strazio su quella banchina quel maledetto giorno in cui la parola "Rifiuto" aveva segnato la fine di tutto.
Ma c'erano dei ricordi che valeva la pena salvare, ballare sul balcone, giocare ai videogiochi, guardarsi per attimi interminabili, le battaglie, la fiducia che riponevano uno nell'altra nei momenti di pericolo, anche il semplice pugno alla fine di ogni lotta era qualcosa da non lasciare nell'oblio. Marinette per lui era stata qualsiasi cosa, un'amica, una confidente, un'alleata importantissima, la salvezza in una marea di momenti difficili, l'ispirazione al coraggio, l'amore della sua vita, ciò che lo faceva essere una persona migliore, ma anche avventato e sconsiderato. Per lei aveva fatto pazzie e solo grazie a quei ricordi ora sapeva quanto veramente profondo era il sentimento che lo legava a lei. Il loro non era il classico amore adolescenziale che prima o poi sarebbe finito, non era qualcosa che a quell'età avevano tutti, era di più, infinitamente di più, ed era solo grazie a quei ricordi dolorosi se ora sapeva dargli l'importanza che meritava. Non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo, come non avrebbe mai perso lei.
A costo di morirci con questa stupida tutina attillata.
<<Come sta?>> si sforzò di chiedere.
<< Devastata. Non credo di averla mai vista sorridere da quella sera.>> sospirò pensando allo sguardo perso e vuoto della ragazza.
Adrien, dal canto suo, poteva solo immaginare lo stato della sua fidanzata e si sentì morire dentro, per l'ennesima volta.
<< Tu perché ricordi?>> chiese ancora. Quella domanda gli stava martellando la testa da quando aveva capito che Luka ricordava le sue stesse cose.
<< Questo può spiegartelo meglio Sass.>> indicò il kwami verde acqua.
Adrien spostò l'attenzione su di lui aspettando parlasse.
<< Plagg non era in se quando ti ha trasformato, i suoi sentimenti erano molto potenti e negativi, senza contare lo shock che hai subito vedendo la verità di ciò che avevi dovuto affrontare e poi dimenticare. Quando io ho dato i miei poteri a Luka invece è stato diverso.>> fece una pausa per cercare di capire se il portatore del miraculous del gatto nero avesse qualcosa da obiettare.
<< Mi aveva messo al corrente, con calma e dandomi il tempo di assimilare, delle memorie che avrei recuperato. In più...ecco...io non sono quasi morto.>> concluse Luka.
Ora capiva. Lui era stato troppo frettoloso. Come suo solito, non aveva riflettuto, non si era dato il tempo e aveva voluto subito sapere di più. Così però aveva messo anche a rischio il suo amico kwami.
<< Plagg, se riesci a sentirmi, siamo tutti preoccupati per te, ti promettiamo che staremo a sentire le tue ragioni.>> Sass si era avvicinato al petto del ragazzo con la tuta nera e aveva addolcito anche il tono di voce, ma qualcosa in Adrien lo spinse ad indietreggiare e a soffiargli contro.
<< Sei una testa calda!>> gli urlò contro il kwami che svolazzava.
<< Ora devo andare, Adrien, ma non temere, tornerò domani, ti porterò qualcosa da mangiare e proveremo a capire come risolvere questa situazione, chiaro?>> si alzò dal divano sospirando. << Fidati di me.>> gli porse la mano in segno di amicizia e guardò l'altro ricambiare la stretta con fare esitante.

La Dea Bendata: Il Gatto Nero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora