capitolo uno

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Inutile dire che la notte non chiusi occhio, me ne stavo lì a fissare il soffitto con le lacrime che mi rigavano le guance e la cosa buffa era che non sapevo se stavo bene o male: mio padre era morto e per questo sarai dovute essere triste, ma non lo ero perché sapevo che ora ero al sicuro. Poi però le parole della poliziotta mi cominciarono a rimbombare nella testa, avevo la possibilità che aspettavo da una vita intera davanti, avrei potuto raccontare tutto una volta per tutte e chiudere per sempre questo capitolo, ma sentivo che qualcosa ancora non me lo permetteva. Ed era lui. Ancora lui. Anche da morto aveva trovato il modo per tormentarmi ed è lì, in quel letto che ebbi la consapevolezza che questo incubo non sarebbe mai finito.

La mattina seguente trovai la forza di prepararmi nel pensiero che tra qualche ora avrei potuto riabbracciare mio fratello. La poliziotta venne a svegliarmi e poi mi accompagnò a casa per prendere le mie cose e potermi cambiare. Avrei preferito non dover rientrare più in quel posto anche a costo di lasciare quelle poche cose che avevo lì. Durante la notte la polizia si era data da fare per spostare il corpo e dare una pulita, sembrava come se nulla fosse mai successo, ma purtroppo per me era diverso, non bastava passare un po' di candeggina per togliere l'odore di morto. Appena entrai ecco di nuovo quella sensazione, quella che provavo ogni volta che attraversavo quella porta: prigionia. Andai di corsa in camera mia con l'intenzione di uscire da lì il prima possibile, presi le mie cose e le misi dentro un borsone, mi cambiai con i primi vestiti che trovai e risalì nella volante dello sceriffo che mi avrebbe scortato fino alla mia nuova casa a Hawkins. Se avevo ancora un barlume di speranza allora lo avevo scommesso tutto lì. Una nuova vita.

– – – – – – –

Il sole, la prima cosa che vidi varcato il cartello stradale della piccola cittadina. Durante il tragitto riuscì a dormire un paio di orette e quando riaprì gli occhi subito il sole mi costrinse a chiuderli, non ero abituata a tutta quella luce, passavo le intere giornata costretta in casa, uscivo solo la mattina per la scuola e che io ricordi non ci fui mai un giorno in cui il sole splendeva così, o forse ero solo io che non riuscivo a vederlo.

Ero agitata, ma quell'agitazione che ti viene quando sei felice. Mi succedeva solo quando arrivava quel giorno in cui avevo l'occasione di poter andare a trovare Dustin, l'unico giorno in cui mi era permesso di respirare. Guardai fuori dal finestrino e mi vennero in mente tutte quelle volte che venivo qui e mio fratello organizzava sempre qualcosa di bello da fare: cinema, cacce al tesoro, partite a d&d... ricordo ancora la prima volta che mi ci fece giocare, mi ci volle un sacco per imparare tutte le regole ma alla fine ci riuscì e fu lì che conobbi anche gli altri. Sorrisi. Non capitava da tanto.

<<Eccola! È arrivata!>> sentì urlare appena il veicolo svoltò nel vialetto della casa e vidi il mio fratellino correre verso di me. Non aspettai neanche che l'auto si fermasse del tutto che già aprì la portiera e scesi. Corsi all'impazzata e quando fummo finalmente vicini mi fiondai tra le sue braccia e lo abbracciai come non avevo mai fatto. Una cosa che in pochi sanno è che io adoro gli abbracci, per me sono la dimostrazione di affetto, amicizia e amore più bella che ci sia. Mi fanno sentire al sicuro.

<<Sei cresciuto piccolo Dusty>> sussurrai mentre qualche lacrime inevitabilmente reclamava di uscire.

<<Te invece sei rimasta sempre la stessa>> sorrisi ancora <<mi dispiace per quello che è successo a tuo padre>> ci staccammo e lui mi guardò negli occhi ormai lucidi.

<<Sono contenta di stare qui con te ora>>

<<Con noi vorresti dire!>> riconobbi subito quella voce. Insomma chi si dimenticherebbe mai di Steve Harrington. Risi voltandomi verso di lui e andai ad abbracciarlo. Ormai arrivavo quasi alla sua altezza e guardandolo bene dovetti ammettere che durante questo ultimo anno si era fatto piuttosto bello. Inutile dire che ogni volta che venivo qui lui si autoinvitava a qualsiasi cosa avessimo in programma, insomma penso che ci provasse con me, d'altronde ci toglievamo solo due anni di età.

All I want || Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora