Il Canto delle Sirene

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26 gennaio 16, ore 10:28

Valle Viking


«Ecco, Noctis Labyrinthus: per noi marziani, il Labirinto della Notte.» disse Mia ai suoi colleghi, indicando sullo schermo la fenditura che davanti a loro spaccava in due le pareti rocciose.

Fece salire di quota il piccolo drone quadrirotore che stava effettuando le riprese, in modo da avere una migliore visibilità dall'alto.

«È un nascondiglio perfetto.» spiegò. «Un'intricata ragnatela di canyon e gole che si estende per migliaia di chilometri quadrati. I Fantasmi potrebbero essere ovunque là dentro.»

«E come facciamo a scovarli?» chiese l'agente Forti.

«Perlustreremo l'intero Labirinto con i droni. Ne ho impostato una decina perché sorvolino la zona giorno e notte, e ho chiesto una mano al dipartimento scientifico di Nuova Roma: ci daranno una mano a controllare i filmati, e invieranno altri droni. Dobbiamo solo avere pazienza, e aspettare i rinforzi.»


Nei giorni seguenti, mentre gennaio volgeva alla fine, i droni continuavano senza sosta il loro lavoro.

Alla mezzanotte del 29, ultimo giorno del mese, l'agente Forti osservò con un smorfia l'orologio digitale della sala da pranzo passare da "29 gennaio 16" a "1 gennaio-II 16".

«Non mi abituerò mai al vostro assurdo calendario.» borbottò, rivolto verso Mia che alle sue spalle stava preparando una tisana per entrambi.

«Il nostro anno è lungo quasi il doppio di quello terrestre, quindi ci serve un calendario diverso.» disse lei, passandogli una tazza. «Anche se usiamo comunque gli anni terrestri per indicare l'età, mentre per i compleanni convertiamo la data e celebriamo ogni trecentosessantacinque giorni come voi terrestri.»

I due agenti continuarono a parlare del calendario marziano per qualche minuto.

«Posso farti una domanda personale, Mia?» chiese all'improvviso Forti, e al suo cenno di assenso proseguì: «L'altro giorno, alla stazione: eri completamente paralizzata davanti al fuoco, perché?»

Mia si rabbuiò. «Brutte esperienze.» spiegò. «Quand'ero bambina c'è stato un'incidente a Nuova Roma. Un'autocisterna che stava trasportando idrogeno ha perso il controllo, si è schiantata contro una casa e ha preso fuoco: l'esplosione ha coinvolto metà dell'isolato in cui vivevo, non dimenticherò mai le fiamme, l'odore, il suono delle sirene... » Mia sospirò passandosi una mano fra i capelli biondi. «Non sono più stata a mio agio con il fuoco da quel momento.»


Nei giorni seguenti, Mia decise di approfittare del momento di calma per approfondire la conoscenza dei suoi due colleghi, per quanto possibile: Michael Forti si rivelò infatti estremamente riservato e poco propenso a condividere dettagli della sua vita personale. Al contrario, l'agente Lion non esitò a raccontarle diversi aneddoti sulla propria famiglia: le mostrò alcune foto della moglie e del figlio di cinque anni, Remy, nato poco dopo il loro trasferimento su Marte.

Ascoltandolo, Mia venne colta da una forte malinconia: per lei, il termine "famiglia" comprendeva essenzialmente sua sorella Maya. Il rapporto di entrambe con i genitori era cordiale, ma distaccato: lavoravano entrambi da anni all'acceleratore di particelle di Olimpia, e non mettevano piede a Nuova Roma da molto tempo.

Il lavoro era sempre stato la loro priorità, portandoli a trascurare non poco Mia e Maya, ma era innegabile che il loro amore per la scienza avesse influenzato la vita di entrambe: anche grazie alla loro influenza che Maya aveva scelto di entrare nell'Agenzia Spaziale dell'Alleanza, e Mia nel Dipartimento Scientifico della Sicurezza Planetaria.

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