capitolo trentaquattro

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Avevamo sistemato tutte le armi, stilato il piano e i compiti di tutti: Nancy, Steve e Robin dovevano uccidere Vecna mentre Dustin e Eddie avrebbero distratto i pipistrelli con della musica suonata proprio dal ragazzo e onestamente non so quanto avrei dato per esseri lì a vederlo; invece il mio ruolo, insieme a Max, Erica e Lucas era quello di restare nel nostro mondo e attirare Vecna a noi, praticamente un suicidio assistito. Ed effettivamente era proprio questa l'atmosfera che si era creata nel camper mentre ci stavamo dirigendo verso la guerra. Nessuno di noi sapeva come sarebbe finita, se avremmo perso o vinto, se qualcuno non ce l'avrebbe fatta o se per miracolo al ritorno saremmo stati di nuovo tutti insieme. C'era un'aria cupa e i volti di tutti erano tristi, spaventati e preoccupati. Io ero seduta tra Eddie e mio fratello, tenendo la mano al primo ma con lo sguardo rivolto verso il piccolino. Avevo tanta paura anche io.

<<Bene ci siamo, questa è la prima fermata>> disse non molto entusiasta Steve che fermò il veicolo davanti la casa di Victor, la casa dove Vecna attaccava e dove io e Max avremo fatto da esca. Noi quattro che dovevamo scendere ci guardammo e la rossa fu la prima ad alzarsi, seguita poi da Lucas, Erica e infine me che ero rimasta in piedi al margine della porta. Feci per scendere ma poi con uno scatto mi voltai e tornai indietro, andai ad abbracciare il ragazzo alla guida che sorpreso ricambiò solo qualche istante dopo, poi andai da Robin, Nance e da lontano feci cenno a Dustin di venire con me di fuori e così anche lui si alzò.

<<Che succede Nicole?>> non feci finirlo a parlare che gli piombai addosso abbracciandolo più forte che potevo, perché onestamente non sapevo se quella sarebbe stata l'ultima.

<<Andrà tutto bene sorellona>>

<<Allora si farà>>

<<Cosa?>>

<<Sai stavo pensando alla cena con mamma che abbiamo dovuto rimandare, quando sarà tutto finito potremo riorganizzarla, magari potremo invitare anche Eddie>>

<<Sarebbe davvero bello>> sorrise come non mai, sapevo gli sarebbe piaciuta come idea.

<<Me lo prometti?>>

<<Si>>

<<Ti voglio bene>>

<<Anch'io, tanto>>

<<Quando rientri puoi chiamarmi Eddie, devo parlare anche con lui>> un ultimo sorriso e poi ci salutammo.

<<Qualcuno voleva parlarmi?>> uscì Eddie facendo lo scemo come al suo solito.

<<Oh quindi le è arrivato il mio messaggio>> stavolta fu il contrario, fui io a non finire in tempo la frase che lui si fiondò su di me e io subito ricambiai. In un attimo fu come se tutto sparì, come se fosse una normale giornata di primavera, come se non stessimo per rischiare la vita. Sentì tutto quel peso liberarsi, non solo il mio ma anche il suo, sapevo che aveva molta paura anche lui, ma era proprio questo il bello dei nostri abbracci, non importa chi lo dava a chi, facevano sempre bene a entrambi.

<<Ho paura>> confessai.

<<Ho paura anch'io, ma dobbiamo farlo giusto?>>

<<Si, per tutti noi, così potremo tornare a vivere una vita normale, per quanto normale fosse>>

<<Salare la scuola al tavolo da pic-nic, dormire a casa mia, fare bagni nel lago, cose così?>>

<<Cose così e molto di più, una vita intera>>

<<Una vita intera>> ripete tra sé e sé.

<<Ti amo Eddie>>

<<Ti amo anch'io Nicole>> mi lasciò un bacio sulla guancia e uno sulla fronte.

All I want || Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora